Santa Margherita Gruppo vinicolo esce dal biennio della pandemia con risultati record
Il fatturato del passato esercizio si è attestato infatti a 220,4 milioni di Euro, con una crescita del 28,3% sul precedente anno fiscale; ma il dato più rilevante è l’incremento sul 2019 (ovvero ai valori pre-pandemia): +16,3 per cento

VENEZIA. Santa Margherita Gruppo Vinicolo esce dal biennio della pandemia con risultati record, i migliori della sua storia, frutto di un ciclo di investimenti avviato ancora nel 2005 e da allora mai interrotto: oltre 350 milioni di Euro che hanno rivoluzionato il volto e le prospettive del polo vitivinicolo di Fossalta di Portogruaro (VE) fondato nel 1935 dal conte Gaetano Marzotto e oggi arrivato alla quarta generazione. Il fatturato del passato esercizio si è attestato infatti a 220,4 milioni di Euro, con una crescita del 28,3% sul precedente anno fiscale; ma il dato più rilevante è l’incremento sul 2019 (ovvero ai valori pre-pandemia): +16,3%.
Entrambi i valori sono superiori al CAGR (compound annual growth rate, ovvero il tasso annuo di crescita composto) registrato nel decennio 2010-2020 che si era attestato al 9%. Notevole l’EBITDA: ben 79,19 milioni di Euro, pari al 35,9%. A volume la crescita è stata del 13,1% rispetto al 2019, superando la soglia dei 25,8 milioni di bottiglie vendute: ogni giorno, in 96 Paesi del mondo, Italia compresa, vengono stappate più di 70mila bottiglie prodotte da Santa Margherita Gruppo Vinicolo.
Uno strumento cardine che ha contribuito ad alimentare questa crescita resta quello degli investimenti, che nel 2021 sono ammontati complessivamente a 13,2 milioni di Euro, destinati all’acquisizione di cantine e vigneti (da ricordare Pieve Vecchia in Maremma nell’autunno scorso), al capitale umano (l’occupazione è ulteriormente cresciuta sino a 462 unità), alle tecnologie di cantina e al versante dell’ospitalità.
Per il 2022 sono stati stanziati ulteriori 16,2 Milioni di Euro. L’export rappresenta una percentuale sempre più importante per le vendite del Gruppo, oggi superiore al 70% del fatturato globale (pari a 19,04 milioni di bottiglie) - contro il 66,5% che si registrava nel periodo prepandemia - con Stati Uniti, Canada e Australia a guidare la classifica dei 95 mercati esteri che oggi Santa Margherita Gruppo Vinicolo soddisfa.
La crescita è stata robusta nel mercato statunitense che, con un incremento del 30,6% sul 2020, arriva a incidere per il 51,7% dell’intero fatturato di Gruppo, grazie all’ottimo operato della società di importazione diretta Santa Margherita USA basata a Miami. Crescite a doppia cifra sul 2020 si registrano anche in Canada (+11,7%) e nel Regno Unito (+71,8%). Si consolida invece l’Oceania - dove a fronte di una lieve contrazione del mercato australiano raddoppia il peso di quello neozelandese - mentre nel Far East è significativa la crescita in Cina, dove raddoppiano le vendite.
Il quadro complessivo conferma l’impegno alla diversificazione dei mercati grazie all’effetto traino di vini come Prosecco e Pinot Grigio. Fonte di grande soddisfazione è parallelamente il mercato italiano, il secondo per rilevanza dopo gli Stati Uniti con il 29,9% delle vendite totali, che è cresciuto del 29,1% rispetto al 2020.
Interessante notare come la crescita globale del 2021 abbia interessato trasversalmente tutti i brand che compongono il mosaico enologico di Santa Margherita Gruppo Vinicolo, con incrementi a due cifre: Kettmeir (Alto Adige) +49,2%; Torresella (Veneto Orientale) +32,1%; Mesa (Sardegna) +31%; Cà del Bosco (Franciacorta) +30,4%; Cà Maiol (Lugana) +24,2%; Santa Margherita (Conegliano-Valdobbiadene, Alto Adige e Veneto Orientale) +23,3%; Lamole di Lamole (Chianti Classico) +22,3%; Tenuta Sassoregale (Maremma) +19,5%.
«Una crescita tumultuosa ma equilibrata – commenta Gaetano Marzotto, Presidente di Santa Margherita Gruppo Vinicolo – che ha visto l’insieme delle nostre tenute premiate dalla fiducia dei winelover che hanno puntato sulla “certezza” rappresentata dall’offerta di un marchio storico del vino italiano, presente capillarmente in tutti i canali distributivi, e dalla forza intrinseca del nostro Pinot Grigio e del nostro Prosecco. Ma arriviamo a questi risultati grazie allo sforzo iniziato agli inizi del Duemila con il più vasto piano di investimenti realizzato in Italia e negli USA da una cantina italiana, con una scelta precisa riguardo alla sostenibilità ambientale e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Uno sforzo di rinnovamento che ha avuto significativi riflessi anche sull’occupazione».
«La crescita di tutti i brand del Gruppo – aggiunge Beniamino Garofalo, Amministratore Delegato di Santa Margherita Gruppo Vinicolo – conferma la nostra strategia di lungo periodo nel valorizzare i più interessanti territori italiani. Risultati così soddisfacenti non sarebbero stati possibili senza un approccio dinamico, flessibile ma soprattutto multicanale. Se il 2022 è stato poi pensato come l’anno della definitiva ripartenza, ci troviamo purtroppo ad affrontare nuove incertezze che creano non poche preoccupazioni: i forti rincari sulle materie prime, su tutti i materiali secchi e sulla logistica, oltre alla Guerra Ucraina, sono causa di notevoli problematiche gestionali e difficoltà nel ribaltare i forti aumenti sui prezzi dei vini, anche a fronte dei primi segnali di contrazione dei consumi su alcuni canali distributivi. Lo scenario resta pertanto incerto, si fa fatica a fare previsioni sul 2022. Dobbiamo però cercare di essere ottimisti: abbiamo superato la sfida degli ultimi anni, troveremo una soluzione anche ora».
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