Siap, investimenti per 111 milioni e nuova produzione per Mercedes: il sito di Montereale accelera la crescita
Nel 2025 il fatturato salirà a 130 milioni. Il nuovo stabilimento robotizzato produrrà 600 mila ingranaggi l’anno per Mercedes dal 2028, mentre l’Open Factory mostra alla comunità tecnologie e piani di sviluppo del Gruppo Carraro

Fatturato in crescita, con il 2025 che chiuderà a 130 milioni, e investimenti continui, con ben 111 milioni stanziati negli ultimi otto anni: guarda oltre le difficoltà dei mercati la Siap, centro d’eccellenza del Gruppo Carraro per componentistica di qualità e ingranaggeria a elevata complessità, con 560 addetti, due stabilimenti a Maniago e uno nuovo a Montereale Valcellina. È proprio su quest’ultimo, focalizzato sulla produzione ad alti volumi di ingranaggi per camion, che si stanno concentrando importanti progetti che vedono in campo anche Mercedes.
Il punto è stato fatto ieri nell’Open factory Carraro, che ha aperto le porte dell’azienda al pubblico. «Il capannone di Montereale è stato acquisito nel 2023: la produzione è nuova così come i collaboratori, che sono anche giovani, salvo alcune figure che abbiamo spostato dalle fabbriche di Maniago – ha spiegato il direttore generale di Siap, Paolo De Col –. Abbiamo investito circa 20 milioni di euro in questo sito, tutto robotizzato e in cui le produzioni si dividono in due: ingranaggi per Volvo e quelli per Scania. Nel complesso, produciamo 450 mila pezzi l’anno. La novità riguarda il business con Mercedes: 600 mila pezzi l’anno, con attività che si concentreranno nell’altra parte del nuovo capannone. L’avvio è previsto nel 2028».
Lo stabilimento di Montereale era quello della Kärcher: il Gruppo Carraro, nel Maniaghese, ha acquisito ben cinque capannoni di aziende che hanno chiuso e oggi hanno diverse destinazioni d’uso. Per esempio nell’ex Zanardi si producono assali per veicoli fuoristrada, come l’Ineos Grenadier, in un altro sito si realizzano riduttori dei bulldozer e in un altro ancora verrà avviata l’attività di verniciatura. La fabbrica, invece, del compianto imprenditore Franco Bargagni viene per ora usata come deposito. «Abbiamo investito anche sulle strutture, dando nuova vita a stabilimenti in disuso – ha aggiunto De Col –. Il 2025 chiuderà con 130 milioni di fatturato, risultato positivo nonostante le difficoltà sui mercati, in particolare quello agricolo. L’obiettivo 2026 è continuare a crescere nel mercato dei camion, produzione che si concentra a Montereale Valcellina, e recuperare quote di mercato nel sito di Maniago. Puntiamo inoltre ad aumentare le vendite sul fronte assali».
Massima attenzione pure per quanto riguarda le risorse umane. «Tra i nostri obiettivi figurano crescita occupazionale e stabilizzazione, anche nel 2026, dei precari – ha annunciato –. Condizione necessaria per tagliare questi traguardi è la stabilità di mercati e volumi». Come altre realtà, anche Siap si scontra con le criticità nel reclutamento. «Resta difficile trovare personale – ha concluso De Col –. Le nostre porte sono aperte: abbiamo per esempio assunto un ex panettiere, che abbiamo opportunamente formato e oggi opera su una linea automatizzata».
Nel novero dei piani di sviluppo di Siap c’è l’approdo nel mercato degli Usa. «Un mercato importante per noi, in cui non abbiamo per ora una presenza a livello manifatturiero – ha spiegato il direttore commerciale Luca Cadelli –. Stiamo monitorando la situazione, anche sul fronte dazi, per capire se nel medio termine può esserci la possibilità di dare concretezza allo sbarco negli Stati Uniti, tenuto conto delle difficoltà legate alle tensioni geopolitiche e alla rapidità con cui cambiano gli scenari globali».
La visita negli stabilimenti ha acceso interesse e curiosità dei partecipanti, che hanno toccato con mano le diverse realtà produttive e avuto la possibilità di vedere da vicino come operano robot e macchinari altamente tecnologici. «Ci fa piacere che innanzi tutto le famiglie dei collaboratori abbiano questa opportunità – ha messo in luce Tomaso Carraro, vicepresidente dell’omonimo Gruppo e presidente di Siap –. L’Open factory apre anche le porte alla comunità e questo è un elemento importante perché c’è ancora il mito della fabbrica fumosa, mentre oggi le aziende sono gioielli con tecnologie di alto livello e grande efficienza».
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