Crisi Marelli, il Governo non esclude l’uso del Golden Power
Il 19 giugno l’incontro al Mimit sulla crisi finanziaria del gruppo che ha attivato negli Usa il Chapter 11. Sul sito di Tolmezzo, che occupa circa 800 persone, al momento non ci sono preoccupazioni

Ll Governo non esclude il ricorso al Golden power per proteggere Marelli, uno dei principali fornitori mondiali di componentistica per auto, che ha avviato la procedura di Chapter 11 negli Stati Uniti per gestire la crisi finanziaria in cui versa da mesi.
La decisione, ufficializzata nei giorni scorsi, e le sue possibili conseguenze sugli stabilimenti italiani del gruppo che occupano circa 6.000 persone – quasi 800 a Tolmezzo – è stata al centro dell’incontro che si è svolto ieri a Mimit, presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il sottosegretario Fausta Bergamotto, la dirigenza aziendale e le organizzazioni sindacali.
«Su questa vicenda siamo attenti e vigili, ben consapevoli del valore strategico dell’azienda – ha dichiarato Urso –. In questa fase possiamo agire su tre fronti: esercitare una moral suasion per garantire la continuità delle commesse, sensibilizzare eventuali attori industriali a partecipare alla procedura americana e valutare, se necessario, l’uso della golden power, strumento che ci consentirebbe di tutelare l’operatività e la strategicità dell’azienda nel comparto dell’automotive nazionale».
Nato nel 2019 dalla fusione tra Magneti Marelli e la giapponese Calsonic Kansei, il gruppo è gravato da un debito da 4,5 miliardi di dollari. Il piano di ristrutturazione, sottoscritto dall’80% dei creditori, prevede un finanziamento ponte da 1,1 miliardi di dollari. In pole position per subentrare all’attuale proprietario, il fondo Kkr, è un altro fondo a stelle e strisce, Svp (Strategic Value Partners) che, insieme a Fortress, Mbk e Deutsche Bank, figura tra i principali creditori dell’azienda. A meno che, nella finestra di 45 giorni prevista dalla procedura americana, non arrivino offerte alternative. Scenario anche questo possibile considerato l’interesse per il gruppo, già dimostrato nel recente passato, dall’indiana Samvardhana Motherson, colosso industriale da oltre 12 miliardi di dollari attivo nello stesso settore di Marelli.
Durante l’incontro al Mimit, il sindacato ha chiesto particolare attenzione alle relazioni di Marelli con i clienti, su tutti Stellantis, per il quale lavorano praticamente in esclusiva gli stabilimenti di Melfi, Caivano e Sulmona, che pagano pesantemente la difficoltà del gruppo e stanno facendo uso della cassa integrazione. «Sarà decisiva per il loro futuro l’assegnazione di nuove forniture o quantomeno la precisazione dei volumi di quelle già pattuite» si legge nella nota unitaria diramata ieri dai segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm, che al Governo hanno chiesto di «attivarsi per individuare e promuovere l’arrivo di un possibile solido soggetto industriale nazionale» e, dovesse mancare, «di non escludere la possibilità di un ingresso dello Stato nella compagine societaria».
Diversa la situazione per gli stabilimenti di Venaria, Corbetta e soprattutto Tolmezzo, che sta lavorando a pieno regime. «Grazie alle commesse per i marchi premium dell’auto tedesca, il lavoro a Tolmezzo c’è e anzi abbiamo al momento anche 70 interinali – ha fatto sapere da Roma lo storico delegato Rsu dello stabilimento friulano di Marelli, Liduino d’Orlando (Fim Cisl), unico delegato ad aver partecipato in presenza al tavolo al Mimit –. Il futuro resta però un punto interrogativo, in particolare in relazione ai piani d’investimento. Saranno confermati dal nuovo proprietario? Ne sapremo di più a fine anno, quando la nuova proprietà, chiuso il Chapter 11 e superato il vaglio dell’Antitrust, potrà entrare nel pieno delle sue funzioni».
Nel frattempo, la situazione sarà monitorata passo passo. Il tavolo al ministero è stato aggiornato tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Le parti sociali dal canto loro preparano a dar luogo, nei prossimi giorni, a un valzer di assemblee in tutti gli stabilimenti, contestualmente all’apertura dello stato di agitazione. «Nonostante le rassicurazioni di Marelli – si legge ancora nella nota unitaria – esprimiamo la nostra forte preoccupazione, determinati a contrastare con tutte le nostre forze eventuali chiusure e licenziamenti».
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