Dagli scarti della lana alle "coperte" per l’agricoltura: da Bolzano l’idea di Lokolana

Alcuni studenti della dacoltà di design di Unibz hanno creato un progetto di economia circolare che mira a trasformare gli scarti della lana di pecora in fertilizzanti e teli per proteggere le coltivazioni

BOLZANO - Partire dagli scarti dei prodotti per creare risorse naturali da poter sfruttare in specifici settori.

Si può riassumere così l’economia circolare, il modello innovativo che in Italia genera un business da quasi 90 miliardi di euro all’anno, e che sta vedendo grande applicazione negli ultimi anni per via della sua peculiarità nell’auto rigenerare energia e materiali garantendo un’alta eco-sostenibilità.

Un sistema economico diffuso anche in Alto Adige, tanto che la CNA locale ha sottoscritto, oramai due anni fa, la “Carta per la sostenibilità e la competitività delle imprese nell’economia circolare”.

Ed è proprio dal territorio altoatesino che arriva la startup “Lokolana”, formata da ragazzi tra i 19 e 23 anni, studenti di design alla Libera Università di Bolzano, che hanno capito come ridurre gli sprechi e soprattutto diminuire la produzione di nuove materie prime sfruttando quelle già esistenti.

Partendo da un dato: ogni anno in Alto Adige vengono buttate via circa 60 tonnellate di lana, uno dei materiali maggiormente reperibili sul suolo sudtirolese. Scarti che possono però essere riutilizzati in maniera intelligente per realizzare fertilizzanti da utilizzare in agricoltura con la tecnica della pacciamatura e teli per proteggere le coltivazioni dagli sbalzi di temperatura.

“La lana ha proprietà straordinarie che vanno solo scoperte ed elaborate”, spiegano i ragazzi del team.

L’idea di Lokolana

Il progetto è nato durante l’hackathon dedicato all’ambiente “Onda Z”, svoltosi nel gennaio scorso durante la fiera internazionale Klimahouse 2021 a Bolzano.

La gara prevedeva una serie di team che dovevano ideare soluzioni, progettualità d’impresa, politiche e servizi pubblici in grado di permettere a cittadini ed imprese di ridurre il proprio impatto sull’ambiente.

E la startup ha scelto di mantenere uno sguardo locale, conoscendo già il grande problema dello speco di lana di pecora, le cui proprietà sono svariate: da quelle termoisolanti a quelle fertilizzanti.

“Dopo ore di brainstorming, ricerche e discussioni con esperti e mentori, abbiamo deciso di sfruttare la lana per realizzare strutture speciali come reti di ombreggiamento per l’agricoltura", racconta il team.

Un’intuizione brillante che è stata presto modellata per applicarla nel concreto. I ragazzi hanno capito infatti che la lana di pecora – e i suoi scarti – possono essere lavorati per ottenere un prodotto simile ad una rete di pile che protegga le piante dagli sbalzi termici e soprattutto dai raggi ultravioletti.

Una vera e propria coperta realizzata attraverso la cardatura, una tecnica di produzione che si esegue con una macchina cardatrice che scioglie le fibre di lana e le orienta in direzione parallela.

“Oltre a questo metodo di produzione a macchina, tale processo può essere attuato anche manualmente, un'opzione che immaginiamo in collaborazione con le istituzioni locali”, racconta la startup.

Ma non finisce qua. Una volta diventato inutilizzabile, il telo può essere trasferito sul terreno secondo la tecnica della pacciamatura (operazione che permette di ricoprire il terreno con uno strato di materiale, al fine di impedire la crescita delle malerbe e mantenere l'umidità nel suolo), rendendo la lana un vero e proprio fertilizzante per le piante.

Questa tecnica aiuta infatti a mantenere caldo il terreno nel periodo invernale e fresco in estate, riducendo la necessità di annaffiare.

Alcune pecore brucano l'erba del Parco del Meisino, a Torino.ANSA
Alcune pecore brucano l'erba del Parco del Meisino, a Torino.ANSA

Un processo circolare

L’aspetto innovativo e green dell’’idea di Lokolana, è che non si riduce ad un semplice prodotto pensato per il mondo agricolo, ma è contemplato e sviluppato come un vero e proprio processo atto a non produrre rifiuti una volta giunto al termine.

Un ragionamento che modella in maniera viva il materiale, regalandoli un nuovo ciclo di vita. “Al momento la nostra idea è pensata soprattutto per i piccoli agricoltori locali, m speriamo che in futuro si possa allargare anche su scala industriale”, spiega il team.

E i prossimi passi per Lokolana sono già entusiasmanti: il team è pronto infatti ad intraprendere un percorso di consulenze e sviluppo del progetto presso il NOI Techpark, il polo dell’innovazione di Bolzano Sud, dove un gruppo di mentor ed esperti accompagneranno i ragazzi nella realizzazione concreta dell’idea.

Un luogo dove i giovani potranno entrare in contatto sia con realtà già radicate sul territorio ma anche con aziende nuove con la quale poter allacciare collaborazioni.

Bolzano tra le regine della sostenibilità

E non è un caso se il progetto sia nato e si stia sviluppando proprio a Bolzano, da sempre città modello e buon esempio per tutto quello che concerne la sostenibilità e la green economy.

Basti pensare che nonostante la grande crisi da Covid-19 abbia inciso pesantemente sui bilanci di moltissimi comuni italiani, il capoluogo altoatesino (assieme a Mantova, Trento e Torino) si è comunque classificata in vetta alla classifica delle città campioni di sostenibilità attiva.

A dirlo è stato il programma di accelerazione B4I dell’Università Bocconi.

Alcuni esempi? La Giunta Comunale ha abolito il Cosap, ampliato la rete ciclabile che già supera i 50 chilometri e ha approvato approvato il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima che individua le azioni necessarie per adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre entro il 2030 le emissioni di CO2 del 40% rispetto all’anno 2010.

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