L’Interporto di Pordenone avanza piano, aspettando la ripresa della Germania

Tra gennaio e giugno di quest’anno sono state movimentate circa 5 mila Uti intermodali. Il presidente Pascolo: stiamo spendendo i primi 23 milioni arrivati da Regione Fvg e Bruxelles

Franco Vergnano

La recessione della Germania, gli sconquassi dell’economia mondiale per i dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump, la guerra in Ucraina, il blocco del Canale di Suez in seguito agli attacchi dei terroristi Houthi e le altre difficoltà della situazione geopolitica ed economica frenano la crescita dell’Interporto di Pordenone.

«Nel 2024 - racconta il presidente Silvano Pascolo – erano state movimentate esattamente 10.960 Uti. Nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo rallentato perché ci siamo fermati a circa 5mila Uti». Quest’ultima è l’Unità di trasporto intermodale (come dicono gli addetti ai lavori): serve cioè a “pesare” la merce spedita tramite il trasporto intermodale. Insomma, per capirci, in sostanza è il “metro” che permette di calcolare in maniera equipollente il tutto, come le Teu sulle navi.

Silvano Pascolo, presidente dell'Interporto di Pordenone
Silvano Pascolo, presidente dell'Interporto di Pordenone

Come sta andando il piano industriale di investimenti da 109 milioni di euro che avete varato? «Per adesso – spiega Pascolo – abbiamo trovato i primi finanziamenti per realizzarlo. Si tratta di oltre 23 milioni che sono arrivati tramite la Regione Friuli Venezia Giulia (con la quale dovremo siglare un accordo di programma consistente) e l’Unione europea. Noi infatti teniamo sempre d’occhio i “tender” per partecipare ai fondi Ue».

Anche qui, però, sembra ci siano rallentamenti perché i lavori possono essere effettuati non per fasi complete come sarebbe logico, ma solo per “fasce orarie”, nel senso che i passaggi operativi dei treni carichi di container hanno ovviamente la priorità e - per ragioni di sicurezza - gli “slot” liberi sui binari risultano solo quelli notturni, quando i traffici merci si fermano.

Attualmente i collegamenti attivi da Pordenone, oltre che con gli scali di Trieste e Genova, sono con Gliwice (in Polonia) e Busto Arsizio (Milano) per proseguire poi nelle direzioni del nord Europa, compreso Duisburg, in Germania, sperando che il mercato tedesco si riprenda.

L’attuale gestore, la svizzera Hupac, quando non riesce a completare i convogli nella nostra regione li fa transitare in Lombardia per caricare altri container prima di inviarli al nord. In tal modo, spiegano gli esperti, non aumentano i costi, ma si allungano i tempi di consegna delle merci in partenza da Pordenone.

C’è poi la questione del bando di gara andato deserto per la gestione dell’intero terminal. La concessione agli svizzeri è infatti in scadenza alla fine di questo mese, ma è stata prorogata fino a dicembre.

Come mai non vi sono pervenute offerte? «Evidentemente – conclude Pascolo – le condizioni previste non sono state ritenute appetibili dagli operatori, nemmeno da Hupac che, in teoria, avrebbe dovuto essere la più interessata. In un momento di grande incertezza non vogliamo legarci le mani per troppi anni. Anche perché con i nuovi investimenti, l’interporto diventerà più efficiente. Per il futuro non abbiamo ancora preso nessuna decisione. È prematuro. Stiamo riflettendo sui termini di un altro eventuale bando che possa riscontrare maggior successo».

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