Il presidente di Autostrade dello Stato: «Pronti a gestire la A4. Spv, strada in salita»
L’analisi di Carlo Vaghi: «Per quanto riguarda la Pedemontana non è ipotizzabile un passaggio in Cav a breve termine»

«Autostrade dello Stato ha completato il primo step rilevando le quote detenute da Anas, compreso il 50% di Cav. Ma ci candidiamo anche a gestire concessioni per autostrade che andranno in scadenza nei prossimi anni». Carlo Vaghi, esperto in economia dei trasporti, è l’uomo che il governo Meloni ha scelto un anno fa per presiedere Autostrade dello Stato, la società interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze e in-house al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il compito di gestire le autostrade statali a pedaggio. Il 15 aprile scorso ha infatti perfezionato l’acquisizione da Anas delle partecipazioni detenute in quattro società autostradali a pedaggio, tra cui il 50% di Concessioni Autostradali Venete dove l’altro 50% è in quota alla Regione Veneto.
Con il bando per la A22 del Brennero e l’imminente scadenza della concessione per l’A4, il Nord Est sarà al centro del prossimo risiko autostradale. Quale ruolo potrà giocare Autostrade dello Stato?
«Certamente da potenziale protagonista. Siamo titolati dalla legge per la concessione di autostrade per i quali il ministero potrà decidere di procedere con l’in-house, uno strumento che garantisce che chi gestisce l’asset sia legato al territorio e, quindi, si presume che non abbia come primo obiettivo la ripartizione dei dividendi ma il perseguimento di programmi di sviluppo e manutenzione a garanzia della sicurezza degli utenti».
Da poche settimane avete anche rilevato le quote detenute da Anas in Cav.
«Non vediamo l’ora di iniziare a lavorare con i nostri soci. Si tratta di un player molto rilevante in termini di innovazione. Basti pensare alle iniziative di Cav in tema di smart road e di sicurezza per il trasporto pesante».
Saprà che il vostro socio, la Regione Veneto, sta studiando da anni la creazione di una holding che riunisca Cav e, un giorno, l’A4 Brescia-Padova e la Pedemontana Veneta.
«Noi ci proponiamo come un attore attivo per l’innovazione autostradale in Italia. Per quanto riguarda l’autostrada A4 la decisione ovviamente spetta al concedente che è il ministero dei Trasporti. Nel caso propenda per l’affidamento in-house ci sono tre società che rispondono ai requisiti richiesti: Autostrade dello Stato, Cav e Autostrade Alto Adriatico. Non conosco nei dettagli la questione che riguarda la Pedemontana e le norme che la regolano ma non credo sia ipotizzabile nel breve termine un passaggio in Cav».
Per quanto riguarda invece il bando per l’A22 la situazione si sta un po’ complicando. A che punto siamo?
«In questo caso non si è potuto fare ricorso all’affidamento in-house per la presenza nel capitale di una piccola partecipazione di soci privati. Il bando per l’autostrada del Brennero segue una norma speciale precedente alla legge 193 (approvata a metà dicembre 2024), prevedendo 9 miliardi di investimento in project finance, con una concessione di 50 anni che è sicuramente un tempo congruo per sviluppare un corridoio autostradale. In questo caso è necessario tutelare gli investimenti anche nei nuovi bandi. La mia opinione è che un valore di subentro troppo basso possa attirare attori non in grado di gestire adeguatamente questi asset. La continuità con la gestione attuale, legata al territorio, è un fattore di garanzia che le decisioni siano in linea con le esigenze della sicurezza della mobilità e dell’autotrasporto».
Un ragionamento che in linea teorica può valere anche per la A4?
«Assolutamente sì. Autostrade dello Stato, insieme alle altre concessionarie in-house, è una candidata naturale per la gestione delle autostrade guidando la rivoluzione del settore che il governo ha iniziato».
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