In Friuli Venezia Giulia Pil 2025 +0,3% (meno delle attese)

La revisione al ribasso rispetto alle stime di luglio (+0,7% per il 2025) riflette un minore contributo atteso da export, industria e servizi. Stime migliori per il 2026. Il presidente di Confindustria Udine Luigino Pozzo: il principale vincolo alla crescita resta la bassa produttività

La redazione
Il presidente di Confindustria Udine Luigino Pozzo
Il presidente di Confindustria Udine Luigino Pozzo

Secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia (ottobre 2025), il PIL del Friuli Venezia Giulia è atteso crescere dello 0,3% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026, dopo la sostanziale stasi registrata nel 2024 (+0,1%). La revisione al ribasso rispetto alle stime di luglio (+0,7% per il 2025) riflette un minore contributo atteso da export, industria e servizi.

Le componenti del Pil dal lato della domanda

I consumi delle famiglie, sostenuti nel 2024 (+0,7%) dalla ripresa del reddito reale e dal rallentamento dell’inflazione, sono previsti in aumento dello 0,6% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026. La persistente elevata propensione al risparmio, legata all’incertezza, continuerà a rappresentare un freno nel breve termine, pur atteso in attenuazione.

Gli investimenti fissi lordi, dopo la forte decelerazione del 2024 (+0,5%), dovrebbero registrare un recupero nel 2025 (+2,7%) per poi rallentare nel 2026 (+0,2%). La dinamica è sostenuta dal calo dei tassi, da condizioni creditizie più favorevoli e dal perdurare degli incentivi fiscali (Ecobonus, Bonus ristrutturazioni, Transizione 4.0 e 5.0). Gli investimenti pubblici finanziati dal PNRR continuano a sostenere in particolare i fabbricati non residenziali.

Le esportazioni regionali nel primo semestre dell’anno in corso hanno mostrato una dinamica volatile: crescita nei primi tre mesi, condizionata dal tentativo di anticipare l’introduzione dei dazi, flessione nel secondo. Complessivamente si stima per il 2025 un aumento dell’export del 3,3%, in ribasso rispetto alla stima di tre mesi fa (+7,1%), a seguito della riduzione del secondo trimestre più ampia delle attese. Le esportazioni cresceranno di ulteriore 2% il prossimo anno, sia per la ripresa dell’economia tedesca, sia per un più generale assorbimento degli shock legati ai dazi USA.

Pil dal lato dell’offerta

Il valore aggiunto dell’industria è previsto crescere dello 0,5% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, grazie al contributo congiunto di domanda interna ed estera. Il comparto costruzioni dovrebbe rallentare, +1,1% nel 2025, per poi contrarsi nel 2026, -2%. Il settore dei servizi è atteso in stagnazione nel 2025 (0,0%) dopo il calo del 2024 (-0,2%), con un possibile recupero nel 2026 (+1,2%).

Mercato del lavoro

L’occupazione (ULA) dovrebbe crescere nel 2025 dello 0,8%, proseguendo la dinamica già osservata nel 2024 (+2,7%, a fronte di un PIL pressoché fermo). Nel 2026 la crescita è attesa ridursi a +0,5%. Il tasso di occupazione (15-64 anni) salirebbe al 69,5% nel 2025 e al 70,2% nel 2026 (dal 66,6% del 2019), complice la riduzione della popolazione in età lavorativa.

Il pieno utilizzo del potenziale occupazionale richiede un più elevato tasso di partecipazione di donne e giovani, nonché flussi regolari di lavoratori stranieri, necessari a compensare l’uscita per raggiunti limiti di età. Il declino demografico rischia di compromettere crescita economica e sostenibilità del welfare, riducendo la base imponibile e aumentando la spesa per pensioni e sanità. Cruciale sarà anche ampliare la contribuzione al welfare, riducendo l’evasione ed eliminando i regimi agevolati. Il tasso di disoccupazione è stimato al 4,8% nel 2025 (dal 6,2% del 2019).

Rischi e condizioni esterne

Le previsioni restano soggette a elevata incertezza geopolitica e macroeconomica. Il commercio mondiale è atteso rallentare dal +2,8% nel 2025 all’1,2% nel 2026 per effetto soprattutto delle barriere tariffarie. Gli Stati Uniti, tra i principali promotori delle misure protezionistiche, registrerebbero un rallentamento del PIL dal +3,1% del 2024 al +2,3% nel 2025 e +1,8% nel 2026 (stime FMI di ottobre). La Germania, primo partner del FVG, non è ancora uscita dalla crisi (Pil -0,9% nel 2023, -0,5% nel 2024, +0,2% nel 2025), anche se, grazie al piano da 850 miliardi di euro in cinque anni per rafforzare la difesa e modernizzare le infrastrutture, tornerà a crescere dal 2026 a tassi sopra il +1%.

La svalutazione del dollaro, dovuta a divergenze di politica monetaria tra FED e BCE e alle aspettative di rallentamento dell’economia USA, ha indebolito la competitività dell’export italiano e regionale. Il cambio è ipotizzato stabile sui livelli correnti fino al 2026.

Il prezzo del gas naturale si attesta attualmente attorno a 32 €/MWh, ben sopra i 14 €/MWh del 2019, a causa della riconversione verso il gas naturale liquefatto (GNL) e dei nuovi fornitori extra-UE. Il differenziale rispetto agli USA resta marcato (circa tre volte superiore).

«Il principale vincolo alla crescita resta la bassa produttività – è il commento del presidente di Confindustria Udine Luigino Pozzo – . Per invertire questo trend nazionale, che ormai è di lungo periodo, le priorità sono chiare: bisogna investire con decisione nelle competenze tecniche, nella formazione dei giovani e dei lavoratori. Si devono riqualificare i distretti industriali e le aree produttive, ammodernando logistica e servizi sul territorio, rendendo questi luoghi più attrattivi anche per i giovani e le loro famiglie, con progetti di housing sociale, welfare aziendale diffuso, trasporti efficienti, asili nido e spazi di qualità. È poi indispensabile triplicare gli investimenti in ricerca e sviluppo, avvicinandoli al 3% del PIL, in linea con le grandi economie avanzate, perché innovazione e tecnologia sono le armi vincenti con cui tornare a competere. Garantire energia sostenibile e a costi accessibili attraverso un piano strategico europeo, ridurre il costo del lavoro alleggerendo il cuneo fiscale, ad esempio detassando gli straordinari e i premi di produttività, così da premiare chi crea valore e chi contribuisce attivamente ai risultati aziendali e potenziare le infrastrutture materiali e immateriali sono altri interventi a nostro giudizio indispensabili ed urgenti».

Riproduzione riservata © il Nord Est