«Il sistema degli appalti penalizza l’edilizia green. Vanno riviste le regole»
Studio dell’Università di Bologna commissionato da Cea. Il direttore generale Salomoni: «Materiali riciclati più costosi del 35%»

«Essere green, nel settore delle costruzioni e dell’edilizia, si può e si deve fare. Ma ha un prezzo che deve essere riconosciuto alle aziende, partendo dagli appalti pubblici». Oggi accade invece che chi si impegna di più sul fronte della sostenibilità, viene penalizzato perché i maggiori costi non vengono riconosciuti. La considerazione arriva da Cea, Cooperativa edile Appennino, sede a Pasian di Prato, alla luce dei risultati di una ricerca esclusiva commissionata ai dipartimenti di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali (professore Cesare Sangiorgi) e di Scienze e tecnologie agro-alimentari (professore Daniele Torreggiani) dell’Università di Bologna e consegnata dal professor Sangiorgi al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
Lo studio promosso da Cea, impegnata da tempo sul fronte dell’ecosostenibilità nel settore costruzioni, analizza il Life Cycle Assessment (Lca, la misura dell’impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita del prodotto) e il Life Cycle Costing (Lcc, i costi dei prodotti dalla produzione alla fase di smaltimento) di asfalti e materiali da costruzione, confrontando i prodotti riciclati sviluppati da Cea e quelli naturali vergini, oltre a valutarne le prestazioni in fase di utilizzo. I risultati della ricerca tracciano un quadro molto chiaro: se sul fronte delle prestazioni “in campo” asfalti e aggregati riciclati possono essere considerati paragonabili (quando non addirittura più performanti) ai corrispondenti “vergini”, analizzando il fronte dell’impatto ambientale le cose cambiano in modo radicale. «Il prodotto ottenuto da materiali di scarto riciclati mostra una riduzione significativa su tutti i fronti di valutazione – commenta il dg di Cea Fabrizio Salomoni –. Se ci concentriamo sull’asfalto, ad esempio, vediamo che per quello riciclato gli effetti negativi sulle persone presentano una riduzione pari al 90%, quelli all’ecosistema scendono dell’89% e gli effetti sulle risorse non rinnovabili si riducono del 70%». Impatto ridotto anche nel caso dei materiali da costruzione. Se si analizzano i costi per l’azienda, «nel caso migliore, quello dell’asfalto, i prezzi del prodotto riciclato e di quello vergine sono paragonabili e si attestano intorno ai 100 euro/t – prosegue Salomoni –. Ma quando analizziamo i materiali da costruzione, come aggregati e miscele legate di aggregati, il costo di un prodotto riciclato è fino al 35% più alto di quello di un prodotto vergine equivalente». Da qui la scelta di presentare la ricerca al ministro con l’obiettivo di far comprendere come i prodotti riciclati abbiano un costo maggiore per l’impresa a fronte di un minore impatto sull’ambiente, ma lo scegliere materiali green è penalizzante per l’azienda perché il maggior costo non viene riconosciuto. «La ricerca confidiamo sia uno strumento utile per le istituzioni affinché possano adottare provvedimenti idonei a sostenere la transizione green del settore edile incentivando chi sceglie materiali amici dell’ambiente», conclude Salomoni.—
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