L’ex ministro Costa: «La quarta corsia in A4 non è sufficiente, bisogna intervenire tra Venezia e Trieste»

«Sulla questione delle autostrade rilevo due livelli di errore. Il primo riguarda la politica che non può lasciare al concessionario il ruolo di attore che spiega cosa si deve fare. E il secondo è che si continua a procedere con ragionamenti monomodali senza pianificazioni di lungo periodo». Ne è convinto il professor Paolo Costa, già ministro ai Lavori pubblici del governo Prodi dal ’96 al ’98, poi sindaco di Venezia e presidente della Commissione Trasporti del Parlamento europeo, per il quale la quarta corsia tra Brescia e il Passante è solamente una piccola parte del problema perché «se non si risolve il disastro a Est di Venezia fino a Trieste l’Italia sarà comunque tagliata fuori anche dalla ricostruzione dell’Ucraina».
L’A4 è un’infrastruttura strategica per i collegamenti con l’Europa e motore di sviluppo, non solo industriale, dell’intero Nordest. Il concessionario A4 Holding ha ora annunciato il progetto di costruire la quarta corsia. È necessaria?
«In linea di massima credo non vada bene che sia il concessionario a dire alla politica cosa si deve fare. Il ministero dovrebbe rispondere “grazie ma stabilisco io le priorità, intanto potresti fare un po’ di più per collegare la Pedemontana all’A4”. Il problema è che, anche comprensibilmente, ognuno guarda al suo particulare senza avere una visione di insieme. Sia Abertis che la Regione mostrano un approccio monomodale, che non contempla alternative, facendo finta che a est di Padova le cose funzionino».
Questo anche perché la concessione della Brescia-Padova è in scadenza e sia A4 Holding che la Regione sono interessate.
«Sul tema la mia posizione è che è sempre meglio andare a gara. Nel 1998 firmai, assieme a Carlo Azeglio Ciampi, la direttiva che prevede che gli investimenti non ammortati dal concessionario cessante gli siano doverosamente rimborsati dal concessionario che subentra a seguito di gara. Basterebbe farla funzionare».

Il concessionario A4 Holding afferma che la tratta Brescia-Padova è destinata all’intasamento anche quando entrerà pienamente in funzione la Pedemontana. È d’accordo?
«Andrei più cauto. Ma il tema è che la Pedemontana arriva con un ritardo di trent’anni perdendo quel ruolo di motore dello sviluppo che avrebbe avuto all’epoca, trasformando questa area del Veneto in una vera e propria area metropolitana. Avrebbe avuto un effetto eccezionale. Alcune piccole imprese sarebbero cresciute, il Veneto si sarebbe modernizzato. Il ritardo nella Pedemontana si aggiunge proprio a quello dell’alta velocità nell’asse Est-Ovest. Questa lentezza non ha consentito di creare un vero polo intermetropolitano in Veneto, con infrastrutture adeguate come il sistema metropolitano di superficie».
Afferma che poco cambierà se non si affronteranno i problemi a Est di Padova. Perché?
«Viviamo come se a Trieste si fermasse tutto. Ma Lubiana sta diventando il vero snodo: sulla direttrice tra la capitale slovena e Milano si gioca il futuro. Per andare da Venezia a Lubiana in auto ci impieghiamo due ore e mezza, in treno oltre sei. In Europa c’è stata una revisione dei grandi assi immaginando la “Solidarity lane” da Mariupol a Rotterdam. Andrà a sostituire la famosa Barcellona Kiev. Non mi sembra che ci sia stato un dibattito politico su una decisione così strategica per il nostro futuro».
Ma il governo continua a ripetere che il Nordest, con i porti di Trieste e Venezia e l’Interporto di Verona, sarà l’hub per la ricostruzione dell’Ucraina.
«Per ritagliarsi un ruolo così importante non è sufficiente fare qualche viaggio a Kyiv, ma è necessario avere infrastrutture di collegamento adeguate di cui però siamo sprovvisti. Il rischio concreto è invece quello di restare tagliati fuori da un mercato da 40 milioni di persone come sarà quello dell’Ucraina».
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza può essere lo strumento per sistemare le criticità dell’Italia e del Nordest?
«Per come si stanno mettendo le cose mi sembra l’ennesima occasione persa». —
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