Dolomites Milk, l'hub per il latte nato dalla collaborazione tra Loacker e Brimi: previste 25 assunzioni

Il nuovo impianto si occuperà di essiccare il latte rendendolo puro e senza OGM. Protagonista anche Invitalia che ha finanziato il progetto con 8 milioni di euro

BOLZANO. Due colossi del tessuto economico altoatesino, un nuovo hub da 10.000 metri quadrati per la produzione di latte e suoi derivati in polvere e un contratto di sviluppo per assumere nuove leve. Sono questi i protagonisti della storia di Dolomites Milk, a Vandoies, una newco nata nel 2018 dalla fusione d’intenti di Loacker Spa e Brimi Centro Latte di Bressanone, tradotta in un polo per una produzione lattiero-casearia di nicchia, a filiera totalmente controllata e innovativa.

A far da cornice al progetto c’è l’investimento complessivo che ammonta a circa 25 milioni di euro, di cui 8 di agevolazioni a fondo perduto per l’assunzione di 25 nuovi collaboratori messo in campo da Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Una collaborazione vincente tra pubblico e privato che ha dato i suoi frutti, grazie ad una visione comune che ha portato alla realizzazione del progetto.

Latte di qualità nel nuovo impianto

L’impianto si dedicherà alla sprayzzazione del latte e dei suoi derivati, permettendo così di realizzare un prodotto privo di ogm, alpino, kosher e halal altamente differenziante. Questo perché il latte è uno degli ingredienti più importanti per l’azienda altoatesina, e per questo deve essere di qualità eccellente e provenire da una filiera controllata. Durante il processo produttivo, il prodotto condensato viene trasferito nella torre di sprayzzazione e nebulizzato. Piccole gocce scendono lentamente, per essere asciugate da un getto di aria calda. L’evaporazione avviene a bassa temperatura per consentire di mantenere integre le proprietà del latte e ottenere un prodotto puro, di qualità e naturale. In numeri, circa un terzo della materia prima impiegata nel nuovo stabilimento è costituito da siero di latte risultante dalla lavorazione di latte fresco, che ogni giorno i contadini altoatesini riuniti in Brimi forniscono alla cooperativa. Il resto proviene da altri fornitori che vengono selezionati con cura e che devono categoricamente rientrare all’interno della Regione Alpina.

“Fino a qualche anno fa il siero che nasce dalla produzione della mozzarella lo portavamo all’estero, in Olanda e in Germania. Poi abbiamo pensato di realizzare questo progetto per l’utilizzo del siero e degli altri derivati del latte - racconta Martin Mair, direttore generale di Brimi -. Il finanziamento di Invitalia è stato fondamentale per la creazione di questa realtà, e per dare più valore a tutto il settore lattiero-caseario dell’Alto Adige, valorizzando di più la materia prima e quindi anche remunerando meglio il contadino”.

Lo stabilimento di Vandoies sarà in funzione 24/7, 365 giorni l’anno, arrivando a produrre fino a 15mila tonnellate di siero di latte e latte in polvere all’anno. Circa un terzo del latte in polvere creato sarà utilizzato per la produzione Loacker, mentre i restanti due terzi circa saranno rivenduti a clienti internazionali selezionati.

Uno sguardo green

Una nuova tecnologia all’avanguardia che permetterà a Loacker e Brimi di competere in maniera innovativa e soprattutto nel pieno rispetto dell’ambiente circostante. “Abbiamo la possibilità di creare energia riutilizzando il calore della torre di sprayzzazione, abbiamo ridotto notevolmente le emissioni in atmosfera e minimizziamo il fabbisogno di acqua riutilizzando l’acqua della lavorazione che viene purificata per osmosi e usiamo l’acqua del fiume vicino per raffreddare gli impianti”, spiega Wanda Hager, presidente di Dolomites Milk e board member e managing director Agriculture and Procurement di Loacker.

L’aiuto fondamentale di Invitalia

Invitalia ha deciso di scommettere su un settore, quello lattiero-caseario che ricopre da sempre un ruolo primario nel settore agro-alimentare del Paese, soprattutto in ottica export. E ciò è stato possibile grazie alla visione comune del progetto, e una disponibilità reciproca messa in campo da tutti i player coinvolti. “Il nostro contratto di sviluppo si rivela essere uno strumento più che adeguato per sostenere il made in Italy e l'offerta produttiva delle medio-grandi imprese, sia multinazionali estere che italiane”, spiega Domenico Arcuri, Amministratore delegato di Invitalia.

Loacker e Brimi, due giganti altoatesini

La prima non ha certo bisogno di presentazioni. Loacker, storico marchio dei wafer nato nel 1925, ha chiuso l'anno 2019 con un fatturato di 355 milioni di euro - in crescita del 14% rispetto al 2018. Conosciuta in tutto il mondo, confeziona 957 milioni di specialità in oltre 118 Paesi, e rimane da sempre fedele alla propria vocazione familiare senza aprire all'ingresso nel capitale di soggetti esterni. Brimi invece è una cooperativa di circa mille contadini specializzata nella produzione di mozzarella, ricotta, mascarpone, burro, panna e latte fresco. Ha chiuso il 2019 con un fatturato di 95 milioni di euro e oltre 185 collaboratori nel proprio team.

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