Beltrame rafforza la leadership nel mercato europeo grazie all'accordo con la bresciana Ferrosider

VICENZA. Nel processi di macro-regionalizzazione dei mercati internazionali dell’acciaio, emerge l’esigenza per gli operatori di settore di investire in strategie che migliorino la capacità di presidiare l’area europea.
Tra i recenti progetti in tal senso, spicca quello di AFV Beltrame con focus sui mercati italiano e tedesco, e più marginalmente francese. Il produttore siderurgico vicentino punta infatti a rafforzare la leadership nel mercato europeo dei laminati mercantili attraverso un contratto di trasformazione con la bresciana Ferrosider del gruppo ORI Martin, che di fatto segna un ulteriore step nell’integrazione tra la siderurgia veneta e quella lombarda. L’accordo sarà commercialmente operativo da inizio 2021.
“Forniremo a Ferrosider piani di laminazione trimestrali in base alle esigenze di mercato”, ha spiegato il direttore commerciale di AFV Beltrame Enrico Fornelli. “Per ovvie ragioni, non abbiamo registrato alcuna forte avversione. Crediamo, e lo spiegheremo man mano a tutti gli operatori che stiamo incontrando, che un mercato libero ma più regolato e ordinato sia un vantaggio per tutti”.
Fornelli ha sottolineato come oggi l’anello più debole nella catena dell’acciaio sia quello della distribuzione, e che per superare queste criticità spetti anche ai produttori trovare delle formule adeguate. Per quanto riguarda i risultati 2020, per AFV Beltrame calo del 10/12% dei volumi nel mercato domestico e del 7/9% in quelli esteri: delle quattro società europee del gruppo hanno sofferto di meno quelle in Svizzera, dove la produzione non si è mai fermata, e in Romania; più difficile invece in Francia e in Italia, a causa di lockdown più rigidi. Con prospettive per il 2021 di “una partenza cauta con visibilità ridotta, a causa anche dell’esplosione dei prezzi delle materie prime in corso che crea incertezza e che quindi invita ad aspettare”.
Nel 2020 la siderurgia europea ha sofferto un calo generale dei volumi ma soprattutto dei prezzi, a fronte invece di un aumento dei costi di produzione, soprattutto delle materie prime, a causa dalla massiccia domanda cinese. “Il prezzo del minerale di ferro è rimasto sostenuto nel 2020 perché la Cina ha adottato stimoli di carattere fiscale e monetario per sostenere il consumo di acciaio.
Tutto ciò stritola la marginalità delle acciaierie di mezzo mondo, che vendono meno e vedono aumentare i costi”, commenta Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi di Siderweb. “Stasi dei consumi, problemi di liquidità, crisi del settore automotive, politica cinese a sostegno delle proprie aziende siderurgiche e, naturalmente, la pandemia da Covid-19. Sono diversi i problemi alla base della difficile situazione del comparto dell’acciaio, che si riflettono sulle scelte dei maggiori player”.
Un ulteriore consolidamento del settore in Europa è dunque previsto, perché gli operatori avranno bisogno di economie di scala sempre più vaste. Con probabili effetti a cascata anche sui trasformatori, perché acciaierie più grandi avranno anche maggiore forza contrattuale. Le difficoltà si situano “all’interno di una situazione difficile di tutto il comparto siderurgico europeo, come dimostrano le operazioni in atto per ridurre capacità produttiva che in Europa si aggira sui 50-60 milioni di tonnellate”.
Numerosi sono stati nel corso del 2020 gli stop di impianti e i tagli di produzione da parte dei produttori in vari paesi: Salzgitter in Germania; Arcelor-Mittal in Polonia, Spagna, Francia e Germania; SSAB in Finlandia e Svezia; Liberty Steel in Repubblica Ceca. Per quanto riguarda l’Italia, Siderweb prevede che nel 2020 la produzione di acciaio calerà del 13,5%, facendo scendere l’industria siderurgica nazionale al 14° posto tra i produttori mondiali, superata negli ultimi due anni da Iran, Ucraina e Vietnam. Con una contrazione per i prodotti piani del 18% e dei lunghi del 9,6%. Pesa tantissimo tra i settori di impiego il crollo del 51,1% dell’auto.
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