Vino: un progetto internazionale per valorizzare la nobile Malvasia

La presentazione al Merano Wine Festival: il Mediterraneo come itinerario di territori e culture

Maurizio Cescon

 

Non è un vitigno propriamente autoctono friulano, ma visto che è presente sul Collio, sui Colli orientali e nella Doc Isonzo da secoli, è come se lo fosse. La Malvasia è un’uva bianca nobile, da cui si ricava l’omonimo vino (quasi una bandiera in Istria e Dalmazia) e con esso, spesso, si assemblano i migliori blend friulani. Adesso, su iniziativa della Camera di commercio di Pordenone Udine e dell’ente camerale di Messina, viene lanciato un progetto nazionale e internazionale di valorizzazione, presentato ieri dal palcoscenico del Merano Wine Festival, che si sta svolgendo in questi giorni nella cittadina dell’Alto Adige.

“Malvasia senza Confini”, è il titolo del progetto che trasforma un vitigno millenario in un itinerario del Mediterraneo fatto di territori, culture, prodotti e imprese. Un percorso che attraversa tante regioni italiane e si estende fuori dai confini nazionali. Voluto e promosso dalla Camera di Commercio di Pordenone Udine (capofila) e dalla Camera di Commercio di Messina (partner fondatore) con la collaborazione del Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, il programma mira a coinvolgere le realtà camerali e istituzionali di tutte le zone della Malvasia nazionali ed estere, nasce da una collaborazione inedita che unisce in partenza, con un forte valore simbolico, due aree agli antipodi d’Italia per valorizzare la secolare cultura vitivinicola della Malvasia e farne un racconto condiviso di identità, turismo e sviluppo economico.

Il progetto è stato tenuto a battesimo dai presidenti dei due enti camerali, Giovanni Da Pozzo e Ivo Blandina, dal wine manager Walter Filiputti, ma anche dal presidente e fondatore di Merano Wine Festival Helmuth Köcher e dal presidente di Asset Basilicata Angelo Tortorelli, partner progettuale di "Malvasia".

«L’obiettivo – ha spiegato Da Pozzo a Merano – è valorizzare un patrimonio comune e trasformarlo in opportunità originali e concrete per le imprese e per tutti i territori coinvolti. La Malvasia è il filo che unisce storie e paesaggi diversi, ma legati da una stessa anima nel variegato bacino del Mediterraneo». «La Malvasia è un vino “mitico” – ha aggiunto il presidente messinese Blandina – . Un vitigno antico, dal valore culturale profondo e radicato nell’identità di più luoghi. Luoghi che questa iniziativa intende mettere in rete, promuovendo un’alleanza strategica che, partendo dalla Malvasia, avvii itinerari tematici di valore turistico, generando occasioni di sviluppo».

Come ha illustrato il wine manager Walter Filiputti, la prima fase del piano è dedicata alla mappatura delle Malvasie tra Adriatico, Ionio ed Egeo, un lavoro che disegna una geografia inedita del vino e della cultura mediterranea. Dall’Alto Adige al Piemonte, dall’Emilia alla Toscana, dal Lazio alla Puglia, fino a Calabria, Sicilia e Sardegna, l’itinerario italiano comprende tutte le principali espressioni del vitigno: dalla Malvasia istriana e friulana alla Malvasia di Bosa, da quella di Candia aromatica alla Malvasia delle Lipari, dalla Malvasia lunga del Chianti alla Malvasia nera di Lecce e di Basilicata. L’itinerario prosegue oltre i confini nazionali, includendo la Croazia (con la Malvasia istriana, di Dubrovnik, di Slavonia e Zupska), l’Ucraina (Malvasia di Odessa), la Crimea e la Grecia, dove la Malvasia di Monemvasía, scoperta dai veneziani nel XIII secolo, diede origine al nome stesso del vitigno.

La seconda fase del progetto prevede l’ampliamento del percorso grazie al turismo lento, con itinerari ciclabili e pedonali che collegheranno cantine e luoghi di interesse culturale, insieme a iniziative dedicate alla Dieta Mediterranea e alla Cucina italiana, candidata a patrimonio immateriale Unesco. “Malvasia senza Confini” si propone di creare un itinerario enoturistico internazionale, dove la storia del vino diventa anche racconto di economia, di persone e di paesaggi. Un progetto che costruisce una rete di territori che condividono radici e futuro.

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