In Friuli Venezia Giulia è flop dell'albergo diffuso

Un mare di denaro, quasi 25 milioni di euro di risorse pubbliche investiti in 16 anni, per un ritorno turistico davvero di basso livello. No, il sistema dell’albergo diffuso – per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto – non ha funzionato negli anni passati e continua a stentare anche oggi. A un punto tale che pure la maggioranza in Regione, per la prima volta, ha ammesso ufficialmente come il sistema così come concepito, non abbia prodotto i risultati sperati e necessiti, quantomeno, di un’operazione di deciso restyling.
È scritto tutto nero su bianco nella bozza di relazione finale presentata da Renzo Liva (Pd) al Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione presieduto da Ilaria Dal Zovo (M5s). Un documento che permette di capire come il muro eretto nei mesi scorsi di fronte a uno strumento difficilmente giustificabile con le cifre sottomano – ed evitando di ricordare pure il corollario del “casi” legati a Enzo Marsilio ed Enio Agnola che hanno arroventato l’estate 2015 del Pd a piazza Oberdan – cominci a mostrare qualche piccola crepa. Nella relazione infatti, dopo aver sottolineato i presunti benefici dell’operazione – dal contrasto alla marginalizzazione di alcune zone della regione, alla lotta allo spopolamento sino alla creazione di un sistema di offerta turistica in montagna più ricco rispetto a 20 anni or sono –, si legge come «i risultati ottenuti in termine di occupazione di posti letto paiono insoddisfacenti in considerazione delle consistenti risorse finanziarie investite».
Basta dare un’occhiata ai numeri, d’altronde, per rendersene conto. Tra finanziamenti attraverso il programma “Docup Obiettivo 2000-2006” e quelli legati al “Por Fesr 2007-2013”, sono stati creati poco meno di 2 mila posti letto – mille 984 per l’esattezza – con una media di appena 113 presenze giornaliere nel periodo compreso tra il 2010 e il 2014. Attenzione, però, perché Liva si ferma a questo punto e, anzi, ritiene «del tutto improprio ed errato un giudizio sulla politica dell’albergo diffuso di tipo liquidatorio e basato sullo stereotipo dello spreco che non trova oggettivi supporti né tecnici né finanziari».
Quindi per l’esponente dem – spalleggiato dalla maggioranza – avanti con il progetto pur «con un graduale disimpegno sul piano degli investimenti immobiliari» e attraverso una «fase di gestione e manutenzione ordinaria del sistema» che deve lavorare più a stretto contatto con PromoTurismo Fvg. Non tutti, però, condividono questa linea. A partire da Valter Santarossa (Ar) che ha curato assieme a Liva la relazione e ha chiesto una maggiore incisività sui punti dolenti del meccanismo. «Ci sono grandi criticità – ha spiegato –. Un posto letto è costato, complessivamente, più di 12 mila euro, dopo 10 anni il proprietario può cambiare la destinazione d’uso dell’albergo diffuso con il rischio, concreto, che qualcuno si sia alla fine costruito un’abitazione privata ma metà dei costi li abbia pagati con denaro pubblico e, oggettivamente, la percentuale di occupazione dei posti letto è troppo bassa per poter essere definita accettabile».
Ancora più duro, poi, è stato il capogruppo di Forza Italia Riccardo Riccardi che ha invitato a distinguere l’aspetto turistico da quello che ha permesso il recupero di una percentuale considerevole di proprietà immobiliari. «Dal punto di vista dell’edilizia – ha commentato – i risultati sono eccellenti, ma se caliamo la realtà dell’albergo diffuso all’interno di una strategia di accoglienza politica non possiamo negare che il sistema sia stato un autentico fallimento». E la differenza, per Riccardi, è essenziale. «I dati ci dicono che nessuno va in questi alberghi – ha concluso – per cui, pur tenendo in considerazione tutte le difficoltà del caso, diciamo senza patemi che bisogna cambiare rotta. Se, invece, mi si viene a dire che le somme stanziate rappresentano contributi per una sorta di piano di riqualificazione immobiliare allora possiamo rifletterci, ma certamente non rappresenta lo scopo con cui si è sviluppato l’albergo diffuso e, soprattutto, non può essere limitato soltanto ai borghi di alcune zone svantaggiate della regione». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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