Danieli, anno da record con il pieno di ordini dalla Russia alla Cina
Il colosso siderurgico di Buttrio ha messo a punto tecnologie uniche, al mondo per la produzione dell’acciaio green riducendo le emissioni

UDINE. Danieli si appresta a chiudere l’anno con un portafoglio ordini su livelli record. Ha infatti appena incamerato la commessa per un impianto innovativo in Cina, per la produzione di nastro d’acciaio, e ha siglato un memorandum con la russa Imh Holding, produttore integrato di acciaio, che - sulla scia di quanto già avviato da altri gruppi europei - prevede lo studio e l’analisi degli impianti e la messa a punto di soluzioni tecnologiche finalizzate all’abbattimento delle emissioni e all’addio al carbone
In Cina il Gruppo Danieli realizzerà un impianto in grado di produrre 2,5 milioni di tonnellate l’anno di nastro di acciaio. «E il tipo di impianto, brevettato Danieli - spiega il presidente del Gruppo, Gianpietro Benedetti - più flessibile al mondo in quanto è in grado di produrre nastri che variano da 0,8 a 25 millimetri, in tutte le larghezze e in tutti gli steel grades. Inoltre è green toward net zero in quanto non prevede il forno di riscaldo».
L’origine di questo impianto risale agli anni 90, con un prototipo di colata installato nelle acciaierie Abs che aveva richiesto un investimento importante, «riportando il dato ai valori attuali, il corrispettivo di 85 milioni di euro». Il prototipo mantiene le promesse legate a performance, qualità, costi, e così il primo impianto verrà venduto qualche anno più tardi ad Algoma, in Canada, il secondo alla Ezz Industries in Egitto e a seguire, attualizzato all’evoluzione della tecnologia, è stato installato in Russia, cliente Omk, in Turchia e in Vietnam.
«L'esperienza ha fatto nascere nuove idee - prosegue Benedetti - e da qui nasce il brevetto Due (Danieli Universal Rolling), e il cui primo impianto è stato installato in Cina su ordine della Sgjt. Ultimato nel 2020, ha iniziato la produzione agli inizi del 2021, rivelandosi come il migliore della propria categoria e sostenendo l’acquisizione di nuovi ordini: dalla russa Evraz nei mesi scorsi, che ha appunto acquistato un impianto Due, e quello di oggi, sempre dalla Cina, ma questa volta il committente «è un privato».
«É la prima volta che un’azienda privata, quindi non partecipata dallo Stato cinese, la Yukun, dà avvio ad un investimento che, alla fine, varrà circa 550 milioni di dollari», sottolinea Benedetti. A convincere l’imprenditore cinese i rischi tecnologici, vicini allo zero, e le performance ambientali - a cui ora la Cina è particolarmente attenta - garantite dall’impianto.
«La riduzione delle emissioni è ormai un imperativo globale - ricorda Benedetti - è la produzione di acciaio è particolarmente esposta a causa della Carbon Tax che colpisce sia le produzioni europee sia, in prospettiva, i prodotti importati. Questa spinta verso il net zero - rimarca Benedetti -, oltre alla ricerca di una sempre maggiore competitività da pare dei produttori di acciaio, fa sì che riteniamo di incrementare il fatturato del Gruppo sia in questo che nel prossimo esercizio».
E non solo in relazione al settore della progettazione e produzione di impianti siderurgici, ma anche nella produzione di acciaio, con la divisione steel making presidiata da Abs, in cui «negli ultimi 10 anni abbiamo investito oltre 1 miliardo di euro e che ha come obiettivo ricavi per 1,3/1,4 miliardi di euro, sebbene la marginalità risenta dei costi dell’energia - conclude Benedetti -. A breve inaugurerà a Cargnacco l’impianto per la produzione di sfere, mentre è già stato aperto a Brescia il primo Abs service a cui ne seguirà un secondo in Germania e contiamo di avviarne altri due sempre in Europa. Al momento, cui, l’obiettivo dei 4 miliardi di euro di ricavi di gruppo nel 2022/23, è perseguibile».
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