Il biomedicale in fiera a Padova, l’export veneto a quota 5,4 miliardi

Oggi e mercoledì la seconda edizione di Circular Medical Expo sulle Scienze della Vita. La ricerca di Intesa Sanpaolo: in regione attive 2.434 imprese con 31 mila addetti

Eva Franceschini
La Sweden & Martina di Due Carrare, che produce impianti odontoiatrici
La Sweden & Martina di Due Carrare, che produce impianti odontoiatrici

Il settore biomedicale è l’emblema di quanto sia fondamentale investire nell’innovazione: oggi e domani, nel quartiere fieristico di Padova Hall, la seconda edizione del Circular Medical Expo vede protagonisti ricercatori, imprese e professionisti del comparto, che si confronteranno su temi delle novità tecnologiche biomedicali e dell’efficienza dei sistemi sanitari, con l’obiettivo di costruire insieme un futuro più sostenibile.

Al centro dell’attenzione, le realtà imprenditoriali di Veneto e Friuli Venezia Giulia, le due regioni sulle quali è stata elaborata un’indagine di Intesa Sanpaolo che sarà oggetto di dialogo proprio nella due giorni.

In Italia, il settore dei dispositivi medici genera un mercato che vale quasi 19 miliardi di euro, di cui 12,9 miliardi relativi al mercato interno (con il 75% della spesa attribuibile alla sanità pubblica e il 25% alla sanità privata) e 6 miliardi di euro di esportazioni (dati del Centro Studi Confindustria Dispositivi Medici).

Nel 2023, il mercato interno è cresciuto del 4% e l’export dell’1,7%. Il settore conta 4.648 aziende, di cui 2.774 di produzione, 1.511 di distribuzione e 363 di servizi, per un totale di 130 mila occupati. Un contesto in cui è forte la prevalenza di piccole e medie imprese, che rappresentano il 94% del totale.

In Veneto, il settore biomedicale conta 2.434 imprese attive e oltre 31 mila addetti (dati Unioncamere Veneto, 2024).

Un comparto trainato dal settore dei dispositivi medicali, anche monouso che, da solo, rappresenta un fatturato di 4 miliardi di euro in Veneto, frutto di un sistema produttivo altamente strutturato, fortemente orientato all’export e incentrato su poli industriali di eccellenza, in particolare nelle province di Treviso, Padova e Vicenza.

La produzione di apparecchi per protesi supera ampiamente i 700 milioni di euro, mentre altri dispositivi odontoiatrici, lenti e strumenti ortopedici oscillano ciascuno tra i 20 e gli 80 milioni di euro.

Nel complesso, il comparto biomedicale veneto esporta per un valore di 5,4 miliardi di euro.

Il progressivo invecchiamento della popolazione e la crescente attenzione alla qualità della vita rendono il settore Life Science sempre più cruciale per favorire la prevenzione e nuove metodologie di cura, innalzando il benessere della popolazione.

In Italia, secondo le proiezioni mondiali dell’Onu, la popolazione con almeno 65 anni passerà dal 25% nel 2025 al 37% nel 2050.

Secondo i dati Istat, nel 2024 gli anni di vita attesi in buone condizioni di salute in Italia, sono in lieve aumento rispetto al 2010, con indicazioni migliori rispetto alla media italiana per Friuli Venezia Giulia e Veneto.

In Friuli Venezia Giulia la speranza di vita in buona salute alla nascita è passata da 58,8 anni nel 2010 a 66,2 nel 2024, in Veneto da 59,2 a 61,9.

Il dato italiano evidenzia un aumento più contenuto e su livelli più bassi: da 57,7 a 58,1.

Cristina Balbo, direttrice regionale Veneto Ovest e Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo, dichiara: «Il Nord Est è un territorio che investe con decisione nell’innovazione e la presenza di una filiera della salute e della ricerca scientifica ne è la dimostrazione. Accanto alle imprese più strutturate opera un numero crescente di startup innovative che uniscono servizi digitali, conoscenze accademiche e competenze maturate nelle strutture ospedaliere, dando vita a soluzioni e dispositivi per la salute all’avanguardia. Il tessuto produttivo legato alle scienze della vita è orientato al futuro, capace di rafforzare la competitività internazionale del territorio e di contribuire in modo concreto al progresso della ricerca scientifica». —

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