Concessioni autostradali, Bruxelles scrive al governo: «Gare aperte per A22 e A4»

Dalla Commissione europea una lettera di messa in mora inviata al ministero degli Esteri. Le norme italiane «non garantiscono sufficienti tutele di trasparenza e parità di trattamento»

Giorgio Barbieri

L’Europa accende un potente faro sul riassetto autostradale italiano. Con una nuova lettera di messa in mora, la terza dal 2019, la Commissione accusa il governo di violare le regole sulla concorrenza e di aver costruito un sistema che lascia «troppa discrezionalità alle amministrazioni pubbliche».

E nel mirino finiscono due partite chiave per il futuro economico del Nord Est: i rinnovi della concessione dell’A22 del Brennero, scaduta ormai da anni e ora oggetto di un travagliato bando di gara, e dell’A4 Brescia-Padova, oggi in gestione ad A4 Holding e in scadenza il 31 dicembre 2026.

La Commissione, in una articolata lettera di 19 pagine, contesta due strumenti chiave del nuovo Codice dei contratti pubblici, ossia la finanza di progetto e il diritto di prelazione. La missiva, arrivata l’8 ottobre al ministero degli Esteri ma indirizzata al Mit di Matteo Salvini, è una vera diffida: Bruxelles contesta che «alcune disposizioni del codice aggiornato continuano a non essere conformi al diritto Ue».

In particolare, scrive la Commissione, le norme italiane «non garantiscono sufficienti tutele di trasparenza, parità di trattamento e non discriminazione», soprattutto quando consentono al promotore di un progetto di esercitare la prelazione in caso di gara. Tradotto: le concessioni devono passare da gare aperte, non da accordi riservati.

Non è un caso che il richiamo europeo arrivi proprio mentre sul tavolo politico e industriale si giocano due partite chiave per il Nord Est. La A22 del Brennero, con investimenti previsti per 9,2 miliardi e una concessione cinquantennale stimata in decine di miliardi, e la A4 Brescia-Padova, una delle arterie più trafficate e redditizie d’Italia, generano infatti utili e potere che fanno gola a tanti, in primis alla Regione Veneto che, attraverso Cav, sogna di realizzare una holding del Nord Est dove far confluire le partecipazioni autostradali. «È evidente che l’affidamento in house necessiti di giustificate motivazioni», spiega Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto e assessora alle Infrastrutture, «spetta al ministero delle Infrastrutture fare le verifiche necessarie e individuare le motivazioni economiche».

Per quanto riguarda la A22 l’attuale concessionario Autobrennero, guidato da Diego Cattoni, punta a ottenere il rinnovo tramite finanza di progetto, con un piano d’investimenti da 9,2 miliardi e diritto di prelazione. Sul bando, sospeso già per tre volte, sono al lavoro i grandi operatori del settore.

Tra questi Autostrade per l’Italia (Aspi), che ha presentato anche un ricorso al Tar proprio sul diritto di prelazione, e A4 Holding, controllata da Abertis-Mundys, socia al 4% della stessa Autobrennero. La A22 è un asset d’oro: 200 mila veicoli al giorno, utili costanti e una compagine azionaria a maggioranza pubblica (Regione Trentino Alto Adige, Province di Trento e Bolzano, Verona, Modena e diversi Comuni).

Ma è sul fronte veneto che il dossier rischia di esplodere dato che il riassetto autostradale è già diventato oggetto della campagna elettorale. La lettera della Commissione è ora un potente strumento nelle mani degli operatori, in questo caso l’attuale concessionario A4 Holding, per far valere il principio che la gara è lo strumento chiave per gestire gli affidamenti. Bloccando quindi in partenza il progetto di holding autostradale del Nord Est da tempo nei programmi della Lega nel Veneto, prima di Luca Zaia e ora di Alberto Stefani.

L’Europa dunque chiede regole uguali per tutti. Le Regioni rivendicano autonomia mentre i concessionari difendono investimenti e dividendi. Nel mezzo, due autostrade strategiche per il Nord Est che diventano il banco di prova della credibilità italiana davanti all’Unione europea.

 

Riproduzione riservata © il Nord Est