Francesca, la grappa ha la sua influencer: la nipote di sesta generazione rifà il look a Nonino
Ha 31 anni ed è un fenomeno social tra masterclass e ricette per cocktail. In una video-intervista con Nordest Economia si racconta: «Amo la mia famiglia e i nostri prodotti, mi è naturale metterci il cuore»

UDINE. Se la chiamate “influencer della grappa” lei sorride, «ma mi hanno definita anche la Piero Angela», confessa. Francesca Bardelli Nonino, 31 anni, sesta generazione della dynasty udinese dei distillatori, ha unito l’alfa e l’omega, la tradizione di un prodotto antico (non chiamatelo vecchio, «vecchia ne è solo la percezione», dice) con la modernità della comunicazione social fatta di video nell’orto della nonna, ricette per i cocktail a base di grappa, effetti speciali e alambicchi che “esplodono”. E il boom è soprattutto quello dei contatti: da marzo ad oggi li ha più che triplicati, da 9 a 27 mila, su Linkedin, piattaforma che sembra l’ideale – meglio di Instagram, dove pure ha oltre settemila follower – per valorizzare questo mix tra la riconoscibilità di un marchio storico e l’impronta di freschezza e vitalità che Francesca sprigiona.
La storia della Nonino, oltre 120 anni impossibili da distillare in poche righe, è comunque molto femminile: nel 1940 Silvia Nonino, rimasta vedova di Antonio, terza generazione, diventa la prima donna a capo di una distilleria, e il suo tocco botanico dà una prima svolta. Nel 1962 Benito Nonino sposa Giannola Bulfoni: ha inizio la ricerca e la lotta appassionata per portare la grappa da cenerentola ad acquavite nobile: nel 1973 creano la prima grappa da singolo vitigno, altra svolta che esalta qualità e specificità, nel 1984 nasce l’acquavite d’uva intera. La rivoluzione è anche nel packaging, con le bottiglie-ampolla, e nella comunicazione, dalle foto di Toscani alle bottiglie regalate a Gianni Agnelli: Nonino diventa un prodotto d’eccellenza conosciuto in tutto il mondo.
«Orazio Nonino, il mio quadrisavolo, aveva un alambicco su ruote e andava di vigneto in vigneto a raccogliere le vinacce e poi distillava la grappa – racconta oggi Francesca – Da lì sono arrivati Luigi, Antonio, Benito con Giannola dal cui matrimonio sono nati mia mamma Cristina e le mie zie Antonella ed Elisabetta, e ora nella sesta generazione siamo in otto».
È stato naturale decidere di lavorare per questa azienda-famiglia?
«C’è una foto di me, alta così, a casa della nonna a indicare le bottiglie della grappa: ci sono proprio nata e cresciuta. Ho avuto esempi in famiglia forti, ho capito che non era solo lavoro ma proprio una missione di vita: trasformare la grappa da Cenerentola a regina dei distillati. La passione è stata tramandata di generazione in generazione, non poteva lasciarmi indifferente: io penso di essere la fan numero uno di Nonino, adoro i nostri prodotti, sono innamorata della loro storia, orgogliosa della loro qualità e dei valori che rappresentano. E vedo l’amore con cui la mia famiglia lavora: chi non vorrebbe poter continuare? Mi sento fortunata e onorata. E nel 2019 Nonino è stata eletta miglior distilleria del mondo, sembra una favola: se ti impegni e ci metti tutto il cuore, ce la fai».
Come hai iniziato in azienda e con che ruolo, prima di diventare l’influencer della grappa?
«La accetto volentieri come definizione – ride – questo ruolo nasce casualmente. Sono entrata in azienda nel 2016 facendo la gavetta, di tutto e di più, una sorta di brand ambassador ma in realtà “tappabuchi”, dove serviva negli eventi e nelle fiere. Ho viaggiato tanto e nel mentre, dopo i miei studi in ambito finanziario, ho dato spazio alla mia passione per il comunicare: ho visto che la gestione dei canali social di Nonino poteva essere seguita in modo diverso, con più cuore, mi dispiaceva che un’azienda autentica come la nostra non riuscisse a comunicare questo valore. Ho fatto un master sulla social media comunication con il Sole 24 Ore che mi ha aperto la mente, ho continuato a viaggiare e imparare. E poi è arrivata la pandemia».

E ha cambiato tutto.
«Non si poteva più viaggiare. Ho iniziato le dirette su Instagram per tenere i contatti, mi piaceva l’autenticità del “live”, anche coinvolgendo gli altri componenti della famiglia. Da lì siamo partiti con masterclass settimanali sulla grappa, poi la pandemia è durata più del previsto e non mi ha fatto dormire la notte. Dovevo trovare il modo di comunicare che comunque Nonino c’è: una masterclass online gratuita a supporto della ristorazione italiana con kit degustazione a domicilio, pubblicizzata sulla nostra pagina Linkedin, ha fatto subito 80 contatti e ho fatto un video per festeggiare ed è diventato virale. Era ottobre 2020. Da lì il boom: le masterclass sono diventate 25, i video tanti e cliccatissimi, il 9 marzo 2020 è stato lo staff di Linkedin Italia a contattarmi per chiedere se volessi diventare Linkedin influencer».
Questo successo social si traduce in nuovi clienti per l’azienda? I contatti diventano vendite?
«Sicuramente con la masterclass online abbiamo intercettato nuovi appassionati. C’è stata una riscoperta per la grappa, spinta anche dalla vittoria come miglior distilleria del mondo, prima e unica azienda italiana a ottenerlo, assegnato a gennaio 2020, proprio prima del lockdown. Nei miei video non do codici sconto o cose del genere, non mi piace mercificare perdendo la purezza del messaggio. Il mio obiettivo ora è rendere social la trasparenza dell’etichetta della grappa, ho un sassolino nella scarpa».

Quale?
«La mia famiglia ha rivoluzionato il mondo della grappa e dei distillati, c’è solo una battaglia ancora in sospeso: la trasparenza in etichetta per la grappa. È dal 1970 che chiediamo che diventi obbligatorio indicare in etichetta il nome del distillatore e, se diverso, il nome dell’imbottigliatore. Manca la trasparenza, purtroppo: sono accettati termini fuorvianti che possono trarre in inganno il consumatore. Si può ad esempio “avere una distilleria artigianale” ma imbottigliare e vendere grappa industriale. In Italia ci sono meno di 130 distillerie e più di 500 imbottigliatori. Voglio che ogni italiano sappia scegliere con consapevolezza la grappa. Voglio tutelare il distillato italiano per eccellenza. La grappa è ambasciatrice della cultura italiana nel mondo, è la nostra storia».
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