Cereal Docks, sostenibilità economica e ambientale: l’autoproduzione energetica copre l’82% del fabbisogno elettrico

Il gruppo vicentino ha sette stabilimenti e il fatturato ha raggiunto quota 1,4 miliardi di euro

Federico Piazza

Cereal Docks brilla per autoproduzione energetica. Con rilevanti ritorni positivi in termini di riduzione delle bollette, in una logica di combinazione tra gestione energetica e gestione del rischio sostenibili. Deriva infatti da autoproduzione con fotovoltaico e impianti di cogenerazione ben l’82% del fabbisogno elettrico del gruppo vicentino (fatturato 2020 di 844 milioni di euro, bilancio 2021 chiuso a quota 1,4 miliardi), che nei suoi sette stabilimenti produttivi e tre centri di stoccaggio effettua la prima trasformazione agroalimentare per la produzione di ingredienti derivanti da oltre 2,7 milioni di tonnellate l’anno di cereali e semi oleosi, utilizzati in vari settori food e non-food.

Il risk management sostenibile di Cereal Docks
Il gruppo è attivo nella prima trasformazione agro-alimentare, per la produzione di ingredienti come farine, oli e lecitine, derivati dai semi oleosi (soia, girasole e colza) e cereali (mais, grano, orzo) destinati ad applicazioni nei settori alimentare, farmaceutico, cosmetico, nutrizione animale, tecnico ed energetico. «Per quanto riguarda il tema energetico – ha spiegato Giovanni Fanin, finance e risk manager, seconda generazione della famiglia proprietaria – gli investimenti nel fotovoltaico hanno portato ad impianti della portata di oltre 7 Mw oggi, che diventeranno 11 Mw ad inizio 2023, con un ulteriore incremento previsto entro il 2024, per un totale di 16 Mw. Investimenti cui si sono affiancati nell’ultimo triennio una serie di importanti interventi nei processi produttivi per la riduzione dei consumi energetici». Mentre già nel 2019 erano state contrattate forniture di gas a prezzo fisso. Una politica di risk management con cui Cereal Docks, che è società benefit dal 2021, è riuscita a mettersi al riparo da aumenti di costi che avrebbero potuto avere forti conseguenze sul business.


L’impegno per la sostenibilità ambientale, economica e sociale nel modello di business del Gruppo si articola dalle filiere agricole, da cui nascono le materie prime, attraverso i processi produttivi, la gestione del ciclo dei rifiuti secondo le logiche della circolarità, fino all’approccio all’innovazione e alla logistica. «L’azienda – aggiunge Fanin – è già “allenata” ad applicare il risk management ad ogni ambito perché deve fare i conti con un prezzo unico di riferimento per tutto il mercato fissato dalla borsa di Chicago: ecco che diventa fondamentale eliminare o ridurre l’impatto di ogni variazione esterna tramite le opportune operazioni di copertura del rischio valuta/prezzo». Una prassi che ha consentito a Cereal Docks di guardare per tempo all’energia come a un potenziale elemento di rischio e di attuare “in tempi non sospetti” interventi che oggi l’hanno messa al riparo da problematiche che vivono altre imprese.

Le esperienze di Sostenibilità 360⁰ di Niuko
L’esperienza di Cereal Docks è stata presentata lo scorso 3 novembre presso la sede centrale aziendale di Camisano Vicentino, in occasione della seconda tappa del roadshow “Il viaggio della sostenibilità” promosso da Niuko, società di formazione di Confindustria Vicenza, in collaborazione con il raggruppamento Est Vicentino.

Un’occasione (il primo appuntamento era stato presso la Nuova Deroma di Schio a giugno, il prossimo sarà il 24 novembre presso la Crocco di Valdagno) per presentare il macro progetto Sostenibilità 360⁰ di Niuko, che propone percorsi aziendali e interaziendali dedicati alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, e per affrontare il tema delle connessioni fra gestione energetica e risk management esplorando alcuni casi concreti. Oltre a quello di Cereal Docks, il 3 novembre sono state illustrate le esperienze di Ecozema, realtà pioniera nell’adozione di un modello di economia circolare che produce stoviglie compostabili sin dai primi anni Duemila, di Bedin Galvanica nel settore delle finiture preziose per accessori moda e design, e della multinazionale Enersys dei sistemi di accumulo.

