Brennero, rebus tunnel: «Occorrono collegamenti perché serva davvero»
L’abbattimento del diaframma è una tappa fondamentale nella costruzione dell’infrastruttura, ma da Confindustria e dal mondo degli interporti sale la richiesta di forti investimenti a supporto. Banzato: «Andranno potenziati gli accessi come il Quadrante Europa di Verona»

L’abbattimento dell’ultimo diaframma del cunicolo esplorativo della Galleria di Base del Brennero, festeggiato giovedì scorso, non è stato soltanto un fatto tecnico: rappresenta un passaggio decisivo per l’Italia, l’Austria e l’intera Europa. Ma soprattutto ha acceso le aspettative del Nord Est, un territorio che vede nell’opera una svolta decisiva per la propria economia e per i collegamenti con i mercati internazionali.
Veneto e Friuli Venezia Giulia vivono di manifattura, export e logistica, producendo quasi un quarto delle esportazioni italiane e dipendono fortemente dalla capacità di raggiungere rapidamente Germania, Austria e i Paesi del Nord Europa.
Oggi circa il 70% delle merci viaggia ancora su gomma, con congestioni crescenti lungo l’A22 del Brennero e costi ambientali ormai insostenibili. La nuova galleria ferroviaria, che ridurrà i tempi di percorrenza da Fortezza a Innsbruck sia pel persone che per le merci, promette di cambiare radicalmente questo scenario. Ma perché la promessa diventi realtà, occorrerà completare una serie di opere complementari e soprattutto rafforzare il sistema intermodale.
«Dopo questo traguardo», osserva Alessandro Banzato, presidente di Acciaierie Venete e Advisor Infrastrutture e Logistica di Confindustria Veneto, «devono seguire lavori che non sono affatto di contorno. Parliamo di interventi indispensabili per sfruttare appieno la galleria: allargamenti ferroviari e stradali, potenziamenti nei nodi di accesso come il Quadrante Europa di Verona. È una ricaduta quasi obbligata per un’opera di questa portata».
Per Banzato la sfida riguarda da vicino anche il Veneto centrale. «Il Brennero», spiega, «si inserisce nell’asse scandinavo-mediterraneo, ma senza il completamento dell’Alta velocità tra Vicenza e Padova rischiamo di fermarci a metà strada. Sono convinto che si troveranno le risorse, ma è evidente che collegamenti così complessi in zone densamente abitate richiederanno scelte coraggiose».
Se Verona è la cerniera naturale tra Nord e Sud Europa, Pordenone guarda al Brennero come a un moltiplicatore di opportunità. «Quella del Brennero è un’opera strategica come poche», spiega Sergio Bolzonello, presidente dell’Interporto di Pordenone. «Spostare le merci dalla gomma al ferro è la sfida dei prossimi anni e la logistica sarà determinante per la competitività del Nord Est».
All’Interporto di Pordenone, che dà lavoro a circa mille persone e oggi movimenta 6-7 treni alla settimana, è in corso un intervento chiave: l’allungamento dell’asta di manovra da 350 a 750 metri, per adeguarsi agli standard europei. «È un’opera attesa che renderà più attrattivo il nostro centro intermodale. Purtroppo risentiamo delle turbolenze internazionali. Il Brennero potrà aiutarci a invertire la rotta».
Il filo conduttore dei commenti degli operatori è chiaro: la Galleria di Base non basterà da sola. «L’intermodalità dovrà crescere», ribadisce Banzato, «i nostri centri devono fare rete e squadra. Solo così potremo intercettare i flussi che arriveranno». La stessa convinzione guida Bolzonello: «Con il Brennero passeremo a un’intermodalità all’avanguardia, ma serve uno sforzo comune di investimenti e coordinamento. È la condizione per trasformare un’infrastruttura da record in un vantaggio competitivo reale».
Il 2032, data prevista per il completamento dell’opera, sembra lontano. Ma le scelte da compiere per il Nord Est sono immediate: potenziamento dei nodi logistici, completamento delle tratte ferroviarie interne, investimenti in innovazione e digitalizzazione dei flussi. Senza dimenticare il ruolo dei porti di Venezia, Trieste e Monfalcone, che con la galleria potranno rafforzare ulteriormente il loro peso nei traffici europei.
L’abbattimento del diaframma al Brennero è dunque un traguardo simbolico, che segna però solo l’inizio di un percorso. E il sistema economico del Nord Est è consapevole che il successo non dipenderà solo dalla lunghezza record della galleria, ma dalla capacità degli attori territoriali di coglierne le opportunità, trasformandole in crescita, competitività e sostenibilità.
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