Macchinari per l’agritech, l’orizzonte africano della trevigiana Metalmont

L’azienda diretta da Iacopo Meghini a dispetto delle dimensioni è entrata in mercati come l’Etiopia e la Costa d’Avorio

Federico Piazza

Mercati esteri sempre più diversificati per la Pmi trevigiana Metalmont, produttrice di macchine per la movimentazione e il primo stoccaggio in magazzini e silos di cereali, semi oleosi, prodotti agricoli sfusi, fertilizzanti, pellet.

Italia ed Europa centro-orientale sono il principale mercato, crescono Africa e Sud Est asiatico, ed entrano nel mirino di espansione Nord e Sud America. L’export conta mediamente il 60 per cento dei ricavi (che nel 2025 raggiungeranno i 6 milioni di euro), mentre le commesse per le quali l’azienda ha in corso delle offerte derivano per l’80% da clienti esteri.

«Abbiamo recentemente firmato un’importante commessa in Indonesia per un impianto di produzione di farina di soia, che è una tipologia di stoccaggio su cui puntiamo molto e che non può essere effettuata nei silos», spiega soddisfatto il direttore generale Iacopo Meghini.

«In Africa siamo attivi in diversi Paesi, grazie anche all’importante supporto di Confindustria Assafrica & Mediterraneo. Partecipiamo inoltre a iniziative di formazione nel campo dello stoccaggio di derrate agricole, che sono molto utili per capire le realtà lavorative locali. I due principali mercati per noi sono la Costa d’Avorio e l’Etiopia, dove proponiamo soprattutto sistemi di trasporto e di immagazzinamento post raccolta di fave di cacao, chicchi di caffè, cereali e legumi vari. Gli investimenti agritech in Africa non mancano – osserva l’imprenditore – da parte sia di grandi gruppi internazionali sia di aziende locali, anche con fondi della Banca Africana di Sviluppo. Certo, i cinesi sono molto più presenti degli europei e degli italiani, e pure i russi e i turchi si stanno espandendo. Ma per i prossimi anni il Piano Mattei, pur nella sua complessità, rappresenta un’opportunità anche per le Pmi italiane, a patto che si realizzino progetti che creano valore per le economie e le popolazioni africane».

A livello ancora esplorativo è invece l’approccio di Metalmont ai mercati statunitense e brasiliano: «L’America Latina è molto interessante per noi, e si aprirà ulteriormente quando sarà siglato l’atteso accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Mercosur. Mentre gli Stati Uniti si stanno penalizzando con i dazi: pochi mesi fa, per esempio, a un’importante fiera di settore a Kansas City ho sentito gli agricoltori locali molto arrabbiati con la politica commerciale dell’amministrazione di Donald Trump a causa del forte incremento del costo dei fertilizzanti importati dal Canada. La nostra posizione verso i potenziali clienti americani è in ogni caso chiara: se vogliono le nostre macchine, sanno che occorre pagare l’extra costo del dazio».

Spartiacque importante nelle strategie di internazionalizzazione dell’azienda di Revine Lago è stato il conflitto russo-ucraino, visto che Ucraina e Russia erano il primo e il terzo Paese di esportazione per Metalmont. L’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha infatti colpito gli investimenti in macchinari agricoli in tutta l’Europa orientale, perché il blocco del porto di Odessa ha causato un notevole aumento dei flussi verso Romania, Ungheria e Polonia dei cereali ucraini prima destinati ad Africa e Medio Oriente.

«Questi mercati sono stati inondati di grano ucraino a basso prezzo – ricorda Meghini – la cui concorrenza ha danneggiato gli agricoltori locali, soprattutto in Romania dove inoltre c’è stata una forte siccità. Così gli investimenti in impianti agritech, in genere molto sostenuti nei Paesi dell’Est dell’Unione Europea, grazie anche ai fondi comunitari, sono stati drasticamente tagliati nel 2023».

Resta comunque forte il focus di Metalmont sull’Ucraina, mentre con la Russia si è fermato tutto. Meghini è appena tornato da un viaggio a Kiev ed è fiducioso: «Gli ucraini già oggi ricostruiscono i silos e i magazzini che i raid russi distruggono per colpire un settore chiave dell’economia del Paese. E in prospettiva post conflitto saranno fatti grandi investimenti per l’ammodernamento agro-meccanico».

 

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