Confindustria Veneto Est, la manifattura dà segnali di risveglio: +0,3% nel terzo trimestre
Il bilancio dei primi nove mesi resta ancora lievemente negativo (-0,2%). Sul fronte estero, i dazi e il cambio penalizzano le vendite extra Ue (-0,5%), mentre l’export complessivo riesce comunque a riportarsi in territorio positivo (+0,8%)

La manifattura del Veneto orientale rallenta ma non si ferma. Dopo due anni di segno meno, la produzione industriale mostra un primo, timido segnale di risveglio: nel terzo trimestre 2025 l’attività cresce dello 0,3% su base annua, mentre il bilancio dei primi nove mesi resta ancora lievemente negativo (-0,2%), ma in netto recupero rispetto al -1,7% del 2024 e al -2,8% del 2023.
È una frenata che si attenua, in un quadro ancora attraversato da incertezza geopolitica, tensioni commerciali e dollaro debole, che continuano a pesare sull’export. Il dato emerge dall’indagine congiuturale (consuntivo terzo trimestre 2025 e previsioni ottobre 2025–marzo 2026), realizzata da Confindustria Veneto Est in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 778 imprese manifatturiere e dei servizi delle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.
Il recupero della produzione è trainato soprattutto dalle piccole imprese (+5%) e, in misura più contenuta, dalle grandi (+0,7%). Sul fronte estero, i dazi e il cambio penalizzano le vendite extra Ue (-0,5%), mentre l’export complessivo riesce comunque a riportarsi in territorio positivo (+0,8%), sostenuto dal mercato europeo (+1,7%).
La domanda interna, favorita da un’inflazione più contenuta, cresce dell’1,6% e contribuisce a migliorare il fatturato industriale nel trimestre. Gli ordinativi segnano un lieve progresso (+0,3%), l’occupazione continua a salire (+0,9%). Il costo delle materie prime resta una variabile critica, pur mostrando segnali di attenuazione: tra luglio e settembre il 29,7% delle imprese segnala ulteriori aumenti, contro il 32,1% della rilevazione precedente.
La discesa dei tassi da parte della Banca Centrale Europea inizia a riflettersi sull’economia reale, ma l’incertezza frena la domanda di credito: il costo del denaro è in aumento solo per il 9,3% delle aziende, mentre il 75% lo giudica stabile. La liquidità resta tesa per il 13,5% del campione.
Lo sguardo delle imprese è ora puntato su fine 2025 e inizio 2026. Prevalgono attese di stabilità produttiva (59,5%), ma cresce la quota di chi intravede un aumento della produzione: oltre un’impresa su cinque (21,1%).
Le previsioni sugli ordini interni restano prudenti, mentre migliorano quelle sulla domanda estera. Il 38,8% delle aziende prevede nuove assunzioni, percentuale che sale oltre il 50% tra le medio-grandi. Gli investimenti fissi sono attesi stabili dal 60,1% delle imprese, in calo per il 24,6%, ma in crescita per il 15,3%, una quota che potrebbe aumentare se Transizione 5.0 avrà «regole certe e risorse adeguate».
In questo contesto, la presidente di Confindustria Veneto Est, Paola Carron, richiama il tema della competitività come snodo decisivo: «In un contesto di grande incertezza, le nostre imprese dimostrano notevole resilienza e capacità di aprirsi a nuovi mercati. Ma ogni reazione deve confrontarsi con un tema imprescindibile che è la competitività del sistema produttivo, messo alla prova da un mercato globale sempre più aggressivo e dalla sfida della triplice transizione, ambientale, digitale e demografica». Secondo Carron, «la competitività richiede un impegno politico convinto e una visione di lungo periodo.
Ora il momento è cruciale per scelte chiare e immediate, in chiave nazionale ed europea, volte a evitare la deindustrializzazione e rilanciare la competitività». La presidente insiste sulla necessità di certezze: «Le nostre imprese hanno bisogno di orizzonti certi e programmabili per non perdere fiducia nelle istituzioni ed investire», chiedendo che gli incentivi agli investimenti previsti nella manovra 2026 siano «di semplice utilizzo e rapida operatività», con meno burocrazia, copertura stabile e applicazione immediata dal 1° gennaio.
Centrale anche il nodo energia: «Non è più rinviabile il provvedimento sull’energia per ridurre i costi, superiori in media del 44% rispetto alla media Ue, o rischiamo di perdere pezzi di industria».
Sul piano regionale, Carron avverte che «non possiamo permetterci di rallentare il supporto alle imprese che la Regione ha dato sinora», indicando come priorità attrattività, internazionalizzazione, innovazione, infrastrutture e data center. Un’agenda che guarda oltre il Pnrr, verso i fondi di coesione europei 2028-2034, sui quali «va scongiurata la gestione centralizzata che rischia di escludere le Regioni e i territori dalla programmazione».
Da qui l’appello a una governance territoriale forte, «valorizzando la capacità di progettare, sburocratizzare, attrarre e realizzare investimenti trasformativi». Una linea che Confindustria Veneto Est, conclude Carron, intende sostenere «al fianco del presidente Alberto Stefani per dare slancio alla capacità del nostro territorio di crescere e innovare»,
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