Industria, tecnologia e green: al Top500 di Trieste i capitani d'industria di Danieli, Arvedi, Fincantieri e Picosats

TRIESTE. Patto dell’acciaio a Trieste fra due colossi della siderurgia mondiale: Arvedi e Danieli. Gianpietro Benedetti, presidente del colosso della siderurgia di Buttrio, un gigante da 2,2 miliardi di fatturato, ha confermato ieri all’evento «Top 500 Trieste, imprese controvento», organizzato da Nordest economia, hub di Gedi gruppo editoriale, l’interesse del gruppo di Buttrio nell’investimento in una fabbrica green «a impatto ambientale zero» da 2,5 miliardi a Trieste con il gruppo ucraino Metinvest: «Per noi potrebbe rappresentare una presenza tecnologica importante simile all’Abs di Cargnacco per i prodotti lunghi. A Trieste invece riguarderebbe i prodotti piani per una produzione di 2,5 milioni di tonnellate utilizzando l’acciaio prodotto a prezzo competitivo in Ucraina da Metinvest».
Benedetti è salito sul palco assieme altri due capitani d’impresa del calibro di Giuseppe Bono, numero uno del colosso Fincantieri e Mario Caldonazzo, presidente di Arvedi con Anna Gregorio, Ceo della triestina Picosats. Questi tre industriali che da soli rappresentano l’èlite dell’industria pesante europea e non solo, hanno svelato i loro piani che convergono tutti su Trieste nel dialogo con il direttore di Nordest Economia, Paolo Possamai. Basti pensare al ruolo di Danieli anche nella riconversione tecnologica della Ferriera di Servola targata Arvedi.
«Noi corriamo per fare 7 miliardi di fatturato, ce la mettiamo tutta», ha detto intanto l'ad di Fincantieri convinto che la ripresa delle crociere sia solo una questione di tempo. Fincantieri accelera nella riconversione produttiva e dopo la costruzione del ponte di Genova, divenuto un simbolo di rinascita del Paese, è a buon punto nella realizzazione «di un radar digitale unico al mondo che sarà usato sulle navi militari», annuncia Bono.
Benedetti descrive un rendering che prova a tracciare il profilo futuribile del nuovo progetto di fabbrica “pulita” con gli ucraini di Metinvest che si affaccia sul mare «con le vele della Barcolana che sovrastano i capannoni»: «Siamo in attesa dei permessi. A quel punto Metinvest, 40 mila dipendenti nel mondo, porterà progetto e piano di investimento per l’approvazione del suo consiglio d’amministrazione: «Entro giugno prevediamo ci possa essere il via libera finale». L’impatto occupazionale sarebbe molto importante: la fabbrica Metinvest-Danieli darebbe lavoro a circa 450 persone per un indotto di altre 500.
Progetto concreto, e già sottoposto a una prima valutazione della Giunta Fedriga, nel pieno di rilancio dell’industria pesante in versione “verde” e sostenibile. E anche il segno di un nuovo clamoroso cambiamento destinato a cambiare il profilo industriale di Trieste e del suo porto dopo la firma per la riconversione della Ferriera, la partenza della Piattaforma logistica e gli accordi con i giganti tedeschi della logistica Hhla e Duisport. Benedetti ha precisato che la produzione «di qualità e di buon valore» della futura fabbrica targata Danieli-Metinvest guarda come sbocco commerciale oltre all’Italia anche ai mercati del Centro Est Europa che sono il naturale bacino economico triestino.
Dopo l’addio alle acciaierie a carbone, la rivoluzione Danieli si applica al concetto di fabbrica a basse emissioni che il colosso di Buttrio sta studiando a Taranto dove è in campo assieme a Leonardo e Saipem con investimenti per 6 miliardi grazie anche alla tecnologia dell’idrogeno green: «Puntiamo a una siderurgia regionale, compatta, che riesce ad essere competitiva soprattutto sul piamo ambientale».
Arvedi ha investito 270 milioni nel risanamento dell’area della Ferriera di Servola che viene interamente bonificata per riassorbire i lavoratori in cassa integrazione: «Il futuro di Trieste non è più la Ferriera ma nel suo sviluppo portuale. Partiamo con un grande progetto di decarbonizzazine e tutela ambientale e con il raddoppio del laminatoio, creando i nuovi reparti di verniciatura e zincatura, la nuova centrale elettrica di ultima generazione. Siamo determinati a completare l’opera in diciotto mesi. Fondamentale il supporto di Danieli che ci fornità gli impianti con tecnologia italiana di qualità».—
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