Treni ad Alta velocità tra Venezia e Trieste: il sogno scivola di altri due anni
Per andare dal capoluogo giuliano alla Serenissima in un’ora e 10 in luogo dell’attuale ora e 40 bisognerà attendere un po’ più del previsto. A metterlo nero su bianco è l’ultima edizione del piano commerciale di Rete ferroviaria italiana

Il sogno di coprire la distanza tra Trieste e Venezia in poco più di un’ora di treno resterà tale ancora per qualche anno. L’investimento che Rfi progetta sulla tratta, uno degli otto (tenendo conto solo dei principali) previsti in Friuli-Venezia Giulia dal piano commerciale del gestore della rete ferroviaria, scivola infatti in là di due anni: anziché iniziare nel 2023 e concludersi nel 2024, prenderà il via nel 2025 e terminerà nel 2026.
Per andare dal capoluogo giuliano alla Serenissima in un’ora e 10 in luogo dell’attuale ora e 40 bisognerà dunque attendere un po’ più del previsto.
A metterlo nero su bianco è l’ultima edizione del piano commerciale di Rete ferroviaria italiana: rilasciato durante l’estate, apporta diverse modifiche alla versione di febbraio 2021, in particolare al timing di esecuzione delle opere.
Tempi più lunghi, legati tra l’altro alla necessità di rispettare la più recente normativa di Asfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali) e costi più alti, figli del momento, del caro energia e materie prime, che quasi certamente renderanno necessario il reperimento di nuove risorse.
La dote finanziaria del piano, va detto, è di quelle corpose. Il gruppo Fs, di cui Rfi fa parte, prevede nel suo piano industriale di investire a livello nazionale 190 miliardi tra il 2022 e il 2031, 3 miliardi in Fvg di cui 2,2 miliardi per interventi infrastrutturali.
Venezia-Trieste
Tra questi, figura l’atteso potenziamento del collegamento tra Trieste e Venezia, che prevede anzitutto l’eliminazione di punti o tratte che condizionano l’attuale velocità così da portarla a un massimo di 200 chilometri orari.
I benefici saranno molteplici. La capacità della linea passerà dagli attuali 7 treni all’ora a 10 treni nei due sensi di marcia.
Diminuirà il tempo di percorrenza: di 10 minuti al termine della prima fase, di ulteriori 20 con la seconda. Non ultimo, dovrebbero ridursi i ritardi grazie agli incrementi di velocità e alla tecnologia più flessibile. Un sogno, specie per i pendolari, che diventerà realtà, con due anni di ritardo rispetto alle previsioni.
Ritardi
Non è l’unico. Quasi tutti gli interventi inseriti nel piano commerciale quinquennale sono infatti oggetto di riprogrammazione da parte di Rfi. Tanto quelli funzionali al traffico passeggeri quanto quelli legati alla circolazione delle merci.
Ci vorranno due anni in più per beneficiare delle opere sul nodo di Udine, inizialmente previste per il 2024 e ora spostate al 2025 (prima fase) e 2026 (completamento), idem per l’intervento sul porto di Trieste e per l’elettrificazione della linea Casarsa-Portogruaro, che dal 2023 scivola al 2025 (in tabella l’elenco completo, ndr).
Nodo di Udine
Non meno atteso, spostando l’obiettivo dai passeggeri alle merci, è l’intervento sul nodo di Udine che prevede tra l’altro la realizzazione di una stazione nell’area industriale di Cargnacco (Abs) eliminando così le interferenze fra il traffico viaggiatori e il traffico merci destinato ai raccordi industriali, l’adeguamento al modulo 750 metri fondamentale per ricevere i convogli più lunghi e ancora il raddoppio della linea di cintura Vat, l’ex Bivio Cividale e Cargnacco. Il nodo, oltre che aumentare la capacità delle linee, favorirà anche l’intermodalità, con importanti risparmi e benefici ambientali.
Porto di Trieste
Il futuro sviluppo del porto giuliano, centrale per l’economia nordestina, punto nodale lungo il corridoio Baltico Adriatico e oggi una volta in più protagonista visti l’allargamento a est dell’Unione europea che il potenziamento del canale di Suez, passerà sempre più dall’intermodalità. Ed è proprio al potenziamento dell’interscambio nave ferro che puntano le opere del programma Rfi a Trieste Campo Marzio, lo scalo ferroviario a servizio del porto che nel 2020 (anno del Covid) ha effettuato circa 10.000 treni, quasi il doppio del 2015.
Una crescita esponenziale che si gioverà, dal 2026 (anziché dal 2024) di 10 nuovi binari, 4 dei quali di lunghi 750 metri, di un nuovo apparato tecnologico e di una revisione del collegamento con l’area portuale. La seconda fase in particolare prevede la realizzazione del nuovo varco 5 per l’accesso diretto al Molo VII.
Lunetta di Gorizia
E’ confermato invece, per il 2024, l’intervento sulla cosiddetta Lunetta di Gorizia, il progetto di collegamento ferroviario diretto da Trieste verso Nova Gorica che risale al 2011 e che prevede, lato Italia, la realizzazione un raccordo diretto tra Sagrado (Monfalcone) e Nova Gorica senza inversioni di marcia a Gorizia Centrale e il ripristino, lato Slovenia, del raccordo un tempo esistente (smantellato dopo il 1945) tra Vrtojba e Prvaina, consentendo così l’itinerario diretto da Gorizia Centrale verso Sežana.
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