La crisi delle bollicine, bibite e acqua gassata rischiano lo stop: «Scarseggia la Co2»

Coca Cola, Fonte Margherita e Pejo: «Forniture limitate»

Assobibe (Confindustria): «Situazione mai affrontata»

Nicola Brillo

VERONA. Sul mercato delle materie prime l’anidride carbonica ad uso alimentare comincia a scarseggiare. E le ripercussioni si vedono tra gli scaffali della gdo o nelle consegne a domicilio di acqua gassata. L’associazione dei produttori Assobibe (Confindustria) segnala difficoltà crescenti nel reperire la CO2. Si tratta di un ulteriore effetto dell’aumento dei costi dell’energia, ma non solo. La criticità è scoppiata due mesi fa. Una situazione mai affrontata dal sistema negli ultimi anni.

La Coca-Cola, che a Nogara (Verona) ha la più grande fabbrica in Europa, punta sull’autoproduzione. «Nello stabilimento veronese ci auto-produciamo l’anidride carbonica di cui abbiamo bisogno - spiega Giangiacomo Pierini, Corporate Affairs & Sustainability Director di Coca-Cola HBC Italia -. Questo ci consente di vivere la difficoltà senza problemi. Negli altri stabilimenti del gruppo in Italia, invece, abbiamo bisogno di acquistare la materia prima». Per Coca Cola l’approvvigionamento avviene da fornitori diversi. «Abbiamo delle scorte, siamo dunque in grado di operare nonostante la difficile e costosa reperibilità sul mercato», aggiunge Pierini. La veneziana San Benedetto, prima azienda italiana del beverage analcolico, contattata sull’argomento, non ha risposto.

«Ci sono complessità lungo la filiera, le forniture di bollicine sono state limitate negli ultime due mesi - commenta Denis Moro, l’ad di Fonte Margherita 1845, l’acqua vicentina con tre impianti di imbottigliamento alle pendici delle Piccole Dolomiti (Torrebelvicino e a Valli del Pasubio) -. Noi abbiamo continuato a servire tutti i nostri clienti, per un periodo abbiamo ridotto leggermente il quantitativo che era destinato ad ognuno, condividendo con loro le problematiche. Ora gestiamo con precisione le nostre consegne e speriamo la situazione rientri».

Fonte Margherita, che imbottiglia solo in vetro e cartone, produce 30 milioni di bottiglie all’anno (il gruppo ha raddoppiato la produzione in tre anni). Sono destinate principalmente alla consegna a domicilio a Nordest, Horeca in Italia, e una quota inferiore nella gdo con un marchio dedicato. L’export è al 15%.

Spostandoci in Friuli Venezia Giulia troviamo Goccia di Carnia, che sgorga a 1370 metri di quota ed è imbottigliata a Forni Avoltri (Udine), in località Pierabech.

L’impianto è diviso in tre linee produttive e produce oltre 140 milioni di pezzi l’anno. Il gruppo è proprietario anche della società Acqua Pejo, delle omonime fonti trentine, che sgorga nel Parco nazionale dello Stelvio.

Lo stabilimento è diviso in due linee, con una capacità produttiva di 120 milioni di pezzi all’anno. «Negli scaffali comincia a scarseggiare l’acqua frizzante - aggiunge Samuele Pontisso, amministratore delegato del gruppo Goccia di Carnia - stiamo affrontando un periodo critico e non capiamo quando finirà. Abbiamo avuto dei problemi, in particolare con Pejo, quando ci siamo trovati con la produzione ferma per 2-3 giorni. La fornitura in questo periodo è abbastanza intermittente. Con Goccia di Carnia invece nessun problema».

Intanto le vendite proseguono in crescita per il gruppo. Non solo CO2, il settore sta affrontando anche altre problematiche.

«L’esplosione dei costi energetici, all’origine anche dei problemi di carenza della CO2, rappresenta un serio problema per l’intero settore, così come i prezzi della plastica, plastica riciclata, vetro e alluminio, o del legno per i bancali», conclude Giangiacomo Pierini (Coca-Cola HBC Italia). A gennaio, salvo modifiche scatterà, con la Sugar Tax per tutti i prodotti dolci (anche senza zucchero), con un aggravio fiscale medio del 28% per litro di bevanda, con effetti per l’intera filiera.

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