Gervasoni: «Flessibili e dinamici, così possiamo farcela»

Parla Giovanni Gervasoni, presidente dell’azienda friulana dell’arredamento di design che fa parte, con altre 12 aziende del settore, della quotata Dexelance

Maurizio Cescon

«Il futuro del settore del mobile? Siamo fiduciosi ma prudenti, vediamo cosa accade. Per carattere e ruolo professionale vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, anche se l’incertezza c’è e rimane». Giovanni Gervasoni, presidente dell’omonimo gruppo friulano dell’arredo di design che fa parte con altre 12 aziende del settore della quotata Dexelance, ne ha visti passare tanti di momenti difficili. Del resto un’attività imprenditoriale come Gervasoni che ha 143 anni di storia non si fa certo impressionare dalla congiuntura del momento.

Presidente, i dazi americani sui mobili sono ormai a regime da qualche mese. Un primo bilancio?

«Più che altro continuano a creare instabilità. Il consumatore si preoccupa, rallenta e posticipa le intenzioni di acquisto. Noi, come altre imprese, non abbiamo avuto contraccolpi sugli ordini. È molto maggiore il danno psicologico, di turbativa di mercato. Le tariffe doganali potrebbero incidere di più sulle produzione di base, ma qua in Friuli e Veneto realizziamo manifattura di medio-alta gamma. Certo della situazione complessiva ne abbiamo parlato in Confindustria, la preoccupazione c’è, non possiamo nasconderlo».

Il boom post Covid sembra un lontano ricordo...

«Tra il 2021 e l’inizio del 2023 siamo cresciuti tanto, abbiamo goduto di quello che io chiamo l’effetto gabbia, il mondo voleva comprare mobili. Poi c’è stato un naturale rallentamento, che si è fatto sentire sui conti del 2024. In questo contesto si è innestata la situazione geopolitica attuale, con due guerre importanti e vicine in corso, in più i dazi di Trump e i costi delle materie prime. Rallentamento e incertezza sui ricavi caratterizzeranno il 2025 e anche il 2026».

Come se ne esce?

«Dipende molto dalle singole realtà, ma in genere le aziende del mobile del Nord Est sono flessibili, dinamiche, reattive. Scende un mercato? Recuperiamo in un altro. Questa è la nostra forza».

Quali sono i mercati esteri che all’orizzonte potrebbero dare soddisfazioni?

«Da decenni Gervasoni esporta tre quarti della produzione, quindi diciamo che abbiamo una certa consuetudine. I mercati esteri crescono di pari passo con la demografia. Lentamente anche Paesi che finora non compravano italiano, stanno arrivando da noi perché siamo i leader di settore. Si parla molto del Medio Oriente, di Dubai, Qatar, di Arabia Saudita. La Cina ha avuto un andamento altalenante, ma nel post Covid è crollata, e ora fa fatica a riprendersi, anche se rimane una enorme area di sbocco. La Germania non vive un momento felice, in Francia lavoriamo sempre molto bene, c’è un’ottima presenza e una distribuzione capillare».

L’Italia, in questo scenario, dove si colloca?

«Per quanto riguarda l’Italia sono moderatamente ottimista, è un mercato abbastanza stabile. C’è qualche difficoltà nel settore del retail, qualcuno deve reinventarsi, ma ci sono le eccezioni virtuose. Chi ha visione è riuscito a crescere lo stesso».

Cosa sarebbe opportuno fare per aiutare il comparto del mobile?

«Non siamo un settore energivoro, ma le bollette ormai hanno raggiunto livelli folli. Viviamo in una continua incertezza del diritto in fatto di normative fiscali che sono tutte interpretabili. Le cause civili durano anni e ciò limita investimenti e crescita. In più sono previsti adempimenti ridicoli con perdite di tempo pazzesche per cose che non hanno senso. Ecco migliorare tutto questo sarebbe una gran cosa».

La carenza di personale?

«Le difficoltà nel reperimento esistono. Ma noi abbiamo un centinaio di persone e cerchiamo di tenercele strette, c’è chi è con noi da 40 anni. Trovare energie e competenze, sia in fabbrica che in ufficio, è molto difficile. Bisogna sapere ascoltare le esigenze delle persone, essere presenti, comunicare dove si vuole andare. Illustriamo sempre i dati di bilancio, da condividere con i dipendenti. Cerchiamo di coinvolgerli nella vita aziendale, oltre ad avere un piano di welfare rilevante».

Far parte di Dexelance è un vantaggio?

«Ci sono tante eccellenze in Italia, ma spesso sono piccole realtà. Grazie a Dexelance, gruppo con spalle finanziarie solide, che ha competenze in finanza, digitale, contract, possiamo fare squadra».

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