Venduta la cantina Ronchi di Manzano, tra i gioielli dei Colli orientali del Friuli
La tenuta di 17 ettari vitati rilevata dall’imprenditore Giuseppe Tobia. I terreni di Rosazzo affittati alla Livio Felluga

Passa di mano un’altra azienda vitivinicola friulana. Dopo i recenti casi de La Viarte (famiglia Riccardo Polegato), Russiz Superiore-Marco Felluga (Tommasi) e Vidussi (Fantinel), tra Collio e Colli orientali, è stata da qualche settimana definita la trattativa per la cessione di Ronchi di Manzano. Si tratta di un vero e proprio gioiellino, una tenuta fondata alla fine degli anni Sessanta dall’imprenditore del triangolo della sedia Bruno Borghese e poi portata avanti fino a oggi dalla figlia e dalle nipoti.
L’acquirente è un imprenditore friulano, Giuseppe Tobia, 74 anni, che ha diverse attività, ma non nell’ambito della viticoltura. Ronchi di Manzano, con cantina e 17 ettari vitati, è stata formalmente ceduta alla società Progetto Finance Snc, che appunto fa capo a Tobia. Altri 18, 20 ettari di vigneti, nella collina dell’abbazia di Rosazzo, sono rimasti alla vecchia proprietà di Ronchi di Manzano e affittati alla Livio Felluga, brand del vino conosciuto a livello internazionale. Il cambio ai vertici è stato comunicato in questi giorni a dipendenti, fornitori, distributori e clienti, mentre l’insediamento vero e proprio della nuova società avverrà gradualmente dopo la vendemmia, che è attualmente in corso.
I venditori che escono del tutto dalla gestione della cantina - assistiti dall’avvocato udinese Massimiliano Campeis - e il compratore vogliono mantenere un basso profilo, almeno in questi primi tempi di transizione. Tobia comunque ha già garantito continuità industriale e ha l’obiettivo di potenziare l’azienda, rilanciare il marchio e le vendite. «Sono un appassionato di enologia - conferma il compratore - fin da bambino ho respirato l’aria dell’azienda agricola, adesso mi è capitata l’occasione e sono riuscito a chiudere l’affare».
Ronchi di Manzano è stata costituita nel 1969, ma le vigne hanno una storia antica di secoli, tanto che gli attuali vigneti di Friulano hanno più di 70 anni, mentre gli altri sono stati piantati all’inizio degli anni Novanta. I conti di Trento, proprietari da generazioni di buona parte di queste terre, avevano particolare predilezione per Ronchi di Manzano, sia per la felice esposizione che per il carattere del terreno. I vigneti erano considerati tra i migliori di tutta la zona ed erano destinati alle varie contee del regno austro-ungarico e richiestissimi dai nobili di Francia e di Savoia.
Di particolare interesse la cantina, una costruzione nata dalla roccia: due piani interrati che si fondono nella terra. Un reparto per la vinificazione, uno per l’imbottigliamento, il magazzino e la barriccheria. A partire dalla vendemmia del 2004, la barricheria storica è stata ampliata con una cantina che gioca tra stili di modernità e tradizione. Costruita per ospitare botti grandi in rovere francese da 54 ettolitri, botti di grande capacità che vengono utilizzate per l’invecchiamento dei vini rossi e per la fermentazione di alcuni vini bianchi.
Negli ultimi anni la produzione di Ronchi di Manzano è stata di 150 mila bottiglie, le vendite avvengono per metà in Italia, nel canale Horeca, e per metà all’estero. La produzione di vini è vasta, comprende i classici Friulano e Ribolla gialla tra gli autoctoni, ma anche Pinot grigio, Chardonnay, Sauvignon per quanto riguarda gli internazionali. Tra i rossi Merlot, Cabernet franc e Cabernet sauvignon, oltre al Refosco dal peduncolo rosso. C’è anche una linea Cru che comprende, tra gli altri, il Rosazzo Docg, il Picolit e il Pignolo.
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