Imprese Top 100 trasformate dalla tempesta

Dall’analisi dei bilanci 2020 delle prime 100 aziende per fatturato del Nordest emerge la fotografia di un territorio che, pur rilevando una flessione nei fatturati e risultati operativi rispetto all’esercizio precedente, riesce a limitare gli impatti negativi derivati dalla pandemia da Covid-19. Le Top 100 società del Nordest hanno generato un fatturato aggregato di quasi 99 miliardi di euro, in flessione di circa il 3% rispetto all’anno precedente; il calo si è concentrato su 64 operatori, 38 dei quali hanno superato il 10% di flessione del fatturato, mentre 11 aziende hanno subito una diminuzione superiore al 20%. L’altra faccia del territorio è però costituita da 36 società che nell’esercizio 2020 sono riuscite a crescere.
Di queste, 21 hanno superato il 10% di incremento di fatturato, mentre nove aziende hanno superato addirittura il 20%. Nelle prime venti posizioni si concentra il 52% del fatturato. Più accentuato è stato invece l’impatto sul dato aggregato della redditività. Prendendo come indicatore l’Ebitda, si assiste ad una contrazione dagli 8,1 miliardi di euro del 2019 ai 7,6 del 2020 (-5,5%). Il valore medio del margine in rapporto ai ricavi è del 7,7%, in leggero calo rispetto al 2019 (-0,2%).
Tra le Top 100 società analizzate però, ben 46 mostrano un Ebitda in crescita rispetto all’anno precedente, nonostante la flessione del fatturato aggregato. Per 29 aziende o gruppi l’incremento dei volumi si è accompagnato ad un incremento della marginalità, a dimostrazione di una diffusa dinamicità nello sviluppo di business e di un corretto focus sulla strategia di crescita. In 17 casi, invece, si è assistito ad una crescita dell’Ebitda in presenza di una contrazione dei ricavi, esempi di applicazione di una efficace strategia di crescita del valore e razionalizzazione dei costi.
La quota delle imprese in utile è particolarmente rilevante (82%) e allineata al dato 2019, anche se l’aggregato dei risultati netti risulta in contrazione rispetto all’anno precedente del 10% (1,7 contro 1,9 miliardi di euro). Il 79% delle Top 100 ha reinvestito in azienda parte degli utili conseguiti nel 2019.
Questo spiega l’incremento di 3,3 miliardi di euro (+10%%) dell’aggregato dei patrimoni netti (38 miliardi di euro al 31 dicembre 2020). Contemporaneamente si assiste ad un aumento della posizione finanziaria netta che passa da 12,5 a 12,9 milioni di Euro (+3%), con un indicatore di leva (debito finanziario netto/Ebitda) pari a 1,68 in peggioramento dell’8,5% rispetto al 2019: questo vuol dire che con l’Ebitda (che è l’approssimazione del flusso di cassa generato dalla gestione operativa) in poco più di un anno e mezzo l’insieme delle Top 100 sarebbe in grado di rimborsare il proprio debito finanziario. Se si limita l’analisi alle sole 74 aziende con posizione finanziaria a debito tale indicatore cresce a 3,1, in peggioramento del 16,6% rispetto allo scorso anno come diretta conseguenza della riduzione della marginalità.
La redditività delle vendite (Ros) si mantiene a livelli interessanti ed è pari al 3,5% sul totale delle 100 aziende, anche se il calo dei risultati economici porta ad una contrazione rispetto al 3,8% del 2019. Analizzando i dati per area geografica, emerge che il Veneto è la regione dove hanno sede 70 delle Top 100, mentre il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia sono appaiati con 15 ciascuno. Verona è la provincia con il maggior numero di società rientranti nella classifica con 19 aziende, quindi Vicenza con 16, Padova con 13 e Treviso che ne ospita 12.
Il settore di operatività più significativo per fatturato è la grande distribuzione organizzata, che conta undici società o gruppi con ricavi aggregati per circa 20 miliardi di euro (in crescita del 6,4% rispetto al 2019) e una marginalità media del 7%, in lieve aumento rispetto all’anno precedente (+0,7%).
Anche il settore alimentare mostra per il 2020 dei dati di tutto rispetto. È il secondo settore per dimensione e totalizza 9,6 miliardi di euro di ricavi aggregati, in crescita rispetto al 2019 del 7,9% e con un Ebitda medio del 5,8%, in flessione rispetto all’anno precedente (-1,5%). È rappresentato da 12 gruppi, localizzati principalmente nel Veronese. Rilevante per in Nordest è anche il settore dell’automotive che, nonostante una flessione dei ricavi rispetto al 2019 di circa il -12,8% si attesta sui 7,5 miliardi di fatturato.
Le sei società del settore hanno sede in Veneto e Trentino Alto Adige ed hanno una marginalità operativa media di circa il 2%. Il settore dell’abbigliamento, che nel 2019 era al quarto posto come ricavi aggregati, perde circa il 20% del fatturato rispetto al 2019, formandosi a quota 5,8 miliardi di Euro per il 2020. Anche la marginalità è in calo e passa dal 17% a circa il 13%. Il settore è composto da sei aziende, tutte situate nel Veneto. Una interessante lettura delle Top 100 può essere fatta sulla base della loro proprietà.
I gruppi quotati sono 15 (22% del totale ricavi), le realtà appartenenti a gruppi stranieri sono 16 (18% dei ricavi), mentre quelle detenute da private equity sono quattro (4% dei ricavi). 64 aziende sono di matrice imprenditoriale privata e una pubblica e rappresentano il 56% dei ricavi. Mediamente le società quotate hanno una dimensione significativamente maggiore, ma le società private hanno una marginalità relativa comunque non molto difforme dalle prime (3,7% contro il 4,0% delle società quotate).
Aziende solide patrimonialmente e finanziariamente come le Top 100, hanno dovuto affrontare un’emergenza senza pari. Passata la fase più acuta della tempesta, oggi molte imprese hanno rivisto i loro modelli di business e riadattato o convertito il mix di prodotti offerti per poter continuare a competere sul mercato. Un anno di pandemia ha prodotto un’accelerazione improvvisa di una serie di tendenze che erano in atto da tempo: digitalizzazione, sostenibilità e mutamento della globalizzazione prime fra tutte.
Diventa fondamentale per le imprese concentrarsi su progettualità di lungo periodo, e non su misure transitorie che non sono sufficienti al rilancio. Le ingenti risorse messe in campo dal Pnrr si tradurranno in enormi opportunità di sviluppo per le imprese virtuose che sapranno utilizzarle al meglio per sostenere i loro progetti, ovvero per orientare la propria strategia commerciale verso i prodotti e i mercati che maggiormente beneficeranno dell’intervento europeo, diventando il traino dell’economia degli anni a venire. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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