Leonardo e Baykar in una joint venture che svilupperà droni per la difesa
I due gruppi al 50% nella nuova società Lba Systems: a Ronchi dei Legionari uno degli impianti pilota dell’alleanza italo-turca. L’ad Cingolani:«Siamo già operativi, il piano è iniziare le consegne nel 2026»

Leonardo accelera nello sviluppo dei droni a uso militare.
A Parigi Le Bourget, dove è in corso la 55° edizione del Salone internazionale dell’aeronautica, è stato firmato l’accordo con i turchi di Baykar Technologies già prefigurato dal memorandum d’intesa sottoscritto a Roma all’inizio di marzo. Leonardo e Baykar saranno azionisti paritetici (50% ciascuno) di una nuova società, Lba Systems, che avrà sede legale e operativa in Italia.
Tra gli stabilimenti di Leonardo coinvolti figura innanzitutto Ronchi dei Legionari, centro di eccellenza per il cosiddetto settore unmanned, vale a dire dei mezzi senza equipaggio; poi Torino per le attività di ingegneria e certificazione; Roma Tiburtina per lo sviluppo delle tecnologie integrate multi-dominio; e Grottaglie per la produzione di materiali compositi avanzati.
In sostanza lo stabilimento in provincia di Gorizia, dove lavorano 340 dipendenti, diventa un avamposto di questa nuova società italo-turca che punta, si legge in una nota diffusa da Leonardo e Baykar dopo la firma, «a cogliere congiuntamente le opportunità presenti sia sul mercato europeo sia su quello internazionale».
Sul piano operativo invece la joint venture nasce per valorizzare «le significative sinergie industriali tra i due gruppi e avrà come ambito di attività la progettazione, sviluppo, produzione e supporto di sistemi aerei a pilotaggio remoto (UAS)».
Francesco Sabatini, head of market and competitive intelligence di Leonardo, sarà l'amministratore delegato di Lba Systems.
«Il più giovane ceo», dice l'amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, che ha anticipato l'indicazione a margine della firma. «Il presidente - dice Cingolani - sarà Haluk Bayraktar. L'organizzazione sarà leggera, snella».
La joint venture prevede di ottenere la certificazione in Italia nel 2026 e di iniziare a consegnare i prodotti sempre il prossimo anno.
«Il piano è di iniziare a consegnare nel 2026 – ha affermato - Ci stiamo già integrando e i nostri team stanno già lavorando. Il vantaggio di questa joint venture è che le aziende sono già operative e che la complementarietà è quasi del 100% e quindi non è stato necessario fare nuovi piani e nuovi investimenti: la sfida è essere veloci».
Due step sono fondamentali nel breve termine, ha detto il ceo, dimostrare la capacità di «atterraggio autonomo sulle portaerei della Marina militare italiana», che dovrà avvenire entro la fine dell’anno, e in secondo luogo «l’ottenimento della certificazione per l’Italia e per l’Europa entro il prossimo anno».
L'alleanza con Baykar prevede l'integrazione della tecnologia di Leonardo riguardante i payload, i sensori, i sistemi di controllo di volo, l'avionica e i radar con due piattaforme di droni di produzione turca, Bayraktar TB3 e Akinci.
In generale l’asse italo-turco si inserisce in una precisa fase storica, quella dell’instabilità geopolitica e delle guerre (per ora) regionali.
«Crediamo fermamente – dice Cingolani - che la cooperazione tecnologica rappresenti uno strumento fondamentale per affrontare le sfide senza precedenti che interessano il comparto della difesa».
Un plauso è arrivato anche dal governo, perché l’accordo italo turco ha un suo significato anche sotto il profilo delle alleanze internazionali.
Per dirla con il ministero delle Imprese Adolfo Urso, l'accordo siglato a Parigi è «estremamente importante e si sviluppa anche grazie all'investimento di Baykar in Piaggio Aerospace».
Come si ricorderà, infatti, Baykar a dicembre ha acquisito il gruppo di Villanova d’Albenga (Savona).
Ed è di qualche giorno fa il documento con cui il governo ha esercitato su questo dossier il Golden Power, con una serie di prescrizioni di garanzia necessarie al perfezionamento dell’acquisizione. —
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