La proposta di Confartigianato: «Usare le risorse della cassa Covid per ricollocare chi sarà espulso»

VENEZIA. «Non c'è tempo da perdere». Il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto, invita a intervenire subito per gestire la fase più delicata, quella che scatterà dal 31 marzo, quando ci sarà lo sblocco dei licenziamenti. Ed indica un soluzione: utilizzare l'assegno di disoccupazione (Naspi) per creare da subito percorsi formativi per chi perderà il posto di lavoro.
«Nelle aziende in grave difficoltà e con rapporti di lavoro compromessi e senza futuro si passerà dall'ammortizzatore al licenziamento - spiega Boschetto -. Per questo, vanno dirottate le risorse rivolte agli ammortizzatori dopo il 31 marzo, verso incentivi all'occupazione, anche a termine lungo, per una durata pari all'integrazione salariale».
La proposta di Confartigianato Veneto si concentra su due versanti. I dipendenti lontani dalla pensione vanno accompagnati a strumenti di ricollocazione immediata, grazie a una mappatura dei fabbisogni tra settori. E a strumenti come gli incentivi all'assunzione, al tirocinio, all'apprendistato, alla formazione continua utile alla riqualificazione. Il tutto con qualificate attività di incontro tra domanda e offerta.
Per chi invece è prossimo alla pensione la Naspi può essere utilizzata come percorso di accompagnamento alla pensione. Questo permetterebbe di centrare due obiettivi. Il primo di attutire l'impatto dello sblocco dei licenziamenti e le rigidità delle norme che prevedono che in caso di crisi si licenzi l'ultimo lavoratore assunto, ovvero il più giovane. Il secondo è quello di aprire la possibilità a nuove assunzioni.
Da questo punto di vista sarebbe importante da subito prevedere un allargamento anche alle piccole imprese di strumenti che prevedono incentivi all'esodo a fronte dell'impegno a nuove assunzioni. Il numero degli esuberi nel settore artigiano, se si valuta l'ammortizzatore sociale di categoria Fsba, sembra essere meno disastroso delle attese, ma con differenze settoriali.
Le giornate di sospensione dal lavoro nell'artigianato veneto sono calate dell'86% tra il periodo marzo e aprile (periodo del lockdown) e quello di luglio e settembre, passando da 2,22 milioni giornate pagate (per un importo circa 76 milioni) a 319mila giornate e 10,43 milioni. Si è verificata però una crisi a macchia di leopardo, con aziende che cercano personale qualificato. Come ad esempio il settore dell'edilizia e tutta la filiera collegata, oggi interessata dagli incentivi come il Superbonus 110%.
«Se l'ammortizzatore è stato provvidenziale nella fase acuta della crisi a preservare le professionalità aziendali e il reddito dei lavoratori - spiega Vendemiano Sartor, delegato al Lavoro di Confartigianato Imprese Veneto - ora si impone una scelta di qualità per gestire il complesso passaggio di fine marzo. È necessario garantire ai singoli lavoratori un sostegno al reddito, ma ancora più urgente sarà garantire un reimpiego il più possibile immediato per valorizzare professionalità e competenze e per impedire problematiche gravi di coesione sociale».
L'utilizzo dei fondi Fsba ha visto un forte utilizzo nel settore benessere, in particolare nei mesi di chiusura, per poi rientrare. La metalmeccanica è calata di 10 volte tra la prima (827mila giornate) e la seconda fase (87mila), rivelando una ripresa eccellente in termini di lavoro. La moda invece, pur calando tra marzo e settembre (giornate scese di 4 volte) registra una ripresa delle giornate effettive di sospensione. A settembre il comparto ha utilizzato 60mila giornate avvicinandosi alla richiesta della metalmeccanica. --
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