Dai cavallini al fitness così la Ledraplastic fa divertire i bambini e spopola in Giappone

L’azienda friulana è una delle pochissime che produce giocattoli in Italia. Esporta il 95% della produzione

Maura Delle Case
Nevio e Paolo Cosani
Nevio e Paolo Cosani

Sono davvero pochi i giocattoli capaci di superare la prova del tempo. La più parte resta vittima nel giro di poco delle mutevoli simpatie dei bambini, modellate da aggressive campagne di marketing da parte delle aziende. Talvolta però accade che un gioco abbracci più generazioni. Vale per la celeberrima Barbie, ma anche per Rody, il cavallino cavalcabile prodotto dalla Ledraplastic di Osoppo, che quest’anno compie 40 anni, senza sentirli.

Amato più all’estero che in Italia - l’azienda realizza il 95% dei suoi ricavi oltre confine - Rody è un vero e proprio fenomeno in Giappone, dove oltre al cavallino si possono acquistare anche magliette e figurine che lo ritraggono. «Non solo - racconta il presidente di Ledraplastic, Nevio Cosani -. Rody è così popolare che ci sono addirittura i suoi sticker su Whatsapp».

Il cavallino cavalcabile è diventato negli anni il simbolo dell’azienda di Osoppo. Fondata nel 1951 da Aquilino Cosani, padre di Nevio e del fratello Paolo che oggi la guidano dando lavoro a 70 persone, l’impresa inizia a lavorare da subito nel mondo degli “squeeze toys”, giocattoli in plastica, poi in pvc, che emettono suoni quando vengono premuti. A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 Ledraplastic arriva ad essere contattata da Disney per la produzione di una lunga serie dei suoi personaggi. «Ne abbiamo fatti ben 32. Da Biancaneve a Pippo, Pluto, i Sette Nani, i Tre Porcellini e molti altri. Personaggi alti dai 20 ai 35 centimetri. Disney ci forniva i disegni, che erano cartoni animati, dunque piatti, e il nostro modellista li portava in tridimensionale, realizzando vere e proprie sculture». Bellissime e inossidabili al passare del tempo, tanto da spingere l’artista Maurizio Cattelan a utilizzare un Pinocchio prodotto da Ledraplastic per la sua opera “Daddy, Daddy”, concepita per una mostra ospitata nel 2008 al Guggenheim Museum di New York.

«Dopo 22 anni di lavoro per Disney, con il passaggio della licenza a Mattel non ci hanno rinnovato il contratto e dall’oggi al domani abbiamo dovuto reinventarci - ricorda Cosani -, iniziando a sondare anche altri mercati, con l’obiettivo di differenziare». Accanto al giocattolo - Rody nasce nel 1984 - l’azienda inizia a produrre palle e palloni, dedicati alla fisioterapia, alla riabilitazione e al fitness. «Oggi tutti parlano della fitball, ma a inventarla siamo stati noi» rivendica Cosani che la palla, come i giocattoli, l’ha portata in giro per il mondo. «Ne abbiamo vendute per gli uffici di Yahoo e di Google così come per una sfilata di Diesel» ricorda ancora il presidente citando solo una piccolissima parte delle collaborazioni realizzate dall’azienda negli ultimi anni. Il valore aggiunto? «Essere 100% made in Italy. Nel mondo del giocattolo, in Italia, siamo forse in quattro a poter assicurare che la produzione è fatta tutta nel nostro Paese» dice ancora Cosani.

Ad apprezzarlo è in particolare il mercato estero che come detto genera poco meno che la totalità dei 5,5 milioni di ricavi dell’azienda, in particolare tra Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea e Taiwan. «In molti casi, se il giocattolo non è made in Italy - conclude l’imprenditore - all’estero non lo vogliono proprio. Pensate, in Cina ci è capitato che volessero addirittura una dichiarazione di più. Recitava: “Questo giocattolo non è prodotto in Cina”. L’abbiamo incorniciata».

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