Carraro Group: «La sostenibilità è cambiata, oggi è una leva strategica»
Dal 2022 il gruppo riceve da Ecovadis il riconoscimento per le performance di sostenibilità, con un rating oggi posizionato all’83° percentile

C’era una volta la sostenibilità come adempimento formale, un esercizio di rendicontazione imposto dal legislatore. In Carraro Group questa è diventata una leva strategica. Lo testimoniano numeri, progetti e una governance riorganizzata per mettere ambiente, persone e territorio al centro del modello industriale. E lo conferma anche chi ne ha guidato la metamorfosi dall’interno.
«Nel 2019 ho assunto la responsabilità del Csr all’interno del board, senza avere, all’epoca, una conoscenza approfondita della materia», racconta Tomaso Carraro, vicepresidente del gruppo. «All’inizio le dinamiche non erano semplici, anche a causa della pandemia: l’azienda era solo parzialmente strutturata su questi temi. Il mio stesso percorso è stato prima di tutto di apprendimento reciproco – mio nei confronti dell’organizzazione, e dell’azienda verso il nuovo approccio alla sostenibilità».
Quel percorso ha portato Carraro a ripensare in profondità il ruolo dell’Esg, uscendo dal perimetro ambientale per abbracciare le sfere sociale e di governance. «Proprio la governance è la leva decisiva: senza il coinvolgimento attivo di azionisti, consiglio di amministrazione e manager, questi percorsi non si radicano davvero».
Una svolta che si riflette nei risultati. Dal 2022 il gruppo riceve da Ecovadis il riconoscimento per le performance di sostenibilità, con un rating oggi posizionato all’83° percentile. «È un buon metro di misura della qualità del nostro profilo di sostenibilità», spiegano dall’azienda.
Sul fronte ambientale, Carraro investe in autoproduzione di energia da fonte solare, con impianti attivati in Italia e India. In patria, la capacità installata raggiunge 1,27 MW (di cui 1,15 MW nel 2024), con altri 800 kW in attesa di autorizzazione. In India, nel solo 2024, sono stati aggiunti 3,2 MW. «Abbiamo insediamenti industriali energivori – spiega Carraro – ma puntiamo su fonti non fossili per aumentare autonomia e resilienza». Anche l’acquisto di elettricità da rinnovabili è ripartito in alcuni siti italiani.
Alla riduzione dell’impatto contribuisce anche il lavoro sul packaging. Nella divisione Ricambi, lo stabilimento di Poggiofiorito (Abruzzo) ha portato avanti un progetto per ridurre il peso ambientale degli imballi. «Con un fatturato in crescita a doppia cifra in questi anni – spiega Carraro – negli ultimi due anni abbiamo ridotto di oltre il 20% i kg di carta smaltita, e del 34% in termini relativi per ogni euro di ricavo».
La sostenibilità sociale passa anche per l’inclusione di genere, trasformando i reparti produttivi in luoghi di lavoro sempre più equi. A Campodarsego, lo stabilimento principale, la presenza femminile in officina è cresciuta del 52% in cinque anni. A livello di gruppo, le donne rappresentavano il 10,5% del personale nel 2017, salite al 12,2% nel 2023. Un percorso che ha imposto anche una revisione dell’ergonomia dei posti di lavoro, della formazione e della cultura interna.
«Un’impresa che viene percepita solo come “un posto che produce pezzi di ferro” non è più attrattiva», avverte Carraro. «Rinunciare al 50% dell’umanità sarebbe una follia. In un Paese come l’Italia, che soffre una crisi demografica, l’aumento del lavoro femminile è cruciale».
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