Maeg, torri gru temporanee di 60 metri e chiatte: ecco le nuove regole di costruzione per lo spettacolare ponte in Albania
Il ponte Drini è il più complesso e sarà uno dei più lunghi in Europa per tipologia strutturale. E’ ancora in corso d’opera, ma già si lavora alla costruzione delle attrezzature per posarlo sul lago artificiale originato dalla costruzione della centrale elettrica di Fierza

TREVISO. Commesse del valore complessivo di 40 milioni di euro per un ponte stradale in Albania e quattro ferroviari in Romania che esprimono la sfida ingaggiata in questi mesi da Maeg (Vazzola, Treviso) con le regole classiche delle costruzioni.
Azienda caratterizzata da elevata presenza femminile, dotazioni e competenze digitali e da una governance partecipativa, Maeg in un unico progetto elabora sia i manufatti che le ‘macchine’ per la delicata e complessa operazione di posa.
In Albania, il ponte Drini è il più complesso e sarà uno dei più lunghi in Europa per tipologia strutturale. E’ ancora in corso d’opera, ma già si lavora alla costruzione delle attrezzature per posarlo sul lago artificiale originato dalla costruzione della centrale elettrica di Fierza.
Il luogo, inoltre, richiede particolari attenzioni di inserimento nell’ambiente, vista la vicinanza alla cittadina di Kukes, candidata nel 2000 al Nobel per la pace per l’accoglienza di migliaia di rifugiati durante la guerra del Kosovo.
“Mai abbiamo finora realizzato un intervento del genere”, spiega Alfeo Ortolan, fondatore e con la famiglia unico azionista di Maeg, international player nel settore delle costruzioni in acciaio, “e stiamo infatti costruendo in queste settimane le torri temporanee alte 60 metri e le chiatte previste per questo ponte ad arco, di 4.100 tonnellate di acciaio resistente agli agenti atmosferici, lungo 310 metri con una luce di 270 e una larghezza utile di 23.

Viene interamente costruito disteso a terra. Le due torri-gru lo solleveranno per farlo ruotare fino a portarlo in verticale e calarlo poi sulle due chiatte, anche queste già in corso di costruzione. Una volta messo in piedi, il ponte verrà infatti spinto sulla sponda opposta con i due galleggianti, un lavoro di alta ingegneria anche per la difficoltà del sito stradale in diagonale rispetto all’asse del corso d’acqua. Sono queste le operazioni più delicate e spettacolari di tutto il lavoro, soprattutto quando i 55 metri di altezza dell’arco dal livello dell’impalcato sembrano non finire mai e toccare le nuvole. Ed è per questo che il ponte, le torri-gru e le chiatte nascono da un unico progetto, redatto conoscendo bene i luoghi”.
Altrettanto innovativo il metodo di costruzione e posa dei ponti nella zona di Arad in Romania, 22.250 tonnellate di acciaio complessive. Le numerose anse del fiume Mures impongono ben quattro manufatti in una distanza di appena 25 chilometri su una tratta a due binari del IV corridoio europeo.
Due di questi sono già collocati, gli altri sono verso il traguardo: proprio in questi giorni, infatti, si sta ultimando la sistemazione del terzo ponte, il quarto verrà calato a fine mese. Il metodo di montaggio è del tipo ‘varo di punta’ ovvero lancio.

Ecco come funziona. Le singole campate vengono provvisoriamente collegate in modo da formare un unico impalcato, mentre alla estremità anteriore viene incastrato l’avambecco, una struttura metallica. Così si ottiene su un’area adiacente il fiume da attraversare una travata continua lunga circa 540 metri. Il bello viene poi. L’intera travata viene spinta su apposite slitte per circa 560 metri, come un mastodontico coccodrillo fino ad agganciare l’altra sponda.
“Un po’ gli imprevisti arrecati dalla pandemia e un po’ la complessità delle commesse ci hanno spinto a mettere in campo tutto quello che fin qui abbiamo imparato”, ha detto Alfeo Ortolan, “per rimodulare costruzione, montaggio e posa dei ponti e, soprattutto, il modo di concepire il lavoro all’interno degli stabilimenti e nei cantieri e adattarlo alle nuove urgenze”.
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