Lo “champagne” alcol free con l’aceto del Collio: Domori lancia Mazzalùa

Rossana Bettini, imprenditrice, giornalista enogastronomica e moglie di Riccardo Illy, con una punta di orgoglio e l’entusiasmo di chi è pronto a stupire il mondo con un nuovo prodotto, presenta Mazzalùa, lo “champagne” alcol free made in Collio, uno dei territori vinicoli più vocati e prestigiosi del Nord Est, ottenuto dall’aceto invecchiato mezzo secolo
Maurizio Cescon

«Ci sono voluti tre anni, due di studio e uno di messa a punto con moltissimi test, ma alla fine siamo arrivati nel momento giusto. E prima dei francesi».

Rossana Bettini, imprenditrice, giornalista enogastronomica e moglie di Riccardo Illy, con una punta di orgoglio e l’entusiasmo di chi è pronto a stupire il mondo con un nuovo prodotto, presenta Mazzalùa, lo “champagne” alcol free made in Collio, uno dei territori vinicoli più vocati e prestigiosi del Nord Est, ottenuto dall’aceto invecchiato mezzo secolo. Lancio e distribuzione delle prime 10 mila bottiglie in commercio sono stati affidati a Domori, uno dei marchi top riuniti nel Polo del gusto creato proprio da Riccardo Illy.

Il debutto - nelle enoteche, nel circuito Horeca e nella grande distribuzione a marchio Esselunga - è previsto per lunedì prossimo ed è atteso con grande curiosità e interesse.

«Venderemo le nostre bollicine in Italia e all’estero - spiega Bettini -, abbiamo stretto già accordi con Slovenia e Croazia, ma puntiamo a Stati Uniti, Paesi asiatici del Pacifico, Emirati arabi. Il nostro è un prodotto studiato per i non bevitori, che però piace anche ai bevitori. Grazie al mosto d’uva e all’agro dell’aceto naturale, si crea una combinazione e una complessità che dà la sensazione dell’acidità, della texture (struttura) e di una dolcezza che aggrada molto, piacevole al palato. È importantissimo berlo ghiacciato, Mazzalùa si sposa bene con le ostriche, le torte salate, i piatti ad alto contenuto di burro e i dolci. Diciamo che fa l’effetto che può dare un buon Moscato. Lo abbiamo assaggiato con il prosciutto crudo di San Daniele ed è ottimo, così come con un tradizionale piatto friulano, il salame con l’aceto».

Le bollicine prive di alcol ideate e concretizzate in un progetto imprenditoriale in questo estremo lembo di Nord Est sono prodotte da un’azienda ad hoc, la Poska di Muggia, che vede come azionisti la stessa imprenditrice Rossana Bettini, il project manager Francesco Razzetti e due fratelli sloveni, Lan ed Ela Kristancic, ultima (e rampante) generazione dei vignaioli sloveni del Brda (la parte del Collio oltre confine) della casa vinicola Movia.

«Francesco Razzetti si definisce un “cacciatore di aceti” - aggiunge Bettini - ed è proprio lui che ha individuato l’acetaia che faceva al caso nostro. Per il nostro spumante alcol free, infatti, abbiamo utilizzato l’aceto più fine, che riposa nelle cantine Movia, sul Collio-Brda, invecchiato di 50 anni. È una garanzia di qualità. Un aceto naturale che nasce per diventare un grande vino e che noi aggiungiamo al mosto d’uva».

Il nome scelto, Mazzalùa, è frutto di accurata ricerca storica. «È l’antico toponimo di Zeglo, la collina, appena oltre il confine italiano, dove è ubicata l’azienda Movia, e lo abbiamo trovato nei vecchi libri del territorio - continua l’imprenditrice triestina - . Siamo stati abbastanza ribelli, siamo andati contro le regole della comunicazione, che non vorrebbero un nome con le “Z” per una bottiglia di spumante. E per la ricetta siamo andati a studiare quello che facevano gli antichi Romani, che degustavano una bibita a base di acqua e aceto come digestivo, cardiotonico e rinfrescante. Bere acqua e un po’ di aceto era un’usanza tipica anche dei nostri nonni, in Istria».

La distribuzione, come accennato, sarà nelle mani di Domori e del Polo del gusto, il prezzo di lancio è tra i 20 e i 24 euro. L’obiettivo è collocare Mazzalùa accanto agli altri brand di eccellenza, tra cui spicca uno Champagne originale, come “Barons de Rothschild”.

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Riceviamo e pubblichiamo da Comité Champagne, l’organismo semi-pubblico istituito per legge nel 1941, che ha il compito di proteggere la denominazione di origine controllata Champagne. Con riferimento all’articolo pubblicato qui pubblicato e appraso il 18 gennaio sulle testate Messaggero Veneto, Il Piccolo, La Nuova di Venezia e Mestre, La Tribuna di Treviso, Il Mattino di Padova e Corriere delle Alpi con il titolo “Lo champagne alcol free con l’aceto del Collio” l’organismo precisa che «lo Champagne è esclusivamente il vino elaborato nell’omonima regione della Champagne. La denominazione Champagne è il frutto di tre secoli di storia e del lavoro di generazioni di Champenois che hanno lottato per affermare in tutto il mondo l’unicità dei loro vini e del loro metodo». “Il n’est Champagne que de la Champagne” ovvero “È Champagne solo quello che proviene dalla Champagne”, è si legge nella nota il motto con il quale il Comité afferma questo principio in ogni sede e in ogni luogo. Grazie a questo impegno, il nome Champagne rappresenta oggi una denominazione di origine ampiamente tutelata contro gli abusi da leggi e da accordi nazionali e internazionali, tra cui la norma (CE) n. 1308/2013 del 17 dicembre 2013 sull’organizzazione comunitaria del mercato del vino.

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