Venti di crisi sull’industria, in Fvg 15 mila lavoratori coinvolti

Raddoppiano, da luglio a novembre, le aziende in difficoltà in Friuli Venezia Giulia, nei vari comparti dell’industria, che passano da 61 a 123, mentre i lavoratori coinvolti salgono da 12 mila a 15 mila nello stesso arco di tempo. Dalla difficoltà alla crisi il passo è breve, e la differenza tra le due definizioni sta nella tipologia di ammortizzatori sociali attivati, che restano - in prevalenza - la cassa integrazione ordinaria, a cui seguono i contratti di solidarietà. Ma ce n’è abbastanza perché il sindacato sollevi il tema, insieme all’urgenza di affrontarlo. Lo fa la Cisl Fvg, che individua nella metalmeccanica il settore in maggiore sofferenza, con 73 aziende in difficoltà, mentre per quel che riguarda il territorio, è la provincia di Pordenone la più esposta, «complice - spiega Cristiano Pizzo, segretario della Cisl Fvg - la crisi Electrolux che si riverbera anche sull’indotto». Electrolux ha infatti attivato i contratti di solidarietà per lo stabilimento di Porcia (e anche per quello di Forlì), che per numero di lavoratori coinvolti fa balzare in alto il dato sui Cds.
Le ragioni delle crisi? «La carenza di commesse è al primo posto nelle motivazioni a cui le aziende hanno fatto riferimento nella richiesta di attivazione della cassa integrazione», spiega Pizzo, ed è il problema alla base di 93 istanze di ricorso agli ammortizzatori. Essendo l’economia regionale molto orientata all’export, è intuibile che sia tra le prime a intercettare le oscillazioni - in questo caso in negativo - dei mercati esteri di riferimento. Germania in primis.
Oltre alla metalmeccanica, segnali di sofferenza anche nel settore del legno-arredo, le cui esportazioni hanno subito, com’è noto, una battuta di attesto; fa ricorso alla cig anche la Zml, e quindi siamo nella siderurgia, che si somma ad altre aziende delle industrie cartarie, chimiche ed elettroniche. La motivazione “crisi di settore” viene indicata da altre 13 aziende. Del totale, 97 imprese hanno optato per l'apertura della Cig ordinaria, 18 hanno attivato i contratti di solidarietà.
Nel panorama «ci sono alcune situazioni che preoccupano molto - rimarca il sindacalista - e rispetto alle quali è necessario un monitoraggio costante e anche un confronto permanente per capire quali azioni di sistema possano essere messe in campo per rafforzare il sistema manifatturiero. Allo stesso tempo - prosegue Pizzo - è indispensabile rafforzare e trovare nuovi schemi contrattuali per dare risposte salariali al lavoratori e per utilizzare i contratti corretti nel sistema degli appalti». La Cisl spinge poi «per alleanze certe e reciproche». Ovvero? «Abbiamo proposto sia alla Regione che alle Confindustrie di iniziare a riflettere su quale sistema industriale immaginiamo da qui a 10 anni. Una volta definito l’obiettivo, noi riteniamo che non solo si possa ma che si debba collaborare per raggiungerlo», spiega Pizzo, consapevoli delle diverse sfide che si devono affrontare, transizioni ecologiche e digitali comprese. «Servono politiche industriali di prospettiva e saranno tanto più vincenti - conclude Pizzo - quanto più sapranno coinvolgere davvero i lavoratori nella vita delle imprese, e nelle scelte strategiche. Non a caso su questo la Cisl intende proporre una legge di iniziativa popolare».
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