Il primo anno di corsa per Icop a Piazza Affari: «Obbiettivi centrati, vogliamo crescere»

Dal collocamento, il titolo è cresciuto del 153%: da 5,92 euro a 15. Dai 187 milioni del 2024, il volume d’affari della società friulana attiva nel microtunnelling è passato, dopo le acquisizioni messe a segno nell’ultimo anno, a quota 360 milioni

Riccardo De Toma

Dai 5,92 euro del prezzo di collocamento all’attuale valore di 15 euro. È una crescita del 153% quella fatta segnare dalle azioni Icop a un anno dall’Ipo sul mercato Euronext Growth Milan di Piazza Affari, abito oggi probabilmente già stretto all’azienda di Basiliano, che conferma di puntare al listino principale.

L’andamento nasce da un lato con un prezzo di collocazione «market friendly», come lo definisce il Chief financial officer Giacomo Petrucco, rappresentante della quarta generazione della famiglia al timone di Icop fin dalla sua fondazione, nel lontano 1920.

Ma il rally del primo anno, crescita che supera di circa otto volte il rialzo dell’indice Ftse Mib, è anche il frutto del mantenimento degli obiettivi annunciati agli investitori: «Avevamo detto – dichiara Petrucco – che avremmo impiegato i capitali raccolti per aprire il mercato tedesco, per sviluppare gli investimenti su ricerca e sviluppo, come quelli sulla realizzazione per i microtunnel a pendenza elevata e sul robot per le manutenzioni delle banchine marittime che è entrato in funzione a Trieste, e per portare a termine lo sbarco sul mercato degli Stati Uniti con l’acquisizione di Agh, conclusa a marzo. Uno step ulteriore è il recente acquisto di Palingeo, in Italia».

Se gli obiettivi strategici sono stati raggiunti in anticipo rispetto ai tempi, è anche il successo della quotazione, che ha raggiunto una capitalizzazione di 450 milioni, per un flottante pari al 16,8% del capitale (l’80,4% è in mano a Cifre, la holding della famiglia Petrucco, e il restante 2,8% a Friulia).

Dietro al risultato finanziario fondamentali solidi e una strategia che guarda al medio-lungo periodo, sull’onda della crescita di quello che è ormai il core business di Icop, la realizzazione di microtunnel, un settore che vede i grandi player europei, e tra questi Icop, ai vertici mondiali. Da qui la scelta di portare il gruppo in Usa.

«L’andamento del titolo – spiega ancora Giacomo Petrucco – rispecchia anche una quotazione iniziale prudente. Non era facile, del resto, prezzare un’azienda sì in forte crescita, ma con forte discontinuità negli indici di redditività: nel 2023 l’Ebitda era stato di 15 milioni, nel 2024 ha sfiorato i 41 e potenzialmente 71, sommando al bilancio di Icop quelli di Agh e di Palingeo. Se avessimo deciso di farci supportare dai private equity, invece di quotarci, avremmo probabilmente ottenuto condizioni migliori nel breve periodo, ma con maggiori vincoli a medio termine. Ne è uscita un’operazione equilibrata, che ci ha garantito il capitale necessario senza forzare le leve finanziarie ed è funzionale a una strategia di crescita che guarda ai prossimi dieci anni».

Giacomo Petrucco, Cfo di Icop
Giacomo Petrucco, Cfo di Icop

Parte di quella strategia anche una nuova distribuzione delle competenze all’interno del gruppo, che dopo le acquisizioni conta 1.025 addetti e un volume d’affari complessivo di 360 milioni, il doppio rispetto ai 515 dipendenti e ai 187 milioni di fatturato del bilancio 2024. «Puntavamo ad acquisire realtà già performanti – spiega ancora Petrucco – e capaci, come noi, di realizzare opere ad alta specializzazione e marginalità elevata, sebbene Palingeo scontasse la sua forte esposizione sul mercato italiano. Nel nostro gruppo, oltre a portare nel board uno dei suoi tre fondatori, Leonardo Spada, diventerà lo scheletro della divisione fondazioni, forte della sua leadership nel settore, una vocazione che all’interno di Icop potrà proiettare sul mercato europeo».

Ma le grandi scommesse guardano al new deal della Germania e allo sbarco in Usa, senza dimenticare altri mercati europei come la Francia e la Scandinavia, quest’ultimo in forte crescita. In America le aspettative sono legate soprattutto alla crescente domanda di microtunnel, trainata dalle esigenze di sviluppo delle reti idriche ed energetiche, alle trasformazioni urbanistiche e legata anche alle nuove sfide poste dal cambiamento climatico e dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi.

Icop porterà negli Usa, attraverso Agh e il suo management, il suo know in un settore che garantisce elevate marginalità, in Europa e soprattutto oltreoceano, e prospettive di crescita di medio e lungo periodo. Prospettive che presto, anche se non nell’immediato, passeranno attraverso la quotazione nel mercato principale di Piazza Affari: «Era un’ipotesi che consideravamo già ai tempi dell’Ipo – conferma Petrucco – e alla quale continuiamo a guardare perché garantirebbe maggiore liquidità, minore volatilità, visibilità e apertura anche sui mercati stranieri, a partire da quello statunitense, con il vantaggio aggiuntivo di poter estendere agli Usa l’opzione stock options già disponibile in Italia per il nostro board. Per struttura e per cultura d’impresa è un salto già alla nostra portata: ma non a tutti i costi e non da subito. Aspettiamo quantomeno di presentare agli investitori i numeri del 2025».

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