Armido Marana
Armido Marana

«La buona risposta raccolta dalle imprese – spiega Marina Pezzoli, Ad di Niuko – dimostra quanto sia diffuso il bisogno di confronto e di scambio su un tema su cui, anche a causa dell’emergenza attuale, la sensibilità è in forte crescita».
«Le imprese vivono un momento indubbiamente difficile – aggiunge Luca Zoppelletto, presidente del raggruppamento Est Vicentino di Confindustria – il caro energia è motivo di preoccupazione diffusa. Eppure osservo nelle realtà del territorio una grande capacità di resilienza: molte imprese si sono subito attivate per mettere in campo soluzioni nuove volte a comprimere i consumi e questa congiuntura si sta rivelando anche occasione per spingere con più decisione verso un nuovo modello di business. L’incontro in Cereal Docks è stato occasione preziosa di contaminazione, attraverso la condivisione di esperienze e buone pratiche».

L’indagine sulla sostenibilità e le istruzioni per le imprese di Confindustria Vicenza
Sul tema in particolare degli strumenti di misurabilità delle performance, per aiutare le imprese a capire a che punto sono nei loro processi, si collocano intanto i primi risultati dell’indagine “Sostenibilità: istruzioni per le aziende” realizzata da Confindustria Vicenza in collaborazione con il Dipartimento di economia aziendale dell’Università di Verona, presentati a Vicenza il 14 novembre. Tra marzo e luglio 2022 hanno risposto in maniera completa al questionario circa 300 imprese vicentine, su un campione complessivo di oltre 800 aziende manifatturiere con un fatturato di almeno 2,5 milioni di euro di diversi settori, dimensioni e anzianità. L’obiettivo dello studio, che proseguirà con il monitoraggio costante per le aziende partecipanti e la possibilità per altre di aggiungersi, è di fornire un innovativo strumento di misurazione del livello di sostenibilità delle imprese in tema ambientale, sociale e di governance oltre che in tema economico.

«L’obiettivo di questo studio è di rendere alle aziende che hanno partecipato una fotografia di dove sono rispetto al territorio e al settore di appartenenza. Oggi intraprendere un percorso di sostenibilità non è per le imprese questione di decidere se farlo o no, ma di decidere quando», commenta Armido Marana, vice presidente di Confindustria Vicenza con delega alla sostenibilità e all’economia circolare e Ad di Ecozema, che sottolinea anche l’importante aspetto formativo di aiutare le imprese a conoscere la terminologia dei concetti di sostenibilità per essere in grado di rispondere in maniera adeguata quando, e succede sempre più frequentemente, informazioni per la valutazione (assessment) vengono richieste da diversi tipi di soggetti esterni e le risposte influiscono sulla determinazione del rating.

Dalla ricerca, coordinata dalla professoressa Silvia Cantele su dati raccolti attraverso il lavoro di sei studenti dell’Università di Verona supportati con borse di studio di Confindustria Vicenza, è emerso che le imprese vicentine hanno un buon livello di sostenibilità sociale, cioè di attenzione nei confronti dei diritti dei lavoratori (dimensione persona). Mentre occorrerà prestare maggiore attenzione a governance e sostenibilità ambientale. L’implementazione della sostenibilità risulta ancora fortemente legata alla variabile dimensionale, superiore nelle grandi aziende. Emerge la necessità di un’evoluzione dell’approccio culturale alla sostenibilità: non più solo pratiche informali ma crescente necessità di una formalizzazione dell’implementazione attraverso processi strutturati e adesione a standard sempre più richiesti (da clienti, finanziatori, ecc.). E anche nell’ambito sociale, dove i risultati sono migliori, si segnalano ampi margini di miglioramento in tema di governance sostenibile, ancora “lontana” dalle aziende del territorio vicentino.

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