Il volo spiccato da Golden Goose, dal garage di Marghera sino alla Cina

La società delle sneakers di lusso passa ancora di mano: venduta da Permira al fondo di venture capital asiatico Hsg. Due creativi ventenni la fondarono nel 2000, poi in pochi anni l’azienda è esplosa

Riccardo Sandre
Il Ceo Silvio Campara
Il Ceo Silvio Campara

Golden Goose, marchio della calzatura del lusso made in Italy prende la via dell’Oriente dopo l’acquisizione della maggioranza della società da parte del fondo di venture capital cinese Hsg. Un’acquisizione, secondo fonti finanziarie, da 2,5 miliardi di euro che ne fanno il più ricco M&A del 2025. A partecipare all’operazione anche Temasek, il fondo sovrano di Singapore, che dopo le operazioni in Moncler ed Ermenegildo Zegna continua a puntare sul lusso italiano. Permira, private equity londinese che attualmente detiene circa l’80% delle quote di Golden Goose, rimarrà nell’azionariato con una quota di minoranza assieme al management dell’azienda.

Unicorno nato a Marghera nel 2000 dalla creatività di due giovani designer poco più che ventenni, Golden Goose muove i suoi primi passi in un garage adattato ad ufficio, dove Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo creano i loro primi capi su misura. All’inizio le creazioni sono artigianali e genderless, basate sulle ispirazioni raccolte durante i loro viaggi e realizzati grazie all’assistenza di un artigiano veneto.

Il primo capo ready-to-wear di Golden Goose nasce dalla rielaborazione di un paio di vecchi denim che Francesca trova, decostruisce e cuce a mano fino a trasformarli in una gonna. Arrivano poi le prime scarpe, considerate ancora oggi uno dei pezzi più iconici del brand: i Golden Boots, degli stivali dalla forte impronta vintage, ispirati da un viaggio negli Stati Uniti, tra New Mexico e Texas. Sette anni dopo, nel 2007, arrivano le prime sneakers, ispirate al mondo degli skater di Los Angeles e progettate per riprodurne i segni dell’usura.

Il successo arriva ben presto e già un anno dopo Golden Goose si trasferisce in via dell’Atomo 8, sempre a Marghera. Ad ospitare la prima vera sede dell’azienda è una ex fonderia ristrutturata per mantenerne lo stile industriale.

Passeranno altri cinque anni per l’apertura del primo negozio a marchio a Milano a cui ne sono seguiti altri 180 e più in 23 Paesi del Mondo. Ma una crescita così rapida non si supporta da sola, nemmeno con il migliore prodotto.

Ecco allora che al genio dei due designer si affianca un’altra trama, quella delle operazioni finanziarie. Proprio nel 2013 era entrato in azienda, con il ruolo di Chief commercial officer, Silvio Campara, un giovane manager che aveva già fatto molta esperienza nel mondo del fashion e della finanza. E dopo un paio d’anni dall’apertura del primo negozio a Milano, nel 2015, entrano in Golden Goose i primi partner di capitale. In quell’anno Ergon Capital Partners (tramite il fondo Ergon Capital Partners III) rileva la maggioranza di Golden Goose Deluxe Brand (che nel 2015 avrebbe toccato i 70 milioni di fatturato) assieme al co-investitori Zignago Holding, Dgpa, e Riello Investimenti.

Arriva Carlyle

Alessandro Gallo e Francesca Rinaldo rimangono come figure chiave assieme a Silvio Campara, che diventerà Ceo dell’azienda nel 2018. Un’operazione lampo, quella di Ergon, che vede l’uscita dei partner finanziari in soli 2 anni, nel 2017. La maggioranza di Golden Goose viene ceduta questa volta al fondo Carlyle. Non è stato reso noto il valore dell’operazione ma più di qualcuno valutava l’azienda complessivamente già 430 milioni di euro mentre il suo fatturato 2016 raggiungeva già i 100 milioni.

Nel 2019 Golden Goose fatturava già 260 milioni di euro e Permira sceglie nel 2020 di acquisire da Carlyle circa l’80% della società per un contro valore di circa 1,28 miliardi di euro, pari a circa quattordici volte l’Ebitda.

Golden Goose si conferma ancora una volta una vera e propria gallina dalle uova d’oro, o per meglio dire, quell’Oca Dorata che è la traduzione letterale del marchio. Quattro anni dopo, nel 2024, la società fatturava quasi 655 milioni di euro nel mondo. Permira punta allora ad una quotazione azionaria, per monetizzare almeno in parte un investimento comunque molto positivo.

L’operazione non va in porto poi, nelle scorse ore, il fondo londinese annuncia l'ok ad una cessione che gli garantisce di fatto il raddoppio sul capitale investito poco più di 5 anni prima. Ora la veneta Golden Goose punta a una nuova stagione di crescita, anche sui mercati del Far Fast. Ma "squadra che vince non si cambia" e il management rimarrà al suo posto a partire da un Silvio Campara, dal 2018 Ceo di una società nata in un garage di Marghera e ora più che mai pronta per aprire le sue ali dorate verso il mondo.

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