Pro-Gest, perdita di 20 milioni, si valuta la cessione di asset

Fabio Poloni

Perdita di 20,4 milioni di euro nei primi nove mesi, contro un utile di 22 milioni nello stesso periodo dello scorso anno. Ricavi in calo di oltre il 36 per cento, scesi a 379,6 milioni di euro fra gennaio e settembre 2023. Indebitamento finanziario netto che cresce a 550 milioni di euro (471 dei quali per obbligazioni emesse, quasi 95 verso le banche) dai 504 dello scorso anno. Sono numeri da scenario molto complesso, quelli nella relazione di bilancio di Pro-Gest relativa ai primi nove mesi del 2023, approvati mercoledì dal consiglio di amministrazione. I fermi produttivi Il gruppo con quartier generale a Ospedaletto di Istrana, leader nella produzione e fornitura di carta, cartoni e prodotti per imballaggio in cartone ondulato, è oggi una galassia di 28 siti produttivi in sette regioni italiane e dà lavoro a circa 1.100 persone.

Dopo un 2022 chiuso con un utile di 11,6 milioni di euro e ricavi delle vendite per 732,5 milioni, i numeri di quest’anno mostrano tutti i nodi che hanno iniziato a emergere già alla fine del 2022. Il gruppo trevigiano ha anche messo in atto delle fermate produttive nel corso degli ultimi mesi sia a causa «di una riduzione degli ordini dovuti al progressivo rallentamento dell’economia nazionale», ma anche «dalla volontà del management di non inseguire a tutti i costi delle quote di mercato con valori aggiunti troppo bassi rispetto alla redditività che ha sempre caratterizzato gli anni precedenti».

Fermi «saltuari e di pochi giorni», secondo i vertici aziendali. Nel 2023 inflazione e domanda interna debole hanno «di fatto concluso un ciclo espansivo portando quindi a una riduzione dei risultati aziendali», si legge nel bilancio. La riduzione consistente dei costi – energia e materie prime – non è bastata a controbilanciare.

Scenario complesso anche dal punto di vista finanziario. L’indebitamento finanziario netto al 30 settembre 2023 ammonta a 550,2 milioni di euro, rispetto a 504,1 milioni al 31 dicembre 2022, con un incremento di 46,1 milioni dovuto «principalmente all’assorbimento del capitale circolante collegato all’andamento dei volumi di vendita dei prodotti finiti, agli investimenti e agli oneri finanziari», si legge nella relazione di bilancio. Nelle scorse settimane, anche Moody’s ha acceso un faro sulla situazione, abbassando il long term corporate family rating (Cfr) a “Caa2” da “Caa1”.

L’agenzia di rating ha anche modificato l’outlook a “negativo” da “stabile”. I motivi del downgrade riguardano principalmente la situazione della liquidità, in particolare alla luce della prossima scadenza (dicembre 2024) del bond senior non garantito da 250 milioni. Moody’s evidenzia che la società ha continuato a consumare liquidità e, a giugno 2023, il saldo di cassa è sceso a 49 milioni, calo significativo rispetto ai 154 milioni in bilancio a fine 2021.

Sotto la lente dell’agenzia è finito anche il rapporto tra interessi e e il risultato prima di interessi e tasse (Ebit), con un tasso di copertura degli interessi stessi quasi pari a zero nel giugno 2023. Anche con una potenziale ripresa degli utili, «non prevediamo che il rapporto migliori di una volta nel prossimo futuro, indicando una struttura di capitale insostenibile, con potenziale di ristrutturazione del debito», ha scritto Moody’s. 

La speranza in casa Pro-Gest, ora, è che i segnali incoraggianti di inversione di tendenza del mercato registrati da novembre e soprattutto da dicembre (domanda in ripartenza e non per stagionalità, volumi di vendita cresciuti di circa il 20 per cento con prospettiva di poter aumentare anche i prezzi) si possano consolidare all’inizio del 2024, dando ossigeno alle casse e permettendo una gestione più tranquilla della situazione debitoria senza la necessità di far ricorso a operazioni straordinarie. —

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