Valdastico Nord, svelato il nuovo progetto di Fugatti e Stefani per dribblare tutti i veti
Dopo decenni di discussioni e stop, il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti propone di far ripartire la Valdastico Nord con uno sbocco a Trento Sud. Il progetto prevede un protocollo di intesa tra Trentino, Veneto e Stato

L’ultima versione della Valdastico Nord, secondo i piani del presidente della Provincia Autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, dovrà sbucare dalla roccia delle montagne ad Acquaviva, una piccola frazione a sud di Trento, per poi innestarsi sull’A22, l’autostrada del Brennero. Questo Fugatti proporrà, nel vertice al ministero previsto per gennaio, al presidente del Veneto Alberto Stefani e al ministro alle infrastrutture Matteo Salvini, per far ripartire il dossier Valdastico, arenatosi nell’aula del consiglio provinciale di Trento.
Sarà questa l’ennesima ripartenza di un progetto in discussione da sessant’anni senza risultati. L’obiettivo di Fugatti sarà di siglare un nuovo protocollo di intesa tra governo, Veneto e Trentino, con un verbale che preveda appunto il tracciato dell’arteria con sbocco a Trento sud, come ipotizzato tra varie altre possibilità dagli studi di fattibilità elaborati nel 2019 dal concessionario, A4 Holding. Sulla base di questa nuova intesa, Fugatti dovrà presentare un progetto di massima, presumibilmente elaborato dal concessionario, e riaprire da capo tutto l’iter politico e autorizzatorio.
Il piano
E sarà, ancora una volta, un percorso a ostacoli. Di quelli duri. Con mille complessi adempimenti e le presumibili controversie nei tribunali amministrativi. Con la riapertura di un dibattito a livello di opinione pubblica e soprattutto di istituzioni coinvolte: Consiglio delle autonomie, singoli Comuni, commissioni consigliari provinciali e così via. Con l’obiettivo finale di presentare il nuovo tracciato, questa volta definito esattamente nel progetto di massima, al voto del Consiglio provinciale per inserire l’intesa sul progetto nel Piano urbanistico provinciale e quindi poter passare al progetto esecutivo.
L’intesa sul tracciato, con il progetto di massima, dovrà dunque essere inserito con un disegno di legge nel Piano urbanistico provinciale, lo strumento fondamentale del governo del territorio in Trentino, quello che dice cosa si può e non si può fare. Dovrà cioè essere sottoposto al voto del Consiglio provinciale. E questo è il punto davvero critico, come hanno dimostrato le vicende degli ultimi mesi.
Il dossier aperto da Fugatti
Quando Fugatti ha riaperto un dossier che sembrava ormai morto e sepolto, lo ha fatto puntando su una variante precisa della Valdastico Nord, quella che prevedeva lo sbocco sul corridoio del Brennero a Rovereto sud, in modo tale da raccogliere anche il traffico del Trentino meridionale (una soluzione, tra l’altro, progettualmente più complessa). Per farlo ha dovuto proporre una variante al Piano urbanistico, che prevedeva l’estensione del cosiddetto “ambito territoriale” – ovvero il pezzo di territorio in cui un’opera può essere realizzata – alla zona appunto di Rovereto sud. Questa variante, adottata dalla giunta provinciale, ha avuto vita difficile. Non ha ricevuto l’ok delle commissioni provinciali competenti, è stata sonoramente boccata dal Consiglio delle autonomie (quello dei comuni interessati) con 27 voti contrari e due favorevoli.
Due comuni, Trento e Rovereto, hanno perfino presentato ricorso al Tar contro la delibera di adozione: i giudici amministrativi hanno rigettato i ricorsi constatando una “carenza di interesse”. La variante infatti non prevedeva un tracciato vero e proprio, quindi non era possibile valutare l’eventuale danno del progetto. In ogni caso Fugatti ha tirato diritto e la variante, trasformata in un disegno di legge, è stata presentata al voto del Consiglio provinciale. Dove si è arenata. Era l’ottobre del 2024 e bastarono due sedute per capire che non c’era modo di arrivare in fondo. Le opposizioni avevano presentato la bellezza di 1.900 ordini del giorno, tutti con diritto di esposizione. Un ostruzionismo aggressivo, che ha costretto la giunta a sospendere la discussione. Che non è più ripresa. Nei giorni scorsi la conferenza dei capigruppo ha stilato il calendario dell’attività per i prossimi quattro mesi. Ma della variante non c’è traccia.
Valdastico Nord
Un altro stop che è sembrato a molti decisivo. Fino a quando Fugatti ha rilanciato. Lo ha fatto prima in un’assemblea di Confindustria e poi in varie dichiarazioni pubbliche. E lo ha fatto in modo molto assertivo, dichiarando senza ambiguità la volontà politica di portare a dama il progetto Valdastico Nord. Per ora si tratta di dichiarazioni. Dichiarazioni e una proposta di mozione presentata dalla Lega, che “impegna la Giunta provinciale a proseguire con l’impulso di realizzazione del tratto trentino della A31 Valdastico scegliendo l’opzione dell’uscita a Trento Sud".
La parola chiave, oggi, è proprio “Trento sud”. Questo perché la possibilità che il tracciato sbocchi a sud di Trento è già contemplata nel piano urbanistico provinciale, nel cosiddetto “corridoio est”. Non c’è nulla di specifico, tranne il fatto che lì si può fare. E senza approvare una laboriosa variante. Tuttavia, come detto, secondo le norme di attuazione del piano urbanistico anche inserire nel piano un’intesa (quella eventualmente siglata tra Stato, Veneto e Trentino il prossimo gennaio) con un progetto di massima, richiederà un disegno di legge votato in consiglio provinciale. Secondo la Lega le condizioni di voto su un’intesa sarebbero diverse da quelle viste per la variante, con meno strumenti ostruzionistici per le opposizioni.
Le opposizioni
Queste ultime la pensano diversamente: «Io sono confidente – spiega ad esempio Alessio Manica, consigliere del Pd che da anni si occupa del dossier – che avremo a disposizione tutti gli strumenti previsti dal nostro regolamento». Le forze politiche stanno già mettendo la testa sul punto. Quello che è certo è che sarà, ancora una volta, battaglia.
Intanto i fari sono puntati sul vertice al ministero delle infrastrutture, per capire se da quella sede uscirà un nuovo protocollo d’intesa che darà il via alla partita. Ma su tutto questo incombe anche un’altra variabile non indifferente. Quella dei tempi. Non solo perché fra tre anni scadrà (definitivamente) il mandato di Fugatti.
Ma soprattutto perché a fine 2026 scadrà la concessione dell’A4. La concessione era stata prorogata con la condizione che la Valdastico nord sarebbe stata realizzata. Questo, senza responsabilità del concessionario, non è avvenuto. «Cosa succederà – si chiede ad esempio il consigliere del Pd trentino Paolo Zanella – con l’eventuale nuovo concessionario? Si assumerà davvero l’onere di finanziare un’opera simile, i cui costi oggi calcoliamo in 5 miliardi e 12 anni di lavori?». —
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