Fatturato a 10 milioni nel 2025. Zago: così Acqua Pradis rivivrà

L’imprenditore veneto racconta come conta di rilanciare il marchio di Clauzetto. «Puntiamo sul vetro, due milioni e mezzo per creare un nuovo magazzino»
Fabiano Filippin
Bruno Zago
Bruno Zago

L’acqua Pradis sta tornando sul mercato: a credere nel futuro dello storico marchio dopo tre anni di assenza dalle tavole degli italiani è Bruno Zago, uno dei massimi imprenditori nazionali della carta.

Dal quartier generale della Pro Gest, a Ospedaletto di Istrana, Zago racconta perché ha voluto acquisire il malconcio stabilimento di Clauzetto e ridargli nuova vita. Tanto che la cessione del brand e degli impianti è ancora formalmente in corso avanti il Tribunale di Roma dove l’azienda si trova in regime di concordato.

«In attesa della formalizzazione dell’iter, che dovrebbe avvenire entro qualche mese, siamo pronti a decollare – ha spiegato il self made man trevigiano -. Ci siamo prodigati per una rapida rimessa in funzione delle attività. Il che non è cosa di poco conto, nemmeno dal punto di vista finanziario. Abbiamo dovuto installare nuovi macchinari e intervenire anche sull’immobile per un esborso iniziale di circa due milioni e mezzo. Ora però possiamo brindare con la prima bottiglia della rediviva Pradis».

Il cronoprogramma è ben definito. A coordinarlo sarà il dg Evenio Vanzo, che ha già riassunto tre dei dipendenti in cassa integrazione. «Chiaramente il 2023 sarà dedicato all’avviamento ma prevediamo di arrivare presto ad una produzione di 100 mila bottiglie al giorno – ha detto al proposito Vanzo -. Il target prefissato di qui al 2025 è di 35 milioni di pezzi all’anno, con un fatturato vicino ai 10 milioni. In una prima fase opereremo con un solo turno: la speranza è di attivare il secondo in tempi brevi, aumentando anche il personale. Abbiamo già individuato dei validi collaboratori per ricreare una rete commerciale, inizialmente diffusa in Triveneto. Poi si vedrà».

Stabilimento di Acqua Pradis
Stabilimento di Acqua Pradis

È a questo punto che Zago espone nel dettaglio cosa bisognerà fare in un prossimo futuro per garantire pieno sviluppo. «Puntiamo molto sul vetro, che va per la maggiore sui mercati esteri e che ci permette di accedere al settore “horeca” della ristorazione – ha anticipato il patron di Pro Gest -. Per ora ci siamo concentrati sulla linea della plastica dopo aver sostituito quella della precedente gestione, ormai fatiscente. Non nascondo però che ci stiamo già muovendo per un macchinario di confezionamento del vetro il cui prezzo viaggia nell’ordine di un milione e mezzo di euro. Se vogliamo davvero credere in questa azienda, dobbiamo impegnarci nella logistica».

L’intenzione è infatti quella di investire ulteriori due milioni e mezzo di euro per allargare il sito produttivo e creare così un magazzino di oltre tremila metri quadrati. «Dobbiamo attendere le autorizzazioni di Comune e Regione ma è evidente che per noi è indispensabile disporre di nuovi spazi», ha concluso Zago non prima di aver svelato altri due particolari dell’affare concluso in Val Cosa. Il primo riguarda il passato, con l’imprenditore che già 12 anni fa si era innamorato della fonte che sgorga dal monte Dagn e aveva tentato di acquisirla. «Non andò bene, poi qualche mese fa vengo a sapere del concordato giudiziario e mi sono detto che era il momento di chiudere il cerchio», ha confermato anticipando infine l’assenza di particolari restyling del marchio originario. Il logo a caratteri greci anticheggianti dovrebbe restare quasi uguale, segno di un’attenzione alla clientela che negli anni si era affezionata ad acqua Pradis.

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