La crisi di Governo: da Mercatone Uno a Ilva i 160 tavoli in attesa di una soluzione

La crisi di governo mette in allarme migliaia di lavoratori che attendono soluzioni ai 160 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Le vicende più complicate sono Alitalia (che non è tra quelle al tavolo di crisi ma è seguita dal Mise) e quelle dell’ex Ilva e Whirlpool, legate al decreto Imprese

ROMA. La crisi di governo mette in allarme migliaia di lavoratori che attendono soluzioni ai 160 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Agosto era iniziato con una ventata di ottimismo al dicastero di via Veneto, dove il 5 era stato raggiunto l’accordo per la cessione della Honeywell di Atessa a Baomarc ed il 6 è stata trovata l’intesa al tavolo Pernigotti, per la reindustrializzazione del sito di Novi Ligure. Ma le vertenze che ora rischiano di non vedere la luce alla fine del tunnel sono decine.

Le vicende più complicate sono Alitalia (che non è tra quelle al tavolo di crisi ma è seguita dal Mise) e quelle dell’ex Ilva e Whirlpool, legate al decreto Imprese, approvato dal consiglio dei Ministri nella formula ’salvo intese, che doveva essere pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 agosto per poi essere convertito in legge dalle Camere. Nel decreto trovano spazio la questione dell’immunità penale, civile e amministrativa per ArcelorMittal che avrà alcune tutele legali a tempo strettamente vincolate al rispetto del piano ambientale nello stabilimento di Taranto; la proroga della cassa integrazione per la Blutec di Termini Imerese; il sostegno alla riduzione dei costi dell’energia per l’ex Alcoa di Portovesme; disposizioni per l’area di

crisi di Isernia; la stabilizzazione dei precari di Anpal servizi. Poi in Veneto c’è la crisi Stefanel sulla quale è stato nominato a inizio luglio il commissario.

Le due situazioni più critiche, secondo il leader dei metalmeccanici della Cisl, sono quelle dell’ex Ilva e dell’automotive: «ArcelorMittal dice che senza una modifica alla normativa andrà via da Taranto: mi auguro sia solo un allarme per ottenere risultati perchè l’Italia non può proprio permettersi di chiudere l’acciaieria più grande d’Europa». Sarebbe «l’effetto del sovranismo che cede sovranità a Germania, Francia, Turchia». Per Taranto serve «meno emotività e più concretezza nel raggiungimento degli obiettivi ambientali e occupazionali che la crisi di governo rischia di allontanare anche grazie all’anno di gestione del ministro Di Maio, oscillante e inconcludente». Sull’auto, Bentivogli fa notare che siamo nella fase di transizione all’elettrico e il «salto tecnologico epocale necessita di una visione che è invece totalmente assente». «In tutti i Paesi - conclude - l’elettrico è sostenuto da una politica infrastrutturale: in Italia i politici non leggono neppure Quattroruote».

Tanti sono gli appuntamenti che erano già stati fissati per settembre: tra questi l’incontro su Cmc per verificare lo stato di avanzamento del piano concordatario dell’azienda; il tavolo Invatec, per la presentazione dell’investitore identificato per la reindustrializzazione del sito; la riunione su Bekaert di Figline Valdarno per l’individuazione dell’investitore. In attesa di un prossimo incontro anche le vertenze Jabil Italy, dopo la decisione dell’azienda di sospendere la procedura di licenziamento collettivo per i 350 lavoratori del sito di Marcianise; La Perla, dopo la sospensione dei 126 licenziamenti in attesa del nuovo piano industriale; Mercatone Uno, dopo l’incontro di luglio con i fornitori; Azienda Ferrosud, in vista della presentazione del piano industriale; Jsw (ex Aferpi) in attesa del piano industriale, di interventi sui costi energetici e di azioni sull’area di crisi complessa; Sider Alloys (ex Alcoa) in attesa di soluzioni sui costi dell’energia; Candy Hoover per il monitoraggio del processo di rilancio del sito di Brugherio.

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