Sul rigassificatore la sfida è tra i colossi Blackrock e Igneo
I fondi stranieri pronti a rilevare le quote di ExxonMobil. La valutazione delle offerte si concluderà a settembre

Si profila una sfida a due per il controllo del rigassificatore offshore al largo delle coste del Polesine. Restano infatti in corsa, secondo quanto ha riportato ieri il Sole 24 Ore, l'investitore australiano Igneo Infrastructure Partners e quello statunitense Blackrock.
La scelta sul futuro dell'hub di Rovigo, il più importante impianto di importazione di Gnl in Italia (assicura circa il 12% dei consumi nazionali), sta entrando dunque nella sua fase decisiva. Adriatic Lng, società che gestisce l'impianto, è al centro di una riorganizzazione azionaria e ora si profila uno scontro tra i due colossi finanziari internazionali.
Attualmente il capitale sociale è diviso tra ExxonMobil Italiana Gas, che detiene oltre il 70%, Qatar Terminal Company Limited, una divisione di QatarEnergy, con il 22%, e Snam, con il 7,3%.
La scorsa primavera Exxon aveva annunciato l'intenzione di vendere la sua quota di maggioranza nell'impianto, avviando così un processo competitivo per individuare possibili acquirenti. L'advisor Rothschild ha gestito questa complessa operazione, che ha attirato l'attenzione di diversi fondi infrastrutturali e gruppi internazionali nel settore energetico. Nel quadro dell'operazione Snam manterrà una quota di minoranza e avendo il diritto di prelazione sulle quote in vendita, pare sia intenzionata a salire.
I due pretendenti attualmente in corsa sono Igneo Infrastructure Partners, affiliato al gigante degli investimenti australiano First Sentier Investors, e Blackrock, potenza finanziaria statunitense con una divisione dedicata alle infrastrutture. La valutazione finale delle offerte avrebbe concludersi entro il mese di settembre. Il dossier è stato visionato in passato, fra gli altri, anche dall'asset manager tedesco Ikav, dal gruppo di infrastrutture energetiche Vtti, legato al trader di materie prime Vitol e al fondo infrastrutturale australiano Ifm e dal gruppo infrastrutturale americano Stonepeak.
L'impianto rodigino poggia sul fondale marino a una profondità di circa 29 metri e si trova ad una distanza di circa 12 chilometri dalla costa, a Nordest di Porto Viro. Il rigassificatore di Rovigo è considerato un asset strategico per il Paese, soprattutto in un contesto in cui l'Italia cerca alternative alle forniture di gas dalla Russia tramite gasdotti. Si tratta infatti di uno dei principali impianti nel Mediterraneo e dal 2009 ha svolto un ruolo cruciale nell'immissione di circa 85 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto nella rete nazionale italiana. Ha accolto carichi da diversi Paesi fornitori.
Il riassetto azionario può rappresentare un snodo importante nell'evoluzione del settore energetico italiano e influenzare il panorama futuro delle forniture nel Mediterraneo. A maggio scorso la giunta della Regione Veneto ha approvato l'intesa per permettere allo Stato di rilasciare l'autorizzazione all'aumento della capacità massima di rigassificazione del terminale off shore a Porto Levante (Rovigo), da 9 miliardi a 9, 6 miliardi di Smc/anno non costanti. L'aumento della portata di rigassificaz ione comporterà, inoltre, un incremento dei volumi di gnl approvvigionati via nave, con conseguente aumento del numero annuo di navi metaniere che attraccheranno e scaricheranno al terminale, valutato in 5/7 navi l'anno.
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