L’industria del mobile in cerca di competitività: «È un anno in altalena»

Assemblea della federazione europea delle imprese: le voci di Snaidero, Galli, Feltrin e Fantoni.  «Le aziende che esprimevano previsioni moderatamente positive le hanno riviste al ribasso»

Maura Delle Case

 

Competitività, equità normativa e un’Europa capace di fare davvero sistema. Sono stati questi i temi al centro dell’assemblea annuale di Efic, la federazione europea delle industrie del mobile, che quest’anno ha scelto l’Italia per ospitare il proprio appuntamento più importante.

Dopo la Germania, i rappresentanti delle principali associazioni nazionali del comparto si sono ritrovati alla Snaidero di Majano, in casa del presidente dell’associazione Edi Snaidero. Oltre 60 partecipanti, in rappresentanza di gran parte dei Paesi Ue – con l’ingresso della Polonia nella federazione annunciato pro, hanno discusso delle sfide attuali e delle priorità del settore, da portare all’attenzione delle istituzioni comunitarie. Tra queste, la necessità di ottenere normative ambientali e commerciali che non penalizzino le imprese europee, soprattutto alla luce delle nuove regolamentazioni su deforestazione e eco-design. «È necessario tornare a focalizzarsi sui fattori di costo e su quegli elementi che ci stanno facendo perdere posizioni sul mercato globale – ha esordito Snaidero –. Negli anni passati l’attenzione si è concentrata su temi come Green Deal e trasformazione digitale, ma si è trascurato il fatto che prima di tutto bisogna essere competitivi». Snaidero ha inoltre evidenziato come il settore, formato principalmente da piccole e medie imprese, non possa sostenere «un carico burocratico eccessivo, perché questo mina la capacità delle nostre imprese di competere efficacemente». «C’è poi bisogno di una competizione equa, soprattutto all’interno del mercato unico europeo: senza regole e controlli rigorosi sulle merci che arrivano dall’estero, le imprese europee si trovano in difficoltà» ha aggiunto.

Il momento per il settore è delicato. Il commercio internazionale del mobile sta rallentando. La ricercatrice di Csil, Alessandra Tracogna, ieri ha previsto una contrazione degli scambi nel 2025, in un contesto di crescenti incertezze e barriere commerciali. Previsione che trova riscontro nei dati Istat (rielaborati da FederlegnoArredo) sull’export del settore che, per l’Italia, tra gennaio e febbraio è calato dello 0,7%, a 2,9 miliardi.

Colpa dell’incertezza per Jacopo Galli, presidente della filiera legno, arredo e casa di Confindustria Alto Adriatico: «In questo momento non si sa bene cosa aspettarsi. Alcune imprese continuano ad andare bene, altre sono in sofferenza. I segnali sono contrastanti».

Per Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, presente ieri a Majano come molti altri esponenti del settore – tra questi Paolo Fantoni, presidente di Assopannelli – il 2025 «sarà un anno in altalena, perché i mercati riflettono l’incertezza globale. Le aziende che all’inizio dell’anno avevano espresso previsioni moderatamente positive a giugno le hanno riviste al ribasso (pur restando in area positiva). In questo scenario, oggi sono chiamate a essere molto prudenti, a cercare mercati alternativi a quello americano, ma non è affatto facile e soprattutto non lo si fa dall’oggi al domani». In questo quadro, Feltrin ha auspicato che «l’Europa faccia davvero l’Europa. Forse, una delle poche cose positive di questa incertezza, potrebbe essere proprio una maggiore unità europea». —

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