Le catene più corte dei traffici via mare riportano la crescita nel Mediterraneo

Come pandemia e guerra cambiano i traffici mondiali. Deandreis (Srm): «Occasione da non perdere i 700 milioni del Pnrr». Trieste sesto fra i primi quindici porti europei

Piercarlo Fiumanò
epa10209192 A container ship is unloaded at the Port of Felixstowe, Britain, 27 September 2022. Workers at the Port of Felixstowe are walking out between 27 September and 05 October after the union Unite rejected an imposed pay deal. EPA/NEIL HALL
epa10209192 A container ship is unloaded at the Port of Felixstowe, Britain, 27 September 2022. Workers at the Port of Felixstowe are walking out between 27 September and 05 October after the union Unite rejected an imposed pay deal. EPA/NEIL HALL

E la nave va anche se tira aria di tempesta. Il commercio internazionale via mare a livello mondiale continuerà a crescere anche il prossimo anno al ritmo del 2,3%. Guerra e pandemia stanno però cambiando gli scenari dei traffici ridando centralità al Mediterraneo nella mappa mondiale delle merci. Oltre il 60% delle aziende manifatturiere europee e statunitensi prevede nei prossimi tre anni di far rientrare parte della propria produzione asiatica in Europa e negli Stati Uniti a causa della fragilità evidenziate da molte supply chain globali. Le grandi navi portacontainer invertono intanto la rotta e accelerano la tendenza al rientro a casa delle produzioni manifatturiere come insegnano i casi Ikea e Benetton. Questo lo scenario che emerge dal nono rapporto annuale su Italian Maritime Economy elaborato dal centro studi e ricerca Srm di Intesa San Paolo. Continua a pesare la fiammata dei costi dell’energia e l’impennata del prezzo dei noli. Sarà fondamentale spendere bene i 700 milioni stanziati dal Pnrr per il cold-ironing (l’elettrificazione degli ormeggi nei porti).

Dal dossier emerge l’importanza del valore dell’import-export via mare che vale il 70% e il 90% circa in termini di volume dei traffici mondiali. I trasporti marittimi e la logistica contano circa il 12% del Pil globale. In questo quadro l’Asia, e la Cina in particolare, restano al top sia nel segmento container che nel settore dello shipping in generale. Dei primi 20 porti container mondiali, 8 sono cinesi e altri 5 asiatici. Il peso della politica zero-Covid della Cina ha però determinato la chiusura del porto di Shanghai, che da solo copre il 20-30% del traffico cinese, e ha rallentato e congestionato il traffico marittimo globale dove il canale di Suez resta la porta mondiale delle merci.

Il Mediterraneo è diventato un’area di forte competizione portuale: in particolare Trieste si piazza al sesto posto nella classifica dei primi quindici porti europei per traffico merci. Ciò anche grazie alla scelta di puntare sul traffico ro-ro (in particolare verso la Turchia) e sui traffici intermodali e ferroviari che -rileva il report Srm elaborato dal think thank diretto da Massimo Deandreis- sono sempre più strategici nell’era dei nuovi conflitti e della guerra in Ucraina. Inoltre la pandemia prima e il conflitto poi impongono «una trasformazione radicale nella fruizione dei servizi energetici e dei trasporti». Il segmento energia (petrolio, gas e chimici) oggi copre infatti il 32% del totale movimentato via mare.

Nel Mediterraneo si gioca così la partita del futuro: «Le navi puntano su rotte diverse da quelle del Mar Nero. Pur coprendo solo l'1 per cento dei mari del mondo, il Mediterraneo rappresenta il 20% del traffico marittimo mondiale ed è attraversato dal 27% delle linee di transito container e di qui transita il 30% dei flussi di petrolio e gas nord-sud ed est-ovest (compreso l’oleodotto di Trieste)». Il Canale di Suez, anche durante il conflitto «mostra ancora la sua dinamicità»: mai così elevato il numero di navi transitate nei primi otto mesi del 2022 (15.329 navi, in un aumento del +15,1%) .

Il report di Srm-Intesa affronta poi la questione energetica che diventa rilevante specie in Italia dove i porti, come a Trieste, sono collocati nelle città. In questo senso il Pnrr è un’opportunità da cogliere: in ballo ci sono 700 milioni per il cold ironing per garantire la fornitura di energia elettrica da terra durante le fasi di ormeggio delle navi: ««Da questo rapporto emerge con chiarezza come la pandemia e la guerra - sottolinea il direttore generale di Srm IntesaSanpaolo Massimo Deandreis abbiamo ridato centralità al Mediterraneo, che si sta trasformando da semplice mare di transito a mare dove crescono i commerci e le attività logistiche e dove i porti, a partire da quelli italiani, diventano sempre più importanti, anche nel loro nuovo ruolo di hub energetici».—

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