Il fronte del porto scenderà in piazza per non perdere Zeno D’Agostino

Mobilitazione a favore del presidente del sistema portuale: per lui parlano i risultati. Intanto il Veneto si fa avanti 
Al varco 4 del Porto di Trieste, l'ex presidente dell'Autorità di Sistema Portuale dell'Adriatico Orientale Zeno d'Agostino partecipa alle proteste dei lavoratori del Porto.
Al varco 4 del Porto di Trieste, l'ex presidente dell'Autorità di Sistema Portuale dell'Adriatico Orientale Zeno d'Agostino partecipa alle proteste dei lavoratori del Porto.

TRIESTE

«C’è solo un presidente», era il coro degli uomini del porto qualche giorno fa a Trieste. Un presidio scattato in appoggio del “loro” Zeno d’Agostino, con tanto di fumogeni, container bloccati e la promessa «nessuno si muove di qui». Inneggiavano al loro presidente “decaduto” i lavoratori, indossando la maglia con la scritta “proud to be a docker”, “orgogliosi di essere portuali”.

Per capire l’attaccamento della città giuliana a Zeno D’Agostino, manager di origine veronese, e fautore di una crescita impetuosa del porto triestino negli ultimi quattro anni, dovrebbero bastare le cifre della sua gestione: tonnellaggio totale delle merci movimentate incrementato dell’8,75% a quasi 62 milioni, numero di teu (container movimentati) andato su del 67,41%, treni transitati saliti da 5.980 a 9.771, con un aumento in valore percentuale del 63, 39%.

D’Agostino è uno che ha fatto della filosofia, “far rendere al massimo una infrastruttura prima di farne altre”, una specie di sfida personale. Dimostrando che un’Autorità Portuale, pur così annodata al molo della politica, può essere gestita con capacità manageriali innegabili, dare sviluppo a una città, creare occupazione. Ha dimostrato che il merito di fare le cose in questo paese viene riconosciuto. E questo fino a che l’Anac non ha infranto questa specie di anomalia, costretta dalle regole di un italico masochismo della norma. L’Autorità nazionale anticorruzione ha dichiarato decaduto D’Agostino dalla carica di Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, in quanto incompatibile con la carica di presidente della società Trieste Terminal Passeggeri (Ttp), di cui il Porto di Trieste detiene il 40 per cento. La sentenza risaliva al 16 marzo scorso ma è stata notificata soltanto il 4 di giugno e contiene elementi di retroattività, dunque è nulla tutta l’attività portuale dal momento del conferimento dell’incarico, nel novembre 2016. Stando alla sentenza la carica di D’Agostino sarebbe stata inconferibile. Questi fu infatti nominato commissario dell’Autorità portuale nel febbraio 2015. Per statuto, spetta all’Autorità portuale la nomina del presidente di Ttp e all’epoca fu indicato proprio D’Agostino in quanto commissario della stessa Autorità. Ed è questo il punto: D’Agostino era già alla presidenza della società turistica e crocieristica e quindi, dall’origine, non poteva essere nominato al vertice del porto.

La sentenza di Anac fa riferimemento al decreto legislativo 39 del 2013, che stabilisce incompatibile la nomina prima di un biennio e questo nonostante la carica come presidente in Ttp fosse priva di deleghe e senza emolumento. Anac, infatti, fa riferimento a una sentenza del consiglio di Stato in cui il fatto stesso di sedere in un consiglio di amministrazione significa potenzialmente condividere il potere con il soggetto delegante. Per riportare D’Agostino a capo del porto di Trieste la sospensiva della sentenza chiesta al Tar non basta. Bisogna trovare uno strumento normativo che disinneschi la norma contenuta nel dlgs 39/2013.

E su questo tutta la politica triestina di sta muovendo, per far modificare la norma.

Come? L’intento è di inserire nel primo decreto che passerà in Parlamento una norma che specifichi che l’incompatibilità scatta solo nel caso in cui le deleghe siano esplicitate. In questo modo si ritiene di poter, con la nuova norma, far tornare D’Agostino ex nunc (da quel momento in poi) rinominabile al vertice del Porto di Trieste. Del resto, sia il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, sia il titolare del Mise Stefano Patuanelli hanno dichiarato la loro stima per D’Agostino. E la norma andrebbe a chiarire numerose altre situazioni simili.

Una battaglia che tutta la città giuliana sta combattendo, da destra a sinistra, proprio per evitare che il bravo manager possa essere “scippato” da qualche altra Autorità portuale, italiana o estera.

D’Agostino, che con questo episodio spiacevole ha trovato al suo fianco una intera città, i partner esteri, Assoporti, tutta la politica, ne esce invitto. Si dice che il manager faccia gola a diversi porti italiani. A Genova, il più importante porto italiano, ma soprattutto che piaccia tantissimo al governatore del Veneto.

C’è una battuta che gira tra i triestini, «dobbiamo sbrigarci altrimenti il presidente Zaia ce lo prende». Trieste sabato scenderà in piazza dell’Unità per dire che c’è solo un presidente del porto di Trieste e che quel presidente è d’Agostino. Basterà? —





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