Gozzi: con i dazi Usa sull’acciaio al 50% il rischio per l’Unione europea è l’invasione asiatica

Il presidente dell’associazione di categoria critico con le politiche dell’Ue: il green deal dovrebbe essere ripensato soprattutto per salvaguardare l’industria dell’auto

Maurizio Cescon
Da lunedì i dazi americani sull'acciaio e l'alluminio sono stati aumentati al 50%
Da lunedì i dazi americani sull'acciaio e l'alluminio sono stati aumentati al 50%

Da lunedì 2 giugno l’acciaio che da tutto il mondo entra negli Stati Uniti paga una tariffa doganale del 50%, doppia rispetto a quella applicata fino a domenica e introdotta nel 2018, durante il primo mandato Trump.

La scorsa settimana il presidente Usa aveva annunciato il giro di vite che è entrato in vigore, in attesa di possibili colloqui con gli altri Paesi per evitare l’escalation della guerra commerciale.

Cosa accade adesso? «Con i dazi al 50% non venderemo più noi italiani nemmeno quelle 200, 300 mila tonnellate residue l’anno - ammette Antonio Gozzi, presidente nazionale di Federacciai - . I quantitativi erano già ridotti all’indomani dell’introduzione delle tariffe al 25%, adesso se non ci saranno novità in merito alla trattativa tra governi, l’export si azzererà. Però, prima di alzare bandiera bianca, dobbiamo vedere la fine del film: sono in corso negoziazioni, compensazioni vedremo quello che succede»

 Da tutta Europa l’acciaio esportato negli Stati Uniti vale tra i 4 e i 5 milioni di tonnellate, quantitativi limitati rispetto alla produzione complessiva.

Ma, secondo il presidente Gozzi, il problema vero che si prospetta all’orizzonte è un altro. «La situazione è sicuramente complicata - osserva - , non siamo preooccupati per l’effetto diretto dei dazi al 50%, esporteremo zero e lo mettiamo nel conto. Siamo invece preoccupati degli effetti indiretti. Ovvero dell’invasione di acciaio estero, in particolare asiatico, dal Vietnam soprattutto, che arriverà in Europa a prezzi concorrenziali. Il flusso di acciaio che prima dall’Asia entrava negli Usa, adesso giocoforza arriverà nell’Ue, che resta ancora il mercato più libero del mondo. Questa dinamica può creare un grave danno alle industrie italiane del settore».

Gozzi ritiene inoltre che «il tema dei dazi vada collocato nel contesto della transizione green» e che «non si risolve con gli slogan».

«Il green deal è stato un formidabile assist per l’industria cinese dai pannelli fotovoltaici alle batterie per le auto elettriche - aggiunge - , mentre noi in Europa di industrie del green deal non ne siamo riusciti a costruire. Le auto cinesi, se non cambierà l’inerzia delle politiche Ue, spazzeranno via quelle europee. Non si considera la realtà: non si può isolare la questione delle tariffe doganali, né serve fare propaganda. Con Trump è cambiato il paradigma, vedremo come andrà avanti e se si fermerà in qualche modo, perché l’economia americana rischia di essere danneggiata. Ecco, forse la questione dei dazi è salutare in quanto accelera la presa di coscienza dell’Europa, che negli ultimi 20 anni ha perso un terzo del Pil nel confronto con gli Usa e non è più presente nei settori di punta delle tecnologie avanzate. Siamo solo il più ricco mercato di consumatori del mondo, un mercato che fa gola a tutti, ma siamo incapaci di definire una risposta all’attacco americano e cinese e continuiamo a vivere di retorica».

Il presidente di Federacciai, infine, teme per il futuro dell’automobile, così legata all’acciaio.

«L’automotive in Europa dà lavoro a 23 milioni di persone, tra addetti e indotto - conclude Gozzi - . Siamo molto orgogliosi di essere campioni di decarbonizzazione, ma con il forno elettrico si fanno tutti i tipi di acciaio tranne quello che serve per realizzare le carrozzerie delle auto, cioè quello di profondo stampaggio, per il quale è indispensabile l’altoforno tradizionale. Ma in Europa su 150 milioni di tonnellate di capacità potenziale produttiva di acciaio l’anno (nel 2024 ci si fermò a circa 130 milioni di tonnellate) il 60% è ancora da altoforno a servizio dell’automotive. Ma se nel 2027-2028 saranno eliminate le quote gratuite di CO2 previste oggi, le acciaierie cosa faranno? Se non cambieranno le regole Ue, sarà dato il colpo di grazia a quel poco di automotive che ancora esiste tra Germania, Italia, Francia. La partenza della Commissione Von del Leyen 2 non è rassicurante: solo rinvii, senza entrare nel merito delle questioni». —

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