Macchine utensili e robot, Nord Est in pole position
A evidenziare il primato è la classifica Ue “DbInformation”. Nuove opportunità si stanno aprendo in due settori: difesa ed energia

I produttori di macchine utensili e robot del Nord Est dimostrano grande resilienza. Lo mette in evidenza la classifica Ue “DbInformation”. Dalla Salvagnini di Sarego (Vicenza), terza assoluta nel ranking nazionale con un fatturato 2024 di 490mila euro e leader nei macchinari per la lavorazione della lamiera, alla Pama di Rovereto (Trento); dalla Gasparini di Mirano alla Stam di Ponzano Veneto in crescita a due cifre, è l’intero Nord Est a dare un contributo significativo al settorepiazzando nove aziende in questo speciale ranking settoriale che raccoglie le prime 75 società italiane di robotica per giro d’affari.
Non per niente nel consiglio direttivo dell’associazione di categoria Ucimu-Sistemi per produrre che rappresenta le aziende, guidata dal lombardo Riccardo Rosa, siedono anche il veneziano Filippo Gasparini (Gasparini di Mirano) e il vicentino Massimo Carboniero (Omera di Chiuppano). I produttori di macchine utensili danno lavoro a 3.310 addetti solo nel Nord Est dove le nove società sviluppano un business di oltre 800 mila euro.
Sono infatti parecchie le aziende che si distinguono come leader produttivi, campioni in nicchie specializzate, in produzioni “custom made” (su misura) o nell’export. Commentando lo scenario della robotica a Nord Est, l’economista Secondo Rolfo dell’Ircres-Cnr sottolinea come nello scorso anno ci siano stati «troppi fattori di grande instabilità che hanno condizionato le scelte delle imprese. Le macchine utensili anticipano il ciclo economico perché quest’ultimo è strettamente dipendente dalle scelte di investimento dei suoi clienti e quindi non può che risentire del grande clima di incertezza. I fatturati del 2024 ne sono quindi stati influenzati con andamenti differenziati e difficilmente spiegabili solo con il posizionamento internazionale o la specializzazione produttiva».

Inoltre il mercato interno è stato rallentato dalla complessità burocratica della transizione 5.0. Solo nella seconda metà dell’anno le semplificazioni e le spiegazioni date dal Mit hanno alleggerito la situazione facendo ripartire gli ordini interni, ma gli effetti si vedranno nelle vendite di quest’anno. «L’industria italiana della robotica – conclude Rolfo - presenta quindi un quadro complesso caratterizzato da un generale ridimensionamento dei mercati e quindi dei dati di produzione e vendita, anche se le previsioni 2025 sono in miglioramento».
Quali le prospettive per il futuro? Un rapporto Pwc sulla robotica gronda di ottimismo sul medio-lungo termine. Gli analisti vedono infatti aprirsi nuove opportunità in due settori particolari: difesa ed energia. Una tendenza che va di concerto con le decisioni prese in queste giorni nei summit internazionali. Del resto chi abbia visitato ultimamente fabbriche di robotica di precisione, ha potuto constatare che si tratta di un fenomeno già in atto poiché si vedono in produzione macchinari destinati appunto al settore difesa e, in particolare, alla produzione di parti importanti dei sommergibili.
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