La Danieli a Piombino punta 1,5 miliardi di euro: «Cantieri a metà 2025»
Getta lo sguardo oltre il 2024 il presidente del gruppo Danieli, Alessandro Brussi, che presentando i risultati dello scorso esercizio, approvati dal consiglio di amministrazione a fine settembre, ha approfittato ieri per guardare al futuro prossimo, alle prospettive della grande multinazionale di Buttrio

«L’esercizio 2023/2024 è andato bene, abbiamo confermato i risultati del precedente, pur avendo sofferto una riduzione della marginalità da parte della nostra più grossa consociata, Abs, che ha chiuso in sostanziale pareggio, mentre il plant making è cresciuto compensando la minor redditività di Abs. Il fatturato si è attestato a quasi 4,5 miliardi, il margine operativo lordo a quasi 400. L’esercizio 2024/2025 chiuderà in linea, con ricavi leggermente superiori ai 4,5 miliardi e un Ebitda intorno ai 400 milioni».
Getta lo sguardo oltre il 2024 il presidente del gruppo Danieli, Alessandro Brussi, che presentando i risultati dello scorso esercizio, approvati dal consiglio di amministrazione a fine settembre, ha approfittato ieri per guardare al futuro prossimo, alle prospettive della grande multinazionale di Buttrio, leader a livello internazionale nella produzione di impianti per la siderurgia, e ai rilevanti investimenti che Danieli si accinge a mettere a terra per migliorare la propria competitività.
Con lui, a raccontare cosa si cela dietro ai numeri, compresi quelli di un portafoglio ordini che si attesta a quasi 6 miliardi di euro, sono stati ieri Camilla Benedetti, la presidente di Abs, e i ceo di Danieli, Rolando Paolone e Giacomo Mareschi Danieli.
I dati di bilancio certificano il buon andamento della multinazionale. In breve: 4,3 miliardi di ricavi (+6% sull’anno precedente), 391 milioni di Ebitda (-8%), 241 milioni di utile netto (-1%), 1,7 miliardi di posizione finanziaria netta (+7) e 2,6 miliardi di patrimonio netto (+9%). Il portafoglio si attesta a 5,9 miliardi. «Gli ordini sono sostenuti, ma sono cambiate le richieste dei nostri clienti che dopo la grande spinta verso la decarbonizzazione ora si stanno concentrando sui costi e sull’efficientamento per essere sostenibili e profittevoli. Insomma – ha spiegato ieri il Ceo Giacomo Mareschi Danieli – dai grandi impianti stiamo passando a tanti piccoli ordini finalizzati alla maggior efficienza».
Piccoli interventi possibili grazie alle tecnologie sviluppate dal gruppo friulano, come ha rivendicato il co-ceo Paolone: «La richiesta è quella di aumentare l’efficienza e di avere dunque impianti flessibili cosa che noi possiamo garantire con le tecnologie che abbiamo, vedasi la laminazione in continuo, la riduzione diretta e i forni elettrici».
Tecnologie che sono richieste oggi dall’Europa all’Africa passando per il Middle East. E la Gran Bretagna, dove il mese prossimo Danieli inaugurerà un impianto per il trattamento del rottame – anche questo sempre più richiesto per portare in house un altro passaggio di lavorazione –, nei pressi di Sheffield e di un sito produttivo della McLaren.
Se il ciclo del plant making dopo due anni record è oggi in leggero calo, al contrario, dopo due anni di leggera riduzione l’acciaio si annuncia in ripresa: a livello mondiale nel 2025 si prevede una domanda di 1,8 miliardi di tonnellate. «Un’ottima notizia per noi – ha commentato Brussi – i nostri clienti saranno più ottimisti e pronti a investire».
Ma un’ottima notizia anche per Abs, che si prepara a investire a sua volta: «Parliamo di 572 milioni nei prossimi 4-5 anni di cui la metà sarà spesa per il Digital green plant, impianto che sarà operativo, di fianco a quello vergella, entro il 2027. Questa nuova linea – ha spiegato ieri la presidente di Abs – che ci permetterà di produrre 700 mila tonnellate di acciaio con un forno digitale che potrà essere in parte alimentato con energie autoprodotte da fonti rinnovabili – riducendo sia il consumo elettrico che le emissioni di CO2 rispettivamente del 12 e del 25 per cento – in un contesto di efficienza e sicurezza: non ci saranno infatti persone al lavoro vicino al laminatoio». «Il contenuto impatto ambientale interesserà anche il recupero totale delle acque di raffreddamento e quello degli scarti di lavorazione.
E restando agli investimenti, il 2025 dovrebbe veder iniziare il cantiere dell’acciaieria Metinvest-Danieli a Piombino, un investimento di quasi 2,5 miliardi, 1,5 dei quali in capo alla multinazionale friulana. «Per la sua complessità e dimensione, l’impianto di Piombino richiede attenzione su tutte le aree: energia, acqua, terreni, autorizzazioni, supporto da parte del governo per l’innovazione, coinvolgimento di un pool di banche molto ampio per i finanziamenti». Rispetto ai quali l’attesa è di avere il via libera entro fine anno e poter avviare i cantieri «entro la chiusura dell’esercizio in corso – ha concluso Brussi – il 30 giugno 2025». —
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