Germinal: «Dal 2001 a oggi il nostro fatturato è cresciuto di 20 volte»
Emanuele Zuanetti, fondatore del importante player italiano nel settore biologico, racconta l’azienda di Castelfranco, un gruppo internazionale da oltre 60 milioni di fatturato

«Siamo partiti da zero, con un forno di paese. Oggi siamo il più importante player italiano interamente dedicato al biologico». Così Emanuele Zuanetti, fondatore e amministratore del Gruppo Germinal, sintetizza i quarant’anni di un percorso che da un laboratorio artigianale di Castelfranco Veneto ha portato a costruire un gruppo internazionale da oltre 60 milioni di fatturato.
La storia comincia nel 1982, quando Zuanetti – allora panettiere e pasticcere nella frazione di Salvarosa – decide di convertire l’attività al biologico. «Facevo il pane, i grissini e i crackers, tutto a mano. Nel frattempo studiavo all’università ma ad un certo punto ho scelto di lasciare per dedicarmi completamente alla mia passione».
Nel 1992 nasce il primo laboratorio interamente dedicato al bio, con i primi distributori italiani. La svolta industriale arriva nel 2001, con l’apertura dello stabilimento di Castelfranco, rimaneggiato poi con continui ampliamenti. «Siamo passati dall’approccio artigianale a una struttura con una capacità produttiva di 50 tonnellate al giorno di prodotti, dalle monodosi ai grandi formati, che portiamo in 35 Paesi».
La crescita è stata il frutto di una strategia di acquisizioni e alleanze sviluppate negli anni. Nel 1996 inizia la collaborazione con Germinal Italia, allora società bresciana di distribuzione bio, acquisita nel 2007. A seguire, l’acquisizione della storica Zizzola, famosa per aver avviato la produzione della fregolotta veneta, e la nascita nel 2005 dello stabilimento di Creabio a Pianiga, specializzato in piatti pronti bio come burger vegetali, sia a marchio che private label, seguendo i trend del mercato. Nel 2017 è la volta di Germinal Organic, con sede a New York per la distribuzione diretta in Nord America.
Nel 2021 il gruppo acquisisce una quota del pastificio cremonese Astra Bio. Poi c’è la divisione baby food, con pastine, biscottini, barrette di frutta e verdura: «Il segmento baby food è quello su cui stiamo investendo di più», spiega Zuanetti. «Dopo lo scandalo del latte in polvere in Cina, che ha causato ripercussioni sulla salute dei bambini, abbiamo risposto alla crescente richiesta di prodotti certificati e sicuri. Oggi siamo il principale player europeo del settore, che rappresenta oltre il 25% del fatturato».
Il primo mercato estero è la Germania, con oltre 15 milioni di euro, seguita dagli Stati Uniti. «In America stiamo crescendo del 30%. È la prova che il mercato americano sta reggendo, anche se dobbiamo attendere ottobre-novembre per capire cosa succederà quando l’aumento dei prezzi sarà riversato sul pubblico di un altro 5%», osserva.
In Cina, invece, dopo le restrizioni e il boicottaggio dei prodotti occidentali, il fatturato si è quasi azzerato: «Qualche anno fa realizzavamo circa 9 milioni di euro di vendite, ma siamo riusciti a parare bene il colpo. Tra i Paesi in cui cresciamo c’è l’Australia, dove siamo tra i principali brand di baby food, ma anche il Sud Est asiatico».
Il Gruppo conta oggi oltre 100 dipendenti solo a Castelfranco, con una superficie produttiva di 35 mila metri quadri suddivisi anche tra Pianiga e Casteldidone (Cremona). «Dal 2001 il fatturato è cresciuto di venti volte: da 3,5 milioni a 64 nel 2024. Il 2025 è partito molto bene: siamo già a +4% e prevediamo di chiudere tra +6 e +7%, il biologico è un settore riconosciuto, in cui si continua a innovare».
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