Gender Gap, il muro tra le ragazze e i corsi di laurea Stem
Fra le donne solo il 16,6% compie studi nelle materie scientifiche, rispetto al 34,5% degli uomini. Con conseguenze durature sulle prospettive di carriera

Un muro culturale difficile da scalfire. Le donne in Italia continuano a essere in minoranza rispetto agli uomini tra coloro che frequentano corsi di laurea Stem (acronimo che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics). Secondo le rilevazioni dell’Istat, alla fine del 2022, meno di un quarto dei giovani adulti (25-34enni) laureati, per l’esattezza il 23,8%, poteva vantare un titolo in quest’ambito, ma se tra gli uomini l’incidenza superava un terzo (34,5% del totale), tra le donne si scendeva al 16,6%. Con tutto ciò che ne deriva in termini occupazionali e retributivi, dato che stiamo parlando di percorsi di studi tra quelli con i maggiori riconoscimenti dal mercato.
Per fare un confronto, mentre il tasso di occupazione tra i 25-64enni laureati nell’area umanistica e dei servizi è pari al 77,7%, sale all’83,7% per i laureati nell’area socio-economica e giuridica e si attesta all’86,0% per le Stem. Proprio per incentivare la conoscenza delle opportunità occupazionali negli ambiti più esposti all’innovazione, negli ultimi anni sono state lanciate diverse iniziative. Come Girls Code It Better, progetto gratuito di creatività digitale e imprenditorialità nato nell’anno scolastico 2014-2015, realizza progetti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
L’iniziativa, promossa da Officina Futuro Fondazione W-Group (che crea iniziative centrate sulle pari opportunità di accesso al mondo del lavoro), promuove creatività digitale e imprenditorialità. «A Nord Est sono circa cento le scuole secondarie di primo e secondo grado che hanno aderito in questi anni ai nostri club», racconta l’ideatrice Costanza Turrini. «La realizzazione di una rete territoriale costituita da enti e aziende che crede nella parità di genere nelle materie Stem è stata fondamentale per continuare a trasmettere alle ragazze la passione per le tecnologie. In questo territorio, la tematica è più avvertita che altrove, così si è formato un network ampio di partner che scelgono di sostenere economicamente le scuole adottando ogni anno uno o più club. In Confindustria Veneto Est, Galdi, Kohler Engines, Maggioli, Naviger, Pasubio abbiamo trovato aziende e associazioni lungimiranti, consapevoli del fatto che l’innovazione ha bisogno di diversità e del contributo femminile per progredire bene», aggiunge.
Turrini ricorda che l’obiettivo resta sempre lo stesso dalle origini: sradicare la convinzione delle studentesse di non essere portate per le materie scientifiche, tecnologiche e matematiche e dunque di non essere tagliate per una carriera in quest’ambito, offrendo loro l’opportunità di creare soluzioni smart con l’uso delle tecnologie e partecipare attivamente all’innovazione digitale. I dati raccolti quest’anno su un campione nazionale delle partecipanti ai club evidenziano che l’80% delle ragazze iscritte al progetto frequentano le scuole medie. Di queste, il 46% frequenta la prima, il 32% la seconda e il 22% la terza. «Sembra dunque che le ragazze più motivate siano quelle appena uscite dalla scuola primaria, cioè coloro che hanno avuto meno tempo per subire l’influenza dello stereotipo che le vede poco inclini alle materie Stem», sottolinea Turrina. La quota di partecipazione diminuisce con la crescita. A questo si aggiunge poi che il 25% pensa di continuare gli studi in un liceo scientifico, il 5% in un istituto tecnico a indirizzo informatico.
Anche le istituzioni sono impegnate su questo fronte. La Regione Veneto in particolare con i bandi P.A.R.I. che finanziano progetti innovativi per la parità e l’equilibrio di genere, in particolare le iniziative di contrasto agli stereotipi, allo scopo di migliorare l’occupazione femminile in Veneto, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Tra le iniziative incentivate vi sono in particolare quelle che sensibilizzano in materia di opportunità lavorative in ambito Stem.
Intanto a Rovigo è in partenza un progetto rivolto a donne disoccupate o inattive e occupate, studentesse, insegnanti, finalizzato a costruire un network di professioniste Stem e rispondere alla crescente domanda di competenze tecnico-scientifiche delle imprese polesane, stimata in un +48% rispetto al 2020. L'orientamento professionale e le attività formative si concentreranno su percorsi per donne disoccupate e inattive, formazione per donne occupate (realtà aumentata, stampa 3D, tecnologie 4.0), e attività per studenti, come podcast e fotografia digitale. Tra le altre cose è prevista l’organizzazione di un corso di formazione gratuito per Digital gender equality manager rivolto a 6 donne occupate (anche libere professioniste, lavoratrici autonome) residenti o domiciliate in Veneto, che necessitano di riqualificare le loro competenze in materie scientifiche e tecnologiche.
Punta infine sulla sensibilizzazione l’Università di Udine, con il progetto Stem for All che vede rappresentanti dell’ateneo incontrare periodicamente studenti delle scuole superiori del Friuli Venezia Giulia con l’obiettivo di diffondere una cultura orientata alle discipline scientifico-tecnologiche e a contrastare pregiudizi e stereotipi di genere in questi ambiti. Oltre a momenti di confronto, l’iniziativa prevede esperienze in laboratorio e un un concorso video per promuovere le pari opportunità nelle materie scientifiche.
Riproduzione riservata © il Nord Est