Droni marini avanzati contro l’inquinamento: l’idea di Ocean per Siot

Rinnovata fino al 2029 la collaborazione per la prevenzione e salvaguardia del mare al terminal. I nuovi sistemi aiuteranno il personale nella bonifica degli spazi stretti

Giorgia Pacino

Hanno toccato le acque italiane per la prima volta ieri, all’Arsenale di Trieste. Iadys Mos+ (Mobile oil skimmer) e Jellyfishbot expert sono i due droni marini antinquinamento su cui ha investito Ocean in occasione del rinnovo fino al 2029 della collaborazione ormai più che decennale con Siot, la Società italiana per l’oleodotto transalpino, per il servizio di prevenzione e monitoraggio antinquinamento del terminal marino.

I due droni, sviluppati con il centro antinquinamento nazionale francese Cedre e impiegati per la prima volta in Italia a Trieste, aiuteranno il personale marittimo nelle azioni di bonifica degli spazi stretti tra nave e banchina e sotto i pontili, contribuendo alle attività di prevenzione, monitoraggio e contrasto all’inquinamento nell’area.

I dispositivi sono stati studiati per facilitare la raccolta di idrocarburi, oli, micro e macro rifiuti plastici. Quello messo in acqua ieri all’Arsenale è un sistema telecomandato in grado di operare in mare con uno skimmer dotato di un’unità di stoccaggio da 120 litri o, in alternativa, con un sistema di rete – in gergo, i cosiddetti “spaghetti” – capace di assorbire gli idrocarburi. L’efficacia con lo skimmer raggiunge il 97%: su 100 litri raccolti, 97 sono idrocarburi e 3 di acqua.

«Siamo il principale scalo petrolifero del Mediterraneo e per noi la costante ricerca di soluzioni innovative e l'impegno verso i più alti standard di sicurezza e rispetto per l'ambiente sono imperativi», ha osservato il presidente di Siot e general manager del Gruppo Tal, Alessandro Gorla, alla prima uscita pubblica dopo la nomina.

«Vengo da 15 anni di esperienza in Medio Oriente: ho visto tanti terminal marini, ma quello di Trieste visto da fuori è ancora più competitivo di quanto non appaia qui. Integrare i servizi con questa innovazione, che con coraggio Ocean ci ha proposto, aggiunge un quid di servizi che altri non hanno».

Dalle dimensioni ridotte, il drone è gestibile da remoto fino a un chilometro di distanza. Il sistema di videocamere full HD integrato permette di mantenere una visione completa degli spazi: rileva gli ostacoli di superficie (in un raggio di 25 chilometri) e subacquei (fino a 6 metri di profondità) ed è in grado di evitarli. Con un’autonomia di otto ore se controllato a livello manuale e fino a 17 ore nella modalità a guida autonoma, è anche dotato di un sistema di navigazione satellitare e Gps per missioni a distanza.

«In un contesto geopolitico ed economico come quello attuale gli investimenti devono essere ancora più ponderati, ma avere la fiducia di stakeholder come Siot è decisivo nella scelta», ha sottolineato Michela Cattaruzza, ad di Ocean. «Dodici anni fa quando abbiamo iniziato questo percorso, abbiamo investito su battelli antinquinamento, installato termocamere che si interfacciano con il terminal marino, proiettori e radar che utilizzano onde capillari che possono rilevare uno sversamento in mare aperto.

I droni sono stati la naturale conseguenza di questo percorso, quando ci siamo resi conto che potevamo colmare un vuoto: questi sistemi non solo ci permettono di intervenire con maggiore efficacia e rapidità nelle aree più difficili, ma soprattutto garantiscono la sicurezza del nostro personale, aspetto per noi fondamentale».

La configurazione adottata dal sistema Mos+ permette infatti di raccogliere l’inquinante riversato in mare da navi o imbarcazioni da diporto il più vicino possibile alla fonte, evitando l’esposizione degli operatori a situazioni potenzialmente pericolose anche in spazi piccoli e confinati nelle zone più anguste da bonificare. Il suo utilizzo si rivelerà utile anche per pattugliare il mare e rilevare oggetti non identificati, consentendo attività di verifica, security e ispezione.

